‘Ndrangheta: Bova, minacce Manzini campanello d’allarme

arturo-bova600-450Reggio Calabria – “L’atteggiamento minaccioso assunto da un boss della ndrangheta di Vibo Valentia contro lo Stato, rappresentato in aula dibattimentale dalla dottoressa Marisa Manzini, Sostituto procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro, è la dimostrazione lampante del livello di arroganza ormai raggiunto dai poteri criminali in questa regione”.
Lo afferma in una dichiarazione il Presidente della Commissione regionale antindrangheta, Arturo Bova.
“In quell’aula di Giustizia si sta celebrando uno dei più importanti processi contro la ndrangheta del vibonese grazie al lavoro credibile e puntuale degli inquirenti che hanno saputo convincere alla collaborazione un killer pentito il quale sta ricostruendo dinanzi ad un Collegio episodi criminali di straordinaria violenza. La dottoressa Manzini, per suo dovere – dice Arturo Bova – è stata oggetto di inquietanti contestazioni e minacce durante il processo dal principale imputato, Pantaleone Mancuso, mentre interrogava un collaboratore di giustizia, reo confesso di otto omicidi, e dalle cui testimonianze emergerebbero inquietanti compromissioni tra ‘colletti bianchi’ e cosche della ndrangheta di quell’area. Vibo Valentia e la sua provincia – prosegue il presidente della Commissione regionale antindrangheta – per come risulta dalle inchieste di magistratura ed organi di polizia, sono una realtà caratterizzata da forti interessi speculativi legati al territorio, dove ndrangheta, pezzi delle istituzioni e poteri occulti, a discapito del bene e dell’interesse comune, impongono le loro decisioni corrompendo e minacciando. E l’episodio delle minacce alla dottoressa Manzini in un’aula di Giustizia è il classico campanello d’allarme, un segnale che la politica e gli organi dello Stato devono raccogliere interamente, al di là dell’episodicità o meno dell’evento. Non è più possibile, infatti – continua Arturo Bova – considerare come semplice sfogo di un imputato quanto avvenuto nel Tribunale di Vibo Valentia, anzi, vanno allertati quanto più possibile i sistemi di prevenzione e di controllo per scongiurare eventi davvero inquietanti contro uomini e donne dello Stato che altro non fanno che il loro lavoro con assoluta coerenza e dedizione a difesa dei cittadini e della democrazia. Lo è conferma gli arresti, ultimi in ordine di tempo, dei boss della ndrangheta Antonio Pelle e Francesco Di Marte. Alla dottoressa Marisa Manzini – termina Arturo Bova – va non solo la mia solidarietà, ma la riconoscenza delle persone perbene di questa regione per il suo lavoro, insieme a tutti gli apparati dello Stato che operano a Vibo Valentia, spesso con scarsità di mezzi e personale, per fronteggiare una criminalità organizzata che ha potuto anche contare per il raggiungimento dei suoi obiettivi su personaggi ‘invisibili’ che occupano posti importanti negli snodi più delicati della pubblica amministrazione”.