Bangladesh: strage italiani, “trucidavano chi non sapeva Corano”

strage-daccaDacca – Strage di italiani a Dacca: nove connazionali sono stati trucidati in un ristorante nel quartiere diplomatico della capitale, ad appena 100 metri dall’ambasciata italiana. Sono stati massacrati (i corpi avevano “ferite da armi affilate”) prima che il blitz delle forze di sicurezza mettesse fine all’orrore cominciato quasi dodici ore prima: intorno alle 21:00 di venerdi’ quando un commando armato di fondamentalisti islamici ha fatto irruzione nell’Holey Artisan Bakery, al grido di ‘Allah Akbar’, Allah e’ grande. Le forze di sicurezza hanno assaltato il locale all’alba e sono riusciti a trarre in salvo 13 ostaggi; ma gli italiani erano stati evidentemente gia’ trucidati. “Uccidevano chi non sapeva recitare il corano”, ha raccontato un testimone. I terroristi hanno ucciso 20 persone. Sei dei sette uomini del commando sono stati uccisi; un settimo e’ stato arrestato. Sono morti anche due poliziotti. Ed e stato un bagno di sangue. I feriti sono almeno 26.
L’attacco e’ stato rivendicato dall’Isis gia’ nella notte di venerdi’, e adesso il Bangladesh si interroga se sia la nuova frontiera del ‘califfato’, che in Siria e Iraq perde terreno. Le vittime erano imprenditori del settore tessile, tra i 30 e i 50 anni, trapiantati in Bangladesh o che vi lavoravano: Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. Al momento dell’attacco nel ristorante c’erano undici italiani seduti a due tavoli. Uno degli italiani, Gianni Boschetti, e’ scampato al massacro perche’, uscito in giardino per fare telefonate, ha capito quanto stava accadendo, si e’ nascosto dietro un cespuglio e da li’ ha dato l’allarme all’ambasciata (la moglie, la signora D’Antona, e’ una delle vittime). Un altro italiano manca all’appello (la Farnesina lo sta cercando e si spera che si sia semplicemente reso irreperibile). Oltre agli italiani, sette vittime erano giapponesi. Uccisi anche un americano e una giovane indiana, una studentessa appena 19enne. Alcuni ostaggi sono stati risparmiati perche’ conoscevano versi del Corano (due erano srilankesi) ma altri sono stati torturati.
L’attacco e’ avvenuto in un quartiere molto elegante della capitale, considerato sicuro perche’ vicino alle ambasciate, frequentato da diplomatici e stranieri. I sopravvissuti hanno raccontato che i terroristi erano armati fino ai denti. Quando le forze di sicurezza, all’inizio dell’assedio hanno tentato di fare una prima irruzione nel locale, sono stati respinte da una scarica di proiettili e granate: decine i poliziotti che sono rimasti feriti in questa prima fase. Poi, mentre il locale era sotto l’assedio delle ‘teste di cuoio’, per ore si e’ tentato di aprire un canale di dialogo. Ma nulla di fatto. Il raid e’ cominciato alle 07:40 ora locale, circa dodici ore dopo l’ingresso del commando nel ristorante.
Paese incuneato nel territorio indiano, con una storia travagliata, l’Islam che e’ religione di Stato e un’economia da ‘tigre’ continentale, con tassi di crescita superiori al 6%, il Bangladesh mira a diventare il polo manifatturiero dell’Asia ed e’ uno dei Paesi piu’ interessanti per l’export italiano, con il costo del lavoro piu’ basso in Asia dopo quello del Myanmar. Tradizionalmente tollerante, negli ultimi anni il Paese ha vissuto uno stillicidio di episodi di intolleranza religiosa e omicidi attribuiti al fondamentalismo islamico: sono stati uccisi blogger, monaci indu’, attivisti e intellettuali laici e anche un cooperante italiano, Cesare Tavella, trucidato non molto distante dal luogo del nuovo massacro. “L’Islam e’ una religione di pace, basta uccidere in nome della religione”, ha detto la 68enne premier bengalese, Sheikh Hasina, che si e’ rivolta alla nazione in un messaggio trasmesso dalla televisione pubblica. Papa Francesco ha definito l’attentato “una barbarie contro Dio e contro l’uomo”. “La barbarie del terrorismo e’ davvero senza confini, e il terrorismo rappresenta oggi il principale pericolo per il mondo: occorre un impegno comune per sconfiggerlo”, ha esortato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha deciso di interrompere il suo viaggio in America Latina e di tornare in Italia per partecipare al lutto della nazione e rendere omaggio alle vittime.
“L’Italia non arretra davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana. Gli italiani sono colpiti ma non piegati”, ha aggiunto il premier, Matteo Renzi. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha fatto notare che occorre “isolare il terrorismo fondamentalista dentro la realta’ del mondo islamico: dobbiamo chiederlo alle comunita’ islamiche nei nostri Paesi e ai governi dei diversi Paesi islamici, che si impegnino con noi al massimo livello possibile”. “Non basta solo un’azione militare”, ha spiegato ancora Gentiloni, “questa deve essere accompagnata da tante cose ma soprattutto dall’isolamento del terrorismo dentro il loro mondo. Abbiamo bisogno che il mondo islamico si mobiliti con chiarezza accanto a noi”. Stasera gli Azzurri stasera scenderanno in campo con il lutto al braccio.
Bangladesh: in quartiere strage fu ucciso Cesare Tavella
Crivellato da tre colpi d’arma da fuoco sparati da distanza ravvicinata mentre faceva jogging nel quartiere di Gulshan, la zona residenziale dove vive la comunita’ diplomatica di Dacca, poco lontano dal luogo della strage in cui hanno perso la vita gli ostaggi italiani. E’ morto cosi’ il 28 settembre 2015 Cesare Tavella, il cooperante di 51 anni di Ravenna che lavorava per la ong olandese Icco Cooperation. Allora l’Isis rivendico’ l’attentato su Twitter, anche se il governo del Bangladesh continuo’ per giorni a parlare di “un episodio isolato” non collegato direttamente ai miliziani dello Stato Islamico. Il Site Institute, societa’ Usa che monitora le attivita’ dei Jihadisti on line, riporto’ il testo della rivendicazione: “In un’operazione speciale dei soldati del Califfato in Bangladesh, una pattuglia ha preso di mira lo spregevole crociato Cesare Tavella dopo averlo seguito in una strada di Dacca. Ai membri della coalizione crociata diciamo: non sarete sicuri nelle terre dei musulmani. E’ solo la prima goccia di pioggia”.

