Cosenza – “Se la politica si divide sul mondo dell’Universita’, da’ l’ennesima prova della sua incapacita’ di comprendere che proprio dal mondo della cultura deriva il futuo. Si tratta di una questione in ordine alla quale interessi di parte non possono certamente fare alcuna differenziazione”. Ad affermarlo e’ il presidente della Commissione Giustizia del Senato, nel corso del suo intervento all’Universita’ della Calabria per un’iniziativa promossa dalla Crui. “La questione delle Universita’ meridionali non e’ altro che un ulteriore forma di rappresentazione di una questione mai risolta, se mai aggravatasi in questi ultimi anni, quella della questione meridionale. L’emarginazione delle Universita’ meridionali ne rappresenta evidentemente una delle tante sfaccettature. La questione meridionale – prosegue D’Ascola – e’ una storica emarginazione, da cui non siamo riusciti ad uscire anzi negli ultimi anni si e’ aggravata al punto tale che non se ne parla piu’. Sembrerebbe che la questione meridionale sia qualcosa di riferibile agli anni ’70 quando il divario nord – sud era fortemente attenuato rispetto all’oggi e svuotata di contenuti. Non se ne sente piu’ parlare, come se fosse un qualcosa di risolto”.
“La questione meridionale – ha ancora detto D’Ascola – e’ una questione gravissima che una rappresentanza politica meridionale dovrebbe affrontare da zero perche’ i parametri del passato sono del tutto inattuali, manca un’analisi che sia relativizzata alla nostra condizione attuale. La situazione di emarginazione delle nostre Universita’ fa in paio con le condizioni di emarginazione della nostra societa’, e’ perfettamente simmetrica. La societa’ non e’ piu’ una societa’ colta, soffriamo un’emarginazione che nasce anche da un modello sociale che pone a margine l’Universita’, la ricerca, l’istruzione. Non riusciamo a difendere i collegamenti ferroviari, aerei; non riusciamo a portare l’alta velocita’, l’alta capacita’, a fare di Gioia Tauro un porto che sia effettivamente una realta’ commerciale. Un panorama complessivo drammatico che coinvolge non soltanto il mondo dell’Universita’, ma anche l’intera societa’ meridionale che dovrebbe interrogarsi sugli scopi, gli obiettivi che intende perseguire. La dimensione del problema che genera la grave condizione della cultura prima e dell’Universita’ dopo in Italia e’ gia’ di per se’ dimostrativo della drammaticita’ della soluzione. Serve un’inversione di rotta nel contesto della nostra societa’. Se la societa’ non progredisce dal punto di vista culturale e quindi pretende interlocutori politici che siano in grado di rappresentare valori, non di una societa’ commerciale, ma di intervenire su fenomeni legislativi complessi, non esistera’ alcun presupposto fondamentale per un cambiamento della societa’. La societa’ civile dovrebbe smettere di essere separata per corpi conflittuali, ma capire che e’ venuto il momento di ‘organizzare’ la cultura. Il mondo dell’Universita’ – ha concluso il presidente – deve svolgere un ruolo non solo nella interlocuzione con la politica, ma anche nel ruolo sociale che il mondo degli intellettuali e’ in grado di giocare quale funzione di spinta e di maturazione dei problemi all’interno della societa’”.