Droga: operazione Carabinieri-Gdf, 13 arresti nel Cosentino

carab-e-finaCatanzaro – Tredici persone sono state arrestate stamane dai Carabinieri del Ros, dai loro colleghi del comando provinciale di Cosenza e dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria del Gico del capoluogo, coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica della Dda del capoluogo. Si tratterebbe, secondo gli inquirenti, di affiliati alla cosca Acri-Morfo’ operante nel territorio di Rossano Calabro, accusate, a vario titolo, di traffico e spaccio di stupefacenti.
Il vertice dell’organizzazione sarebbe composto da Salvatore Galluzzi, Francesco Sommario e Umberto Graziano, tutti gia’ condannati a conclusione del processo scaturito dall’operazione “Stop” del giugno 2013. Gli inquirenti ritengono che uno dei principali luoghi di cessione fosse l’area delle case popolari di piazza Adele Russo di Rossano, su cui erano operanti i fratelli Pometti che ne avrebbero fatto un vero e proprio centro di spaccio delle sostanze stupefacenti ai vari clienti. I “pusher”, al fine di accaparrarsi la clientela, si mostravano apparentemente compiacenti e disposti ad assecondare le richieste dei tossicodipendenti, ma se i clienti non pagavano, scattavano dure e violente ritorsioni. Significativo l’episodio in cui i fratelli Pometti avrebbero aggredito un tossicodipendente, debitore di 5.000 euro, procurandogli una frattura ad un braccio. Un altro caso segnalato dai Carabinieri e’ legato all’arresto di Luigi Polillo, che, intercettato poco prima di una cessione concordata con un cliente, per impedire ai militari di trovare la sostanza stupefacente, ha ingoiato gli involucri che la contenevano, rischiando di morire. Solo il pronto intervento dei Carabinieri, che lo hanno portato subito al pronto soccorso, gli ha evitato la morte.

Gli arresti sono frutto di due distinte indagini, denominate “Stop” e “Piccoli passi”, svolte, rispettivamente, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza e confluite nei provvedimenti eseguiti stamane. Le indagini sono durate quasi due anni e sono scaturite da un’operazione antimafia avviata nel 2009 dal Ros nei confronti dei vertici della cosca Acri-Morfo’ di Rossano (Cs), ed in particolare del latitante Nicola Acri, arrestato dai Carabinieri il 20 novembre 2010 per associazione mafiosa e altri reati. Il processo si e’ concluso in appello. Oltre a documentare il ruolo centrale del sodalizio nel panorama criminale cosentino anche grazie alle numerose alleanze siglate con le cosche ‘ndranghetiste del Crotonese, l’operazione aveva evidenziato il dinamismo della cosca nel traffico di stupefacenti. Gli approfondimenti investigativi condotti dai militari dell’Arma con l’operazione “Stop” avrebbero trovato riscontrocnelle indagini condotte dalle Fiamme Gialle, con l’operazione “Piccoli Passi”.
Gli inquirenti ritengono di aver individuato i canali di approvvigionamento della droga, localizzati in Campania e Francia, ma anche in Calabria, con l’acquisto di quantitativi nel quartiere Timpone Rosso di Cassano Ionio (Cs), roccaforte del clan Abbruzzese con il quale la ‘ndrina rossanese aveva costruito un’ alleanza criminale basata sulla commissione di omicidi ed estorsioni. Sarebbe stato documentato il pieno controllo, da parte della cosca rossanese, della rete di distribuzione di cocaina ed eroina nella sua zona d’influenza e dei relativi, ingenti profitti. Ma l’attivita’ di distribuzione dello stupefacente si sarebbe estesa ad altre piazze di spaccio extraregionali.
Tra i principali indagati figurano esponenti di primo piano della cosca rossanese, tra cui il latitante Salvatore Salluzzi, arrestato a Vigevano, in Veneto, nel febbraio del 2011 dai Carabinieri del Ros. Le conversazioni intercettate e durante la latitanza hanno documentato come Galluzzi, attraverso i suoi sodali Francesco Sommario, Umberto Graziano, Luigi Polillo e Gennaro Scura, gestisse i traffici illeciti a Rossano e tra questi anche quello degli stupefacenti. Gli d indagati impiegavano schede telefoniche “dedicate” o “citofoniche” intestate a prestanome di nazionalita’ straniera e ricorrevano ai social network al fine di sottrarsi all’attenzione investigativa. Sarebbe anche emerso il ricorso, da parte di alcuni consumatori abituali di stupefacenti indebitatisi con gli spacciatori, a finanziamenti con istituti di credito al fine di liquidare le somme per le quali avevano gia’ consegnato, a garanzia, assegni bancari.

Droga: operazione Carabinieri-Gdf, gli arrestati
Sono tredici le persone coinvolte nell’operazione contro il traffico di droga portata a termine da Carabinieri e Guardia di Finanza contro le cosche di Rossano, in provincia di Cosenza. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere e’ stata notificata dai Carabinieri a Salvatore Galluzzi, 40 anni, di Rossano; Luigi Polillo, 34 anni, di Rossano; Gabriele Edoardo Pometti, 45 anni, nato a Buenos Aires (Argentina); Giancarlo Pometti, 39 anni, di Rossano; Luigi Gustavo Pometti, 49 anni, nativo di Buenos Aires (Argentina); Mauro Salvatore Pometti, 39 anni, di Rossano; Gennaro Scura, 31 anni, di Cariati; Andrea Tocci, 31 anni, di Cariati. La Guardia di Finanza ha arrestato: Francesco Carbone, 38 anni, di Gioia Tauro; Umberto Graziano, 32 anni, di Rossano; Giuseppe Roberto Le Fosse, 32 anni, di Rossano; Piero Vallonearanci, 31 anni, di Rossano; Francesco Sommario, 41 anni, di Rossano.

Droga: arresti Calabria, contatti con broker via skipe ed e-mail
La cosca della ‘ndrangheta di Rossano (Cs), colpita oggi dai 13 arresti eseguiti da Carabinieri e Guardia di Finanza, gestiva i rapporti con “broker” internazionali della droga anche attraverso Skype ed email criptate. Il particolare e’ emerso nel corso dell’indagine. A rilevare questo aspetto e’ stato il procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, che ha sottolineato come le cosche si siano adoperate per “complicare le attivita’ di intercettazione, anche grazie a schede telefoniche “dedicate” o “citofoniche”, compreso l’utilizzo di Skype o di email criptate per scongiurare possibili controlli delle forze dell’ordine”. Anche i broker della droga usavano accorgimenti per non essere intercettati, compreso, ha spiegato il magistrato, quello di “non risiedere mai in un luogo fisso, spostandosi a ridosso dei confini tra nazioni diverse, in questo caso Italia e Francia, per complicare le azioni delle forze dell’ordine attraverso il roaming”.