Traffico reperti archeologici: “regista” uno studioso crotonese

Conf-Stampa-(2)-heraCrotone – C’era la regia del settantenne crotonese Pasquale Attianese, accademico molto noto in citta’, gia’ docente di lettere classiche, nel traffico di reperti archeologici smantellato stamani dai Carabinieri del comando provinciale di Crotone con l’operazione ‘Tempio di Hera’. Attianese era noto come relatore in occasione di convegni e corsi di archeologia, competente numismatico e autore di alcuni volumi sulla monetazione magnogreca. Di lui si e’ piu’ volte avvalsa anche l’autorita’ giudiziaria come perito. Le indagini, durante un anno, hanno permesso agli uomini dell’Arma di smantellare un sodalizio criminale in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di reperti archeologici prelevati, essenzialmente, dal sito di Capo colonna, a Crotone, simbolo della grecita’ d’occidente. Le fasi dell’attivita’ del sodalizio, dallo scavo clandestino alla vendita dei reperti ai collezionisti, sono state documentate dai Carabineri con intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video, pedinamenti, arresti in flagranza e sequestri di reperti. Attianese,, grazie alle sue competenze, avrebbe indirizzato le squadre di tombaroli verso quelle aree del Crotonese non ancora indagate dall’archeologia ufficiale, traendo poi beneficio del saccheggio. A capo delle squadre di tombaroli ci sarebbe stato Vincenzo Godano, 29enne di Isola Capo Rizzuto (Kr), soprannominato “l’archeologo”, che addestrava i suoi uomini all’uso di sofisticati metal detector. Il principale ricettatore – sempre a detta degli inquirenti – era Ernesto Palopoli, 81enne di Torretta di Crucoli, nel Crotonese, che ha accumulato negli anni quasi duemila reperti archeologici esposti nel suo museo privato.

Per Attianese e Godano il giudice delle indagini preliminari godano-attianeseMichele Ciociola ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carere; domiciliari, inoltre per un’altra persona ancora tuttora ricercata divieto