Terrorismo: Orlando,probabile ruolo Isis per invio migranti in Ue

ministro-orlando-lameziaRoma – “Ci sono elementi che fanno ipotizzare un ruolo dell’Isis sulla gestione del flusso di migranti verso l’Europa. E’ una pista investigativa che ha preso corpo nelle ultime settimane; non abbiamo trovato la ‘pistola fumante’, ma ci sono indizi su cui ha richiamato l’attenzione anche il procuratore nazionale antiterrorismo Roberti”. Lo afferma in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’, il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Quanto alla possibilita’ che ci sia una ‘centrale italiana’ che gestisce il traffico e lo smistamento “di questo – aggiunge – non ci sono evidenze. Si sospettano canali di finanziamento del terrorismo attraverso le organizzazioni che fanno partire i migranti da Egitto e Libia, decidendo quanti mandarne in Italia, quanti in Grecia o altrove”. Circa l’infiltrazione del radicalismo islamico nelle carceri, secondo il Guardasigilli “grazie al monitoraggio continuo abbiamo rilevato, dopo gli ultimi fatti di terrorismo, manifestazioni di esultanza e di simpatia nei confronti degli attentatori. Anche da parte di chi non era stato ancora segnalato come “radicalizzato”. In tutto, rispetto ai circa 10.000 detenuti di religione islamica, di cui 7.500 praticanti, parliamo di 350 persone che a vario titolo destano segnali di preoccupazione. All’interno di questo numero comunque esiguo, visto che siamo intorno al 5 per cento, ci sono quelli che hanno manifestato giubilo dopo gli attentati di Parigi o di Dacca, ma anche qualcuno che invece ha dato segni di dissociazione”. Noi, prosegue Orlando “interveniamo con gli spostamenti da un istituto all’altro e altre precauzioni, anche per evitare il rischio del proselitismo. Il nostro modello non e’ Guantanamo. La nostra risorsa e’ il coordinamento reale tra forze di intelligence e di polizia, che ci consente di seguire i sospettati anche una volta scarcerati finche’ ce ne sono i presupposti; in alcuni casi si tratta di “falsi allarmi”, ma in altri si arriva a decidere l’espulsione dei soggetti che continuano a destare preoccupazione”. Circa il rischio che i luoghi di preghiera siano quelli in cui possono innescarsi i processi di radicalizzazione, la scelta e’ stata di “garantire la liberta’ di culto, anche perche’ cosi’ si evita il pretesto dei diritti religiosi negati, e insieme monitorare il fenomeno del proselitismo radicale in ambito religioso. Se spingessimo gli islamici a chiudersi in luoghi di culto clandestini, dove puo’ avvenire qualunque cosa, sarebbero piu’ forti i segmenti radicali. Quindi nessun divieto, ma anche nessuna zona franca. Ne vale per la sicurezza nazionale”. In tal senso “abbiamo avuto – prosegue – atteggiamenti di disponibilita’, pero’ sono d’accordo con chi chiede prese di posizione piu’ chiare da parte delle comunita’ islamiche. E’ accaduto in Francia dopo l’ultimo atto di terrorismo, mi auguro che accada anche in Italia”.
In tema di relazioni internazionali, quanto al presidente della Turchia Erdogan che se l’e’ presa con i magistrati italiani che perderebbero tempo a inquisire suo figlio anziche’ combattere la mafia il ministro Orlando replica che “il premier Renzi ha gia’ stigmatizzato la totale irricevibilita’ di questo intervento. Io per parte mia ribadisco che la magistratura italiana e’ autonoma da tutti gli altri poteri nazionali, figuriamoci se puo’ prendere ordini o subire condizionamenti da un capo di Stato straniero. Ne’ ha bisogno che qualcuno le ricordi di contrastare la mafia, visto che lo fa da tempo e avendo pagato un tragico tributo di sangue”. Sul fronte interno, circa la riforma del processo penale, Orlando spiega: “abbiamo incardinato la discussione in Aula” al Senato “che riprendera’ il 13 settembre, ed e’ un importante passo avanti. Chi diceva che non saremmo riusciti a fare niente, dal falso in bilancio alla nuova legge anticorruzione, dovra’ ricredersi anche stavolta”. Quanto invece al tema prescrizione “per i reati contro la pubblica amministrazione abbiamo evitato il rischio di veder morire i processi prima della loro conclusione. Certo, in astratto, sarebbe stato ragionevole fermare la prescrizione dopo la condanna di primo grado, ma di questo si potra’ riparlare quando avremo assicurato tempi piu’ brevi a indagini e dibattimenti, obiettivo a cui dovrebbero contribuire le altre norme contenute nella riforma”. In merito alle intercettazioni “Il nostro testo risale a due anni fa, e il fatto che ci siano le circolari delle Procure e’ la conferma che ci vuole una legge, perche’ la tutela della privacy non puo’ essere diversa in un luogo dove la Procura ha emanato direttive da un altro dove questo non e’ successo. E – aggiunge Orlando – a differenza di quelle tentate in passato, questa riforma non incide sulla possibilita’ di utilizzare le intercettazioni nelle indagini; anzi, per quelle sulla corruzione puo’ renderle piu’ facili. Ci sono regole piu’ stringenti per i magistrati riguardo alla loro divulgazione attraverso i provvedimenti destinati a diventare pubblici; sono pm e giudici a dover vigilare alla fonte, non si puo’ scaricare la responsabilita’ solo sui mezzi d’informazione”.