Infrastrutture: Italia divisa in due, servono 18 mld recupero gap

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Cernobbio (Como) – Strade vecchie, opere incomplete, interventi in corso da anni, mostrano un Paese spezzato’ in due’, ancora molto lontano dal modello europeo. Per completare i lavori in corso e fare quelli necessari, per recuperare i ritardi, servirebbe una cifra pari a quella di una piccola finanziaria, 16 miliardi di euro, che si aggiungerebbero ai quasi due destinati al potenziamento del trasporto merci ferroviario. E’ quanto emerge dal Focus sui trasporti e la logistica in Italia, realizzato dall’ufficio studi di Confcommercio in collaborazione con Isfort, presentato oggi al secondo Forum internazionale di Conftrasporto-Confcommercio a Cernobbio.
La fotografia e’ quella di un’Italia ‘a singhiozzo’, sia sul fronte ferroviario (da Bologna in giu’ i semi-rimorchi non possono viaggiare su vagoni) sia su quello stradale (ci sono voluti 31 anni per aprire i 40 chilometri scarsi della variante di valico Barberino-Sasso Marconi, l’autostrada tirrenica e’ ancora ridotta a due monconi, la nuova Romea sempre un’ipotesi; mentre per la Tirreno-Brennero ci sono voluti nove lustri per compiere nove chilometri, e ne mancano ancora 76). L’agognato aggancio tra Marche e Toscana, Adriatico e Tirreno resta ancora lontano. Piu’ a Sud, l’aggancio del porto di Civitavecchia al centro Italia rimane sulla carta. Come spiega il Focus, il completamento di questi interventi richiederebbe una somma importante (16+2miliardi) corrispondente al valore di una legge di stabilita’ di media portata, a circa il triplo dei costi stimati per la costruzione del Ponte sullo stretto (il preventivo e’ di 6,3 miliardi) e al quadruplo di quelli necessari per la realizzazione della linea ferroviaria Torino Lione (nel Def del 2014 si stimava un costo di 4,5 miliardi) o del terzo valico dei Giovi (4,5 miliardi).
Lo studio di Confcommercio analizza nel dettaglio la situazione delle ferrovie e anche in questo settore si evidenzia una ‘frattura’ tra nord e sud. E non solo perche’ poco meno di tre quarti del traffico interno avviene tra le regioni a Nord dell’Emilia Romagna. Ma anche perche’ circa il 70% del materiale rotabile (carri e locomotori elettrici) e’ a nord, mentre circa il 70% della rete ferroviaria nazionale si trova nelle regioni centrali, meridionali e nelle isole, mentre solo il 31,7% in quella settentrionale. Completamente diversa e’ la situazione dei porti, dove ci sono delle eccellenze, come Genova, Ravenna, Trieste e La Spezia.

Infrastrutture: Confcommercio, serve piano strategico e priorita’
L’Italia, tra opere incompiute, vecchie o mai nate, si presenta divisa in due e lontana dall’Europa. Problemi nel settore ferroviario e dell’autotrasporto (discorso a parte va fatto per i porti, tra cui ci sono degli esempi virtuosi) che vanno risolti non solo con ingenti investimenti ma con un piano strategico. A chiederlo al governo e’ Confcommercio, insieme a Conftrasporto oggi a Cernobbio per il Forum internazionale. La ‘ricetta’ che propongono per sanare tutti questi squilibri si articola in cinque punti. Prima di tutto serve un piano strategico che indichi le priorita’ della politica dei trasporti e, conseguentemente, gerarchizzi gli interventi in base alla domanda di mercato e ai piani di sviluppo del Paese. Selezione delle opere che rispondano a una reale domanda. Un comune campo da gioco per le imprese di autotrasporto italiane ed europee (dalle regole ai controlli, dal costo del lavoro alla burocrazia, al fisco).