Roma – “Oggi e’ una bella giornata per l’Italia: un pericoloso latitante, ricercato in campo internazionale da sei anni, e’ stato assicurato alla giustizia.
E’ terminata cosi’ la latitanza di Marcello Pesce, gia’ condannato alla pena di 15 anni di reclusione per associazione mafiosa, considerato ai vertici della ‘ndrangheta, inserito nell’elenco dei latitanti piu’ pericolosi e capo indiscusso della cosca omonima, tra le piu’ agguerrite della ‘ndrangheta calabrese”. Lo ha detto il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
“La sua cattura, a Rosarno, e’ il risultato di una intensa attivita’ investigativa degli uomini della Polizia di Stato di Reggio Calabria, che hanno lavorato -ha aggiunto il Ministro – con competenza e determinazione.E’ dunque un successo investigativo di alto livello – ha sottolineato il ministro Alfano che si e’ complimentato con il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli -, a conferma del nostro quotidiano impegno sul fronte della lotta alla criminalita’ organizzata, perche’ i cittadini possano sentirsi sicuri e credere sempre di piu’ della forza delle Istituzioni”.
Pesce e’ appassionato di calcio, tanto da essere stato presidente e proprietario – direttamente o indirettamente – di due squadre dilettantistiche Marcello Pesce, detto il “ballerino”, il latitante di ‘ndrangheta arrestato stamani dalla polizia. Ma l’interesse per il calcio, secondo gli investigatori, non era solo passione. Col controllo di squadre come l’Interpiana di Rosarno, od il Sapri (Salerno), Pesce contava anche di raccogliere l’ammirazione dei tifosi e quindi il consenso per la sua organizzazione criminale. Marcello Pesce, figlio di Rocco e nipote del defunto boss Giuseppe, è ritenuto il capo indiscusso dell’omonima cosca. Negli ultimi anni, ad accusarlo, era stata anche sua cugina, Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, divenuta collaboratrice di giustizia.