Roma – “La mafia non ha vinto, lo Stato ha saputo reggere l’urto della tremenda iperbole di violenza criminale che segui’ la sentenza della Cassazione, e ha saputo adottare nuove e piu’ rigorose linee di condotta. Anzitutto nella formazione di un complesso sistema normativo, di diritto sostanziale e processuale, ma poi anche nell’innovazione sul piano delle strutture giudiziarie, costruite secondo le intuizioni di Giovanni Falcone”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel corso del convegno “Il processo di mafia trent’anni dopo”, che si svolge presso la Corte di Cassazione. Tali linee di condotta “hanno sicuramente messo la magistratura e le forze dell’ordine in condizione di incidere piu’ in profondita’ sul fenomeno mafioso, in particolare – ha sottolineato il ministro Orlando – attraverso le indagini patrimoniali, l’individuazione delle risorse illecite e dei canali di riciclaggio. Solo allora, infatti, lo Stato riusci’ a effettuare confische dei patrimoni di mafia in proporzioni finalmente significative. Ed e’ questa una strada sulla quale in questi anni abbiamo continuato ad agire con grande determinazione”.
Mafie: Orlando, faccio mie parole Mattarella “le batteremo”
“Guardando alle vicende passate e allo scenario che oggi abbiamo di fronte, voglio fare mie le parole che ha usato il Presidente Mattarella rivolgendosi alle giovani generazioni: ‘Batteremo la mafia, la elimineremo dal corpo sociale perche’ e’ incompatibile con la liberta’ e l’umana convivenza’. Si tratta, io credo, di qualcosa di piu’ che una semplice speranza, direi piuttosto di una promessa e, insieme, di un impegno politico”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel corso del convegno “Il processo di mafia trent’anni dopo”, che si tiene pressola Corte di Cassazione. “Per sostenerlo, io sono convinto – spiega Orlando – che dobbiamo riuscire a dare rinnovato vigore alle ragioni dell’antimafia. Tornare a farle vivere con piu’ slancio e piu’ convinzione nelle istituzioni e nella societa’”.
Mafie: Orlando, lavoriamo per cambiamento mentalita’ in P.a.
“L’intento e’ stato quello di introdurre un cambiamento di mentalita’ all’interno della pubblica amministrazione, rafforzando il coordinamento delle politiche anticorruzione e potenziando la prevenzione”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel corso del convegno “Il processo di mafia trent’anni dopo”, che si tiene presso la Corte di Cassazione. “Un orientamento che non nasce con questo Governo, ma che abbiamo, a nostra volta – sottolinea Orlando -, voluto rilanciare con l’introduzione di misure premiali per chi collabori nella raccolta delle prove o nell’impedire che crimini gia’ accertati producano ulteriori conseguenze. All’interno di questa prospettiva, sono poi da inserire l’intervento sulla disciplina dell’autoriciclaggio e del falso in bilancio. Tra i procedimenti approvati dal Governo diretti a colpire l’armamentario utilizzato dai poteri mafiosi, non voglio dimenticare la nuova disciplina concernente gli appalti”. Per Orlando “e’ consapevolezza ormai acquisita da gran tempo che si tratta di una torta particolarmente prelibata per le mafie, che intervengono con una dinamica di condizionamento e spartizione del governo degli appalti pubblici, specificamente in alcuni settori ad alta redditivita’ e a bassa specializzazione, tra cui figura certamente lo smaltimento dei rifiuti. Tra gli altri interventi, il nuovo codice degli appalti prevede i casi di esclusione dell’operatore economico dalla partecipazione ad una procedura di appalto o concessione”. Il ministro della Giustizia ha poi sottolineato come “la confisca rimane lo strumento piu’ efficace per interrompere questa perversa catena: esistono margini per un suo perfezionamento, in particolare potenziandone le capacita’. Non riveste una rilevanza minore la gestione dei beni confiscati, un punto assolutamente critico, che abbiamo deciso pero’ di affrontare con determinazione predisponendo norme da inserire nel Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione”.
Mafie: Orlando, scongiurare possibilita’ che beni tornino a boss
“Va in primo luogo scongiurata la possibilita’ che i beni mafiosi ritornino, anche in maniera indiretta, nelle mani del potere criminale. Sarebbe una sconfitta per la credibilita’ dello Stato proprio dove la sua attenzione deve essere massima”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel corso del convegno “Il processo di mafia trent’anni dopo” in Cassazione. “L’amministrazione del patrimonio sequestrato, pero’, e’ anche un’occasione – secondo Orlando – per il rilancio di risorse e beni illegalmente creati o sottratti alla comunita’. Un modo reale per ricucire le maglie del tessuto sociale con il filo della legalita’ e del leale rapporto di concorrenza economica”.
Antimafia: Orlando, rilanciare ragioni della lotta a criminalita’
“Piu’ ancora che i simboli, dobbiamo rilanciare le ragioni della lotta alla mafia, verificare le prospettive con cui la comprendiamo, rielaborare le tipicita’ sanzionatorie e riuscire ad applicarle con maggiore efficacia. Nella riscrittura dei termini dell’impegno dello Stato e della societa’ contro la mafia occorre una laica, ma inflessibile determinazione. Ognuno deve agire secondo il compito che il suo ruolo gli assegna. Vale per la politica, come per le altre forze dello Stato e della societa’ che vi sono impegnate”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel corso del convegno “Il processo di mafia trent’anni dopo” in Cassazione, ribadendo l’idea di “avviare un percorso nuovo, che porti alla convocazione degli Stati Generali dell’Antimafia”. “Un percorso analogo – ha spiegato il ministro della Giustizia – a quello che abbiamo gia’ sperimentato per l’esecuzione penale: una mobilitazione sociale e civile che funzioni da ‘incubatore’ culturale per i provvedimenti di riforma, che ne prepari il terreno. Cio’ non significa, naturalmente, mettere in secondo piano l’elaborazione degli strumenti tecnici di contrasto e prevenzione. Ma la loro efficacia sara’ maggiore, se nel frattempo avremo saputo guardare ai fenomeni mafiosi con uno sguardo storico-politico profondo”.