Crotone – Ventuno “famiglie” a cui si aggiungono una serie di consorterie minori con diramazioni anche nel Nord Italia. Cosi’ la Dia, nella sua ultima relazione, fotografa la situazione della criminalita’ organizzata nella provincia di Crotone, La ‘ndrangheta crotonese rappresenta, secondo le ultime indagini, una forza rilevante e in costante ascesa, al punto da avere ambito a realizzare la seconda “Provincia” (secondo la dizione ndranghetista) della Calabria, paritetica a quella di Reggio. Un fenomeno capace di andare ben oltre i confini regionali. La relazione della Direzione investigativa antimafia fa emergere la “forte influenza” della cosca Grande Aracri che, secondo le indagini degli ultimi tempi, avrebbe tentato di costituire proprio una struttura paritetica alla “Provincia” reggina. Ma la Dia individua anche le mire espansionistiche del “Locale di Cutro” in altre aree del territorio calabrese e verso l’Emilia Romagna. Una condizione che sembra trovare conferma negli arresti effettuati dalla Procura di Bologna nell’ambito della prosecuzione dell’operazione “Aemilia” sugli affari della ‘ndrangheta al Nord. Nell’inchiesta sono stati evidenziati gli interessi delle cosche calabresi nelle province di Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena, con propaggini anche a Verona, Mantova e Cremona.
Affari imponenti ,come dimostra l’ammontare dei beni sequestrati pari a oltre 330 milioni di euro. La stessa relazione della Dia indica per la citta’ di Crotone le attivita’ criminali legate al gruppo Vrenna, Bonaventura e Corigliano, mentre in localita’ Cantorato sarebbe presente la cosca Tornicchio. Delicata la situazione della frazione di Papanice, con la contrapposizione tra i Megna (noti come “Papaniciari”) e i Russelli.
Nella frazione San Leonardo di Cutro, invece, e’ segnalata la presenza dei clan Mannolo e Trapasso, mentre a Ciro’, storica sede di ‘ndrangheta con il ruolo di “Crimine”, si segnala il gruppo Farao-Marincola. La famiglia Manfreda di Mesoraca sarebbe, invece, a capo della locale di Petilia Policastro, mentre il territorio di Isola Capo Rizzuto sarebbe gestito dalle famiglie Arena e Nicoscia. Quella del Crotonese rappresenta, comunque, una delle organizzazioni criminali piu’ forti in Calabria, con interessi economici e con il controllo del territorio che si espande su tutta la fascia ionica e fin dentro la provincia di Catanzaro, dove sarebbero molti gli accordi e i legami anche con alcuni clan locali.