‘Ndrangheta: armi e droga, 3 arresti a Monza

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Milano – Associazione mafiosa, detenzione di armi, detenzione di stupefacenti e calunnia aggravata: queste le accuse che hanno portato all’arresto di tre persone da parte dei Carabinieri di Monza e Brianza. L’affiliato al clan e’ Paolo De Luca, di Seregno, legato alla cosca Stagno di Monza e con legami diretti con la potente famiglia Mancuso di Limbadi, Vibo Valentia e con i Gallace di Guardavalle (Catanzaro). A lui si e’ arrivati dopo il sequestro di un vero e proprio arsenale in casa di una donna settantenne e di suo figlio 34 enne a Seregno.

Si definiva il boss invisibile, perche’ anche in operazioni consistenti come la “Infinito” era sempre uscito pulito: Paolo de Luca e’ stato arrestato dai carabinieri di Monza con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Accertati i suoi rapporti diretti con la cosca Mancuso di Limbadi (VV) e la sua organicita’ al clan Stagno, affiliato dei vibonesi in Brianza, a Giussano, ai quali era legato tramite un “sangianni” ovvero la cresima dal 2005: era infatti padrino del figlio di Antonio Stagno, Nazzareno. L’uomo era gia noto tramite dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nell’operazione “Infinito” nel 2010 e aveva precedenti per detenzione di stupefacenti (15 kg di marijuana erano stati trovati in un suo furgone l’anno scorso). Curava gli interessi della cosca vibonese in Brianza dopo essersi conquistato la loro fiducia riferendo di violazioni del codice mafioso da parte dei Cristello, opposti agli Stagno. Dal 2008 l’uomo non lavorava, ma curava la security di alcuni locali notturni della zona garantendo il controllo del territorio.

Le armi che hanno portato all’arresto di tre persone da parte dei carabinieri di Monza sono state trovate all’interno di una abitazione di Seregno, abitata da un trentaquattrenne e di una settantenne. I due in un primo momento si erano intestati la paternita’ delle armi, poi hanno ritrattato accusando una persona del posto estranea ai fatti. Da qui la denuncia per calunnia aggravata. Due fucili, un Ak74′ una mitraglietta con silenziatore e due pistole. Alcune di queste, fra cui una Beretta avevano la matricola abrasa. Ancora da chiarire il motivo per cui il piccolo imprenditore e la madre tenevano in casa l’arsenale utile a Paolo De Luca, quarantaseienne affiliato ai clan della Brianza. La calunnia loro contestata e’ infatti aggravata dalla volonta’ dei due di proteggerlo.