Terrorismo:potenziato dispositivo sicurezza, rivista mappa rischi

viminale-romaRoma – Ridurre al massimo il coefficiente di rischio, nella consapevolezza che il rischio zero non esiste. E’ questa la chiave del piano straordinario per la sicurezza messo a punto dal Viminale subito dopo gli attentati di Parigi, quando l’allerta nel nostro Paese e’ stata innalzata a livello 2: appena un gradino sotto il massimo, quello che corrisponde ad un attacco in corso, quanto basta per prevedere l’assetto operativo dei reparti speciali delle forze dell’ordine e la possibilita’ di impiego dei reparti speciali delle forze armate. Due gli input arrivati dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica riunito sabato mattina al ministero dell’Interno: piu’ vigilanza alle frontiere e piu’ controlli sul territorio nazionale.

Nessuna sospensione di Schengen ma di fatto, subito dopo i fatti del 13 novembre, grande attenzione e’ dedicata al confine con la Francia e a tutti i valichi di frontiera, con strade, aeroporti, porti e ferrovie osservati speciali: giusto ieri la polizia transalpina ha diramato una foto segnaletica di Salah Abdeslam, 26 anni, con ogni probabilita’ “implicato negli attentati”. Su di lui, sospettato di aver noleggiato la Polo grigia usata dai terroristi del gruppo di fuoco del Bataclan, pende un mandato di cattura internazionale e anche se alcuni indizi lo vorrebbero diretto in Belgio – la notizia della sua cattura a Molenbeek e’ stata smentita – anche la nostra polizia e’ allertata. Sul fronte interno, a tutti i prefetti e’ stato raccomandato di riunire i Comitati provinciali per la sicurezza in modo da ridisegnare in tempi rapidissimi la mappa nazionale del rischio. C’e’ la lista degli obiettivi sensibili da rimodulare, considerato che la dinamica di quanto accaduto in Francia conferma che nel mirino dei terroristi non sono piu’ solo istituzioni, ambasciate, consolate e luoghi di culto ma anche, se non soprattutto, i cosiddetti “soft target”: ristoranti, caffe’, teatri, stadi, nel trasparente tentativo di minare le liberta’ individuali e costringere i cittadini a rinunciare alle abitudini di vita quotidiana.

A Roma il piano per la sicurezza del Giubileo avrebbe dovuto essere varato il 20 novembre, ma sabato si e’ deciso di impiegare da subito in citta’ i primi 700 militari e di rafforzare la vigilanza sugli obiettivi vaticani, ebraici e sui “centri di aggregazione turistica”: nelle 12 aree del centro storico piu’ frequentate sono stati istituiti punti di sorveglianza fissa mentre gia’ dall’ultimo weekend sono stati rafforzati i controlli nei quartieri della movida. Che un evento religioso di tale rivelanza aumenti, di per se’, l’esposizione al rischio e’ convinzione comune ma l’obiettivo e’ quello di garantire il massimo livello di sicurezza senza “militarizzare” le citta’: sono in programma 2500 nuove assunzioni tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, altri 1100 saranno assegnati agli uffici della capitale, e nuovi funzionari di polizia arriveranno anche ad Ancona, Foggia, Padova e Perugia, dove ci sono importanti luoghi di culto. Al lavoro ci otto Gruppi di lavoro per altrettante grandi tematiche: Strutture operative – Safety; Sanita’; Trasporti e mobilita’; Telecomunicazioni; Servizi essenziali e servizi tecnici di urgenza; Volontariato di protezione civile; Comunicazione; Raccordo con Stato Citta’ del Vaticano. Ma l’impegno sul quale investigatori e intelligence fanno piu’ affidamento e’ quello della prevenzione che, come ha fatto notare piu volte il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, “sin qui ha funzionato: a differenza di altri Paesi, noi non abbiamo ancora dovuto piangere vittime di attentati”. La conferma arriva dai numeri: dal’inizo dell’anno a oggi, sono state controllate oltre 56mila persone, 147 sono state arrestate per ragioni legate in un modo o nell’altro al terrorismo, le perquisizioni sono state 540. Senza contare le 55 espulsioni di “estremisti sospettati di radicalizzazione o collusione con frange violente o di voler pianificare attivita’ violente anche in Italia”.