‘Ndrangheta: Polizia arresta a Rosarno boss Marcello Pesce

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Reggio Calabria – Poliziotti dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria hanno arrestato a Rosarno Marcello Pesce, boss della ‘ndrangheta tra i piu’ pericolosi, ricercato per associazione di stampo mafioso. A darne notizia e’ il profilo Twitter della Polizia di Stato.

Marcello Pesce, 52 anni, originario di Rosarno (Reggio Calabria), detto “Il ballerino”, e’ figlio di Rocco e nipote del defunto boss Giuseppe Pesce. Inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi stilato dal Viminale, e’ destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 20 maggio 2010 dal Gip di Reggio Calabria per i delitti di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni. Capo indiscusso dell’omonima cosca, tra le piu’ agguerrite dell’intera ‘ndrangheta calabrese, ha precedenti di polizia per associazione mafiosa, omicidio doloso, reati legati agli stupefacenti e altro. Il suo nome compare negli atti giudiziari degli anni ’90, quando alcuni rapporti di polizia ne ipotizzano l’appartenenza alla criminalita’ organizzata di Rosarno capeggiata da Giuseppe Pesce. Nel 2010, Marcello Pesce sfugge alla cattura nell’ambito dell’operazione di polizia “All Inside”: al termine del processo di primo grado, viene condannato a 15 anni e 6 mesi di reclusione, verdetto poi riformato in appello con una nuova condanna alla pena di 16 anni e 2 mesi. Nel 2015, in considerazione dei possibili appoggi su cui conta anche all’estero, le ricerche vengono estese anche in ambito comunitario con un mandato di arresto europeo della Corte di Appello di Reggio Calabria. Numerosi, come detto, i precedenti: nel febbraio 1989, viene colpito da mandato di cattura emesso dal Tribunale di Palmi per associazione mafiosa, l’anno dopo viene sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno in Calabria, Basilicata e Puglia, nel dicembre 91 e’ raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere di Reggio Calabria in quanto ritenuto appartenente ad un’associazione mafiosa. Assolto dai reati di associazione mafiosa e violazione delle leggi sugli stupefacenti in un procedimento nato dalle dichiarazioni di Giuseppe Scriva e Salvatore Marasco, e poi in un altro processo per rapina e detenzione di armi, nel 2002 viene arrestato nell’ambito dell’operazione “Gatto Persiano” per avere “promosso, organizzato e diretto la cosca Pesce, operante in federazione con la cosca Albano. Del ruolo di Pesce hanno parlato anche diversi collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Facchinetti e Giuseppina Pesce.

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