 

Bangladesh: Islam nell’Asia, Eldorado per export Italia
Dacca – Un paese incuneato nel territorio indiano, con una storia travagliata, un Islam che e’ religione di Stato e un’economia da tigre continentale, con tassi di crescita superiori al 6%. Il Bangladesh, che mira a diventare il polo manifatturiero dell’Asia. E’ uno dei paesi piu’ interessanti per l’export italiano. Meta privilegiata di turismo di piacere e affari di casa nostra. Nell’ultimo decennio il Bangladesh ha intrapreso un percorso di crescita economica, non privo di ostacoli, trainato dalle esportazioni e dagli investimenti produttivi esteri, grazie soprattutto a un fondamentale punto di forza: una manodopera qualificata e conveniente, con il costo del lavoro piu’ basso in Asia dopo quello del Myanmar.
Motore ed emblema del Paese e’ l’industria tessile. Secondo recenti dati della Sace il comparto in Bangladesh da’ lavoro a circa 4 milioni di persone e vale circa il 13% del Pil e l’80% dell’export; negli ultimi tre anni ha triplicato le vendite estere, che nel solo 2013 hanno realizzato una crescita del 13%, raggiungendo i 21,5 miliardi di dollari. Il quadro, certo, e’ punteggiato di luci e di ombre. Dopo il crollo del Rana Plaza nel 2013, il palazzo di nove piani sede di alcuni laboratori tessili in cui morirono oltre 1200 persone, resta ancora molto da fare sul fronte del lavoro, soprattutto minorile. Quel tragico evento ha dato nuovo vigore alle pressioni – a livello sia internazionale sia nazionale – per il miglioramento delle condizioni di lavoro nell’industria bengalese.

Problemi di sicurezza del lavoro, ma piu’ di tutti in questo momento storico, problemi legati alla jihad. Nel Paese, diventato terreno di caccia di terroristi islamici, la pressione dello Stato Islamico e’ forte. L’Isis ha annunciato l’espansione nel ‘Bengala’, come viene chiamata dai musulmani la nazione, rivendicando attentati e attacchi a occidentali. Nel settembre del 2015 proprio un italiano, il cooperante Cesare Tavella, e’ stato una delle prime vittime di un commando jihad. Resta il fatto che nel Paese la religione principale in Bangladesh, al quasi 90%, e’ l’Islam anche religione di Stato, con circa il 96% dei musulmani sunniti.
Un contesto complicato in cui l’Italia e’ ben presente con le sua industria: le esportazioni italiane verso il Bangladesh hanno raggiunto il valore di 320 milioni di euro nel 2014, il 60% dei quali rappresentati dalla meccanica strumentale. Nel Paese attraggono soprattutto alcune export processing zone, zone industriali nelle quali e’ possibile produrre godendo di agevolazioni di tipo fiscale, finanziario e normativo. Secondo le stime dell’ufficio studi di SACE, attraverso un miglior presidio di questo mercato le nostre imprese potrebbero guadagnare circa 126 milioni di euro di esportazioni aggiuntive entro il 2018. Le opportunita’ che il Bangladesh puo’ offrire alle imprese estere e italiane inoltre sono molto diversificate. Le infrastrutture bengalesi necessitano di ingenti investimenti: le vie di comunicazione stradale e ferroviaria sono arretrate e l’approvvigionamento energetico (sia elettrico sia idrico) e’ cosi’ critico da compromettere, in certi casi, il normale svolgimento delle attivita’ produttive e industriali.