‘Ndrangheta: Rende,il feudo dei Principe da “modello” a “sistema”

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Rende (Cosenza) – Circa 35.000 abitanti; un territorio che si estende dalla parte ovest del fiume Crati fino alla Serre cosentine; una conurbazione con Cosenza che ne fa parte integrante di una delle maggiori aree urbane della regione, ma soprattutto la presenza dell’Universita’ della Calabria, con il campus e i 40.00 studenti. Non e’ una citta’ qualsiasi Rende, finita oggi in un ciclone giudiziario con l’arresto di esponenti poitici di primo piano per presunti scambi di favori con la ‘ndrangheta e con il clan Lanzino-Rua’ in particolare. Al nome dei Principe – della cui dinastia Sandro, due volte sottosegretario, oltre che in passato deputato, consigliere ed assessore regionale – ha raccolto lo scettro dal padre Francesco, Rende e’ legata indissolubilmente. Sotto la guida di “Cecchino” Principe, negli anni Sessanta, quelli del “boom” economico, da paesino a prevalente vocazione rurale, la cittadina si trasformo’ in una nuova realta’ grazie ad una programmazione urbanistica oculata che favori’ il sorgere di nuovi insediamenti urbani. Uno sviluppo quidato grazie all’adozione di un piano regolatore, avvenuta nel 1962, che impedi’ un uso indiscriminato del territorio e nel contempo permise la realizzazione di numerose aree verdi. Oggi la citta’ si presenta con un assetto modernoo: ampi viali alberati, giardini, costruzioni ariose e razionali, attivita’ commerciali. Per questo, fino a poco tempo fa, si parla di “modello Rende”. La nascita dell’Universita’ della Calabria, negli anni Settanta fu un ulteriore punto di forza e di sviluppo per il territorio cittadino. I Principe, dagli anni sessanta in avanti, hanno regnato a Rende praticamente ininterrottamente fino al 2014, quando il testimone passo’ a Marcello Manna, sindaco vittorioso del centro-destra, dopo che si dimise anticipatamente, in circostanze mai chiarite, l’ultimo primo cittadino di sinistra, Vittorio Cavalcanti.
Cecchino Principe, parlamentare e sottosegretario, era rivale di Giacomo Mancini, segretario nazionale del Psi e piu’ volte ministro, benche’ militasse nello stesso partito. Nel gioco delle correnti e dei campanili, Rende e Cosenza, cioe’ Princpe e Mancini, gareggiavano. Negli anni Ottanta e Novanta, le amministrazioni comunali, sotto la regia di Sandro Principe, passato ai ds e poi al pd dopo la dissoluzione del Psi, cambiarono il volto della zona a valle con la realizzazione di piazze, parchi, musei e chiese, trasformandola di fatto in una citta’ moderna. Diverse le opere pubbliche realizzate, compreso il recupero dei importanti corsi d’acqua con la creazione di parchi fluviali al centro della citta’, il restauro di quasi tutte le chiese di rilevanza storica, la riqualificazione di interi quartieri come Roges “vecchia” e Quattromiglia. Fisicamente, Rende e Ccosenza sono un tutt’uno, al punto che proprio in questi giorni si discute dell’area urbana e della possibile fusione in un comune unico come traguardo obbligato. Ma, secondo la Dda di Catanzaro, che ha ordinato l’arresto di 10 persone (cinque politici piu’ i vertici del clan Lanzino-Rua’) piu’ che un modello, oggi la cittadina del Cosentino e’ un “sistema”, basato sullo scambio di favori elettorali in cambio di assunzioni, concessioni a costo zero, licenze commerciali, che si sarebbe protratto per diversi anni e per diverse campagne elettorali. Il procuratore facente funzioni di catanzaro, Giovanni Bombardieri, parla di “sistematica elargizione di favori” da parte degli amministratori di Rende alla cosca come premio per il sostegno ricevuto. L’operazione che ha portato agli arresti di oggi e’ stata denominata significativamente “The System”.

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