‘Ndrangheta: clan Bonavota, contestati anche due omicidi

operazione-conquistaCatanzaro – Avrebbero ostacolato le mire espansionistiche della cosca Bonavota Raffaele Cracolici e Domenico Di Leo, uccisi nel 2004. Dodici anni dopo i Carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia hanno chiarito i contorni dei due agguati, eseguendo stamane i sei provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Conquista”.
Cracolici fu stato ucciso il 4 maggio 2004 in un agguato portato a termine a Pizzo Calabro (Vv) e, secondo quanto emerso nelle indagini, sarebbe stata proprio la famiglia Bonavota a decidere di eliminare l’uomo, ritenuto un ostacolo per l’espansione territoriale sulla zona industriale di Maierato (Vv). Del tutto simile il movente che ha portato all’omicidio di Domenico Di Leo, commesso il 12 luglio 2004 a Sant’Onofrio (Vv), per consentire, secondo l’accusa, alla famiglia Bonavota di mantenere la leadership nel territorio. Del primo agguato sono accusati Pasquale Bonavota, Nicola Bonavota, Francesco Fortuna, Onofrio Barbieri ed Andrea Mantella, mentre Domenico Bonavota, Francesco Michienzi e Vincenzino Fruci sono stati gia’ giudicati ed assolti per lo stesso omicidio.
I particolari sono stati resi noti nel corso di una conferenza operazione-conquista1stampa che si e’ svolta nella sede del Comando Legione Carabinieri, a Catanzaro, alla presenza del procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, del comandante regionale dei Carabinieri, generale Andrea Rispoli, del comandante provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia, colonnello Gianfilippo Magro, e del capitano Valerio Palmieri.
Le indagini, dunque, avrebbero consentito di individuare mandanti ed esecutori materiali dei due omicidi. Rispetto all’omicidio Di Leo sono state le dichiarazioni del collaboratore Andrea Mantella a chiarire i retroscena dopo che, per lo stesso delitto, lo scorso 13 gennaio e’ stato fermato Francesco Fortuna. Mantella avrebbe partecipato all’omicidio in prima persona, mentre il commando sarebbe stato composto anche da Francesco Scrugli, deceduto successivamente. Tesi che sarebbero state riscontrate dai Carabinieri nel corso delle attivita’ investigative.
operazione-conquista2L’operazione “Conquista”, ha sottolineato il procuratore Gratteri, ha potuto contare sulla collaborazione di Andrea Mantella, esponente di primo piano delle cosche Vibonesi, ma ha avuto impulso anche grazie “al contributo fattivo che le stazioni dei Carabinieri hanno avuto nel raccogliere elementi e prove poi sintetizzate dal Comando provinciale di Vibo Valentia”. Si tratta, ha detto Gratteri, di “un’operazione importante perche’ banco di prova per le prime dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, un pentito fondamentale”. Il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri ha sottolineato che i fermi sono stati disposti “per evitare che soggetti pericolosi si dessero alla latitanza”. La cosca, infatti, consapevole della collaborazione di Andrea Mantella, era preoccupata per leindagini in corso, al punto che in una intercettazione e’ emerso il preparativo di fuga, confermato dal fatto che due dei fermati non dormivano piu’ nelle loro case, ma da alcuni conoscenti.

 

‘Ndrangheta: avvocato vibonese indagato per favoreggiamento
Tra le persone indagate nell’ambito dell’operazione “Conquista”, che ha portato oggi all’esecuzione di 6 fermi da parte dei Carabinieri a carico di altrettanti, presunti esponenti della cosca mafiosa dei Bonavota, c’e’ anche un avvocato. Si tratta di Giuseppe Di Renzo, legale di Vibo Valentia, sospettato di favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato una cosca di ‘ndrangheta. Secondo le accuse, l’avvocato avrebbe portato fuori dal carcere un bigliettino del boss Andrea Mantella, ora collaboratore di giustizia, destinato a un imprenditore proprietario di un mattatoio nelle cui vicinanze venne ucciso, il 4 maggio 2004, Raffaele Cracolici. Per favoreggiamento sono indagati anche Francesco Lo Bianco, parente di Mantella, e Antonio Falbo.

 

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