Agroalimentare: Gdf, 33 richieste giudizio su frode prodotti bio

gdf-vertical-bioPesaro – Con la richiesta di rinvio a giudizio di 33 persone si sono concluse le indagini sulla frode nel settore dei prodotti agroalimentari biologici, condotte dalla guardia di finanza di Pesaro e dall’ispettorato repressione frodi del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e effettuate nell’ambito dell’operazione denominata ‘vertical Bio’.
I 33 indagati dovranno rispondere dei reati di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, con l’aggravante che si tratta di prodotti derivanti da agricoltura biologica, la cui specialita’ e’ protetta da norm molto stringenti. Dei 33 indagati, ben 31 sono stati identificati in Italia: 3 in provincia di Pesaro-Urbino, 5 a Sassari, 5 a Verona, 4 a Forli’, 3 a Modena, 2 a Campobasso, una a Ferrara, una a Teramo, una ad Ancona, una a Reggio Emilia, una a Trieste, una a Piacenza, una a Catania, una Bologna e una a Ravenna; le altre due persone sono un moldavo e un rumeno. L’inchiesta ‘Vertical bio’ e’ durata due anni e, secondo le fiamme gialle, ha permesso di individuare due associazioni per delinquere, composte da imprenditori italiani, operanti nel settore dell’importazione e vendita di prodotti biologici e stanziati a Pesaro, Campobasso, Piacenza e Verona, e dai responsabili a vario livello di due organismi di certificazione, con sede a Fano e Sassari, ai quali era demandato il controllo dei prodotti gdf-vertical-bio1falsamente attestati come biologici. La frode consisteva nella creazione di una filiera unica di produzione, importazione e vendita dei prodotti agroalimentari gestita dall’associazione, alla quale veniva affiancata una rete di controlli e certificazioni – che si sono rivelate false – rilasciate dagli organismi.
I finanzieri hanno scoperto che la produzione di granaglie avveniva all’estero, in Moldavia, Ucraina, Kazakistan; successivamente, venivano qualificate come biologiche dagli organismi di certificazione operanti negli stessi paesi, ma controllati dai soggetti italiani strettamente collegati agli imprenditori coinvolti nella frode. Quindi, le granaglie venivano importate in Italia, in alcuni casi anche attraverso l’intervento di una societa’ maltese, incaricata di sdoganare la merce e introdurla all’interno dell’Unione europea, eludendo in tal modo i rigidi controlli previsti in Italia: in questo modo, la merce era rivenduta sul territorio italiano e che in Europa senza che fosse gdf-vertical-bio2ulteriormente controllata. Secondo quanto hanno appurato le fiamme gialle, le aziende coinvolte hanno importato, dal 2007 al 2013, circa 350 mila tonnellate tra mais, soia, grano, colza, semi di girasole, con un fatturato stimato di circa 126 milioni. Il provento illecito derivante dall’attivita’ fraudolenta ammonterebbe a circa 32 milioni. Le indagini sono state dirette dalla procura della repubblica di Pesaro e condotte dai militari del comando provinciale della guardia di finanza di Pesaro e dagli ispettori dall’ispettorato repressione frodi del mMinistero delle politiche agricole alimentari e forestali. In due anni di attivita’, sono state eseguite, tra l’altro, 15 ordinanze di misure cautelari personali degli arresti domiciliari e al sequestro preventivo di beni di diversa natura per oltre 24 milioni. Infine, sono state sequestrate circa 2.500 tonnellate di granaglie falsamente certificate come biologiche.