-di Rossella Montesanti
Catanzaro – E’ stato inaugurato questa mattina, a Catanzaro, l’anno giudiziario della Corte dei Conti dal presidente Mario Candemi e dal nuovo procuratore generale Rossella Scerbo. Un’apertura ricca di annunci e di denunce in un palazzo ormai in perenne carenza di organico con solo quattro magistrati rimasti all’attivo.
Ma sono le società partecipate ancora una volta ad essere nel mirino della Corte dei Conti, anche se proprio quest’ultime rischiano di uscire fuori dalle competenze della magistratura contabile.
Spreco di denaro pubblico, alimentazione delle clientele, gestione illecita dei patrimoni, inutili assunzioni di personale in vista di impegni elettorali e maxi compensi agli amministratori. Sono queste le accuse che la Corte muove nei confronti delle più importanti società in house della Regione. Prima fra tutte Fincalabra a cui la Corte contesta un danno erariale di 1 milione 600 mila euro. E ancora numerose altre indagini sono state aperte e sono in corso di accertamenti da parte della Guardia di Finanza. Nel mirino della Corte dei Conti anche le Asp – spreco di risorse e condotte omissive – alla base di un sistema sanitario calabrese sempre più “malato”. Premi qualità a medici senza competenze, mancata riscossione dei tickets, esternalizzazioni, assenteismo gli illeciti riscontrati nella gestione delle aziende sanitarie. E’ di oltre 15 milioni di euro, invece, l’importo richiesto con atto di citazione in materia di Fondi Comunitari. “Un danno gravissimo per la Calabria – ha commentato il Procuratore Scerbo – non solo per l’entità del danno erariale ma anche per le implicazioni economiche e sociali che ciò può avere in una regione come la nostra”. Ad essere colpiti, i fondi strutturali a sostegno della piccola impresa e del lavoro autonomo e quelli destinati ai programmi per la ricerca scientifica. Ma non solo, particolare cenno, il Procuratore lo fa riguardo – “ai gravissimi illeciti che negli ultimi anni hanno riguardato l’utilizzazione dei contributi erogati, attraverso i fondi F.S.E, per l’incremento in Calabria dell’occupazione e della formazione di lavoratori svantaggiati o disoccupati di lungo periodo”. “Uno sperpero di risorse – ha commentato il neo Procuratore regionale – attuato secondo schermi ricorrenti che rispondono a condotte gravemente illecite e dannose per la collettività”. Un campo questo che come annunciato nel corso dell’inaugurazione di questa mattina sarà ancor di più attenzionato anche con il cambiamento delle modalità di erogazione dei benefici pubblici.
Il lavoro della Corte, nell’ultimo anno regala numeri, in generale, impressionanti: solo in un anno le vertenze pendenti nei confronti nelle pubbliche amministrazioni sono aumentate di più del doppio rispetto all’anno precedente, da 967 a 2375, con un totale di oltre 4.000 giudizi svolti. 179 le sentenze depositate e 104 le condanne per un importo totale di oltre 70 milioni di euro.
Il Procuratore Scerbo ha anche dato merito alla Guardia di Finanza per la caparbia attività investigativa svolta, oltre 19 milioni di euro sono stati “raccolti” dalle attività a loro delegate, lamentando al contempo la mancata collaborazione e l’omessa denuncia da parte degli altri enti e amministrazioni operanti sia a livello nazionale che regionale. “Tutto ciò non rappresenta soltanto la messa in atto di condotte errate ma scaturisce un fenomeno ben più ampio che va a disconoscere completamente le direttive contenute nella circolare emanata ad hoc dal Procuratore generale e che collega l’insorgenza di responsabilità erariale a causa della mancata richiesta d’intervento della magistratura contabile”.
L’inaugurazione dell’anno giudiziario è stato anche momento di confronto sulla Riforma Madia. Il decreto, ancora in fase di approvazione, prevedrebbe di sottrarre alla Corte dei Conti il potere di azione di responsabilità nei confronti dei soggetti a capo di amministrazioni o di società partecipate, che andrebbe affidato al giudice ordinario. Il rischio – ha affermato il Procuratore – “è quello di non avere più a disposizione un giudice “terzo” che possa tutelare la gestione delle amministrazioni e l’impiego delle risorse pubbliche. Un danno immane che vedrebbe, nella pratica, le amministrazioni dover giudicare e condannare se stesse, un’assurdità della quale è nostro dovere informare la collettività”.