Addio laico a Umberto Eco, cultura gli rende tributo

funerali-umberto-ecoMilano – Umberto Eco se ne e’ andato sulle note della Follia di Marin Marais, suonata dall’orchestra Verdi di Milano. Questa musica barocca ha dato l’avvio alla cerimonia laica, nel Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco, per salutare il grande ‘maestro’, scrittore e semiologo, morto a 84 anni nella notte tra venerdi’ e sabato. A ricordarlo c’era una folla commossa di amici, parenti, intellettuali, rappresentanti delle istituzioni come il sindaco Pisapia, che lo ha ringraziato “per aver scelto di vivere a Milano”, i ministri Franceschini e Giannini, e semplici ammiratori. La cerimonia, come aveva chiesto la moglie Renate, e’ stata sobria e gli interventi abbastanza veloci. Ognuno ha sottolineato un aspetto diverso della personalita’ del grande ‘professore’, accademico convinto. Davanti al feretro, ricoperto di fiori bianchi e gialli, a tre grandi corone inviate dal presidente della Repubblica Mattarella, dal premier Renzi e dal presidente della Camera Boldrini, e alla toga dell’Alma Mater, l’Universita’ di Bologna, hanno preso forma i ricordi degli amici piu’ cari e collaboratori piu’ stretti, come il suo curatore editoriale di una vita, Mario Andreose. Ai collaboratori delle ultime avventure, come Elisabetta Sgarbi, l’editrice de ‘La nave di Teseo’, la casa editrice fondata da Umberto Eco. Dagli amici del liceo e dell’Universita’ come Furio Colombo. A quelli della gioventu’, come Moni Ovadia che ha ripercorso gli anni in cui passavano le nottate a raccontarsi barzellette. Per poi concludere con una sorta “di benedizione da non credente: “che Dio ti benedica e ti protegga. Perche’ si sa che il buon Dio sopporta i credenti ma predilige gli atei”. Attraverso la voce degli amici e’ emersa l’immagine privata di un Umberto ironico e ‘accogliente’, un profilo meno noto rispetto a quello dell’uomo geniale, coltissimo “come una biblioteca”, come ha suggerito il ministro Franceschini. (AGI) (AGI) – Milano, 23 feb. – Sapeva essere “leggero ma aveva anche una certa gravita’” ha detto Roberto Benigni arrivando alla cerimonia, insieme a Nicoletta Braschi. “Non aveva nulla di speciale Umberto se non che quando arrivava lui diventava tutto speciale, c’era un luccichio – ha aggiunto il regista – . Arrivava un vento che faceva bene al mondo, era una cosa bella”. “Peccato che non ci sia piu’ – ha detto – perche’ di persone come lui ce n’e’ piu’ bisogno sulla terra che in cielo. Li’ ce n’e’ tante di belle persone qua ne rimangono poche, quindi quando si perde una persona cosi’ e’ un grande dolore”. Ma il momento piu’ commovente e’ stato quando ha preso la parola il giovane nipote, Emanuele, che con i suoi 15 anni ha fatto scendere piu’ di una lacrima. “Tante volte mi e’ stato chiesto cosa si prova ad avere un nonno cosi’ e io non sapevo bene cosa rispondere – ricorda -. Negli anni ho apprezzato la tua generosita’, la tua saggezza, poi le tue conoscenze. Grazie per le storie che mi hai raccontato, per le parole crociate, i libri e i viaggi, la musica che mi hai fatto ascoltare. Grazie per tutto quello che mi hai trasmesso. Averti come nonno mi ha riempito di orgoglio”. Un sentimento condiviso dai milanesi. Presto ci sara’ una piazza o una strada che portera’ il suo nome, assicurano dal Comune di Milano. E si dialoghera’ con la famiglia per iniziare l’iter per un posto al Famedio del cimitero Monumentale, dove sono ricordati tutti coloro che hanno fatto grande la storia di Milano.