Gdf Lucca scopre case vacanza sconosciute al fisco

gdf-lucca-450Lucca – Si è conclusa nei giorni scorsi una complessa indagine economico – finanziaria, denominata convenzionalmente Black and Breakfast, durante la quale i finanzieri del Gruppo di Viareggio hanno individuato e controllato numerosi soggetti economici, esercenti l’attività di locazione turistico-alberghiera, in completa evasione fiscale. L’operazione nasce dallo sviluppo di una precedente attività, nel corso della quale i finanzieri avevano individuato alcuni intermediari versiliesi (cosiddetto host) che da tempo esercitavano abusivamente l’attività di mediazione e gestione di immobili, per conto di facoltosi imprenditori stranieri. L’analisi dei dati del fenomeno precedentemente individuato, unita a un’intensa attività di intelligence e a un accurato approfondimento pre-investigativo, basato anche sulle inserzioni pubblicate on-line su piattaforme riconducibili ad alcuni tra i più rinomati portali internazionali di prenotazioni (Airbnb, homeaway, booking, luxuryvillas, emmavillas), è stata opportunamente incrociata con le informazioni desunte dalla consultazione delle Banche dati in uso al Corpo. I successivi appostamenti, sopralluoghi e controlli incrociati hanno consentito alle Fiamme Gialle viareggine di accertare l’esistenza sul territorio versiliese di ulteriori prestigiosissime dimore storiche, nonché antichi casali particolarmente curati negli arredi e ricercati nei confort (massaggi, sauna, private chef, autonoleggio, guida turistica, ecc), il più delle volte ubicati in luoghi panoramici nascosti tra le verdi colline della costa versiliese. Sin da subito è apparsa evidente la sproporzione esistente tra i redditi dichiarati al fisco (il più delle volte solo di natura fondiaria così come risultanti dal Catasto Edilizio Urbano) e l’elevato valore commerciale del soggiorno-vacanza offerto on-line che si aggirava mediamente tra i 4.000 e i 12.000 euro a settimana. In realtà, i prezzi praticati sarebbero dovuti rientrare nella norma, ma, di fatto, all’interno di queste strutture veniva svolta a tutti gli effetti una vera e propria attività imprenditoriale, in completa evasione delle imposte. Per di più, in alcuni casi, i pagamenti delle locazioni avvenivano estero su estero, così come le prenotazioni e i contatti formali tra i clienti e i gestori. I clienti pagavano l’intero importo del soggiorno, compresi gli extra, senza far apparire nulla in Italia. Addirittura, in un caso, è stato locato un intero castello medioevale in collina, completo di una piscina riscaldata, una prestigiosa cantina di vini e di una annessa chiesetta. Da ricordare, infine, tra gli innumerevoli e sfarzosi servizi offerti nel castello, la disponibilità di una sala per le incisioni musicali. I finanzieri hanno eseguito diverse verifiche fiscali nei confronti delle strutture ricettive individuate, sulla base delle quali è stato possibile rinvenire numerosa documentazione extra-contabile di fondamentale importanza per indirizzare le successive indagini. Allo scopo di migliorare l’efficacia dell’attività ispettiva, i finanzieri hanno fatto ricorso allo strumento delle indagini finanziarie. L’analisi della cospicua documentazione bancaria acquisita ha consentito di ricostruire il consolidato meccanismo evasivo che consisteva nell’occultare al fisco italiano l’esistenza di conti correnti accesi presso istituti di credito esteri, situati in taluni casi in Paesi a fiscalità privilegiata, sui quali i clienti stranieri accreditavano sistematicamente le somme di denaro utilizzate per pagare i soggiorni turistici. Complessivamente sono stati proposti recuperi a tassazione di ricavi non dichiarati per oltre 13 milioni di euro, oltre ad un’IVA evasa di circa 3 milioni di euro e la segnalazione di manodopera in nero. All’esito dell’attività ispettiva, sono state deferiti all’Autorità giudiziaria tre persone, essendosi configurate nei loro confronti ipotesi di reato tributario. L’Autorità Giudiziaria ha concesso inoltre la misura preventiva del sequestro per equivalente, finalizzato alla confisca, di somme di denaro e/o beni nella disponibilità degli indagati per l’importo di 560 mila euro. Scopo dell’operazione è stato quello di contrastare l’evasione fiscale e l’esercizio abusivo di strutture ricettive, arginare l’inquinamento del mercato e della sana imprenditorialità e di garantire, contemporaneamente, il rispetto delle regole che anche in campo economico è condizione fondamentale per attrarre investimenti e rilanciare crescita e sviluppo, specie in un territorio, come quello della Versilia, connotato da un’elevata vocazione turistica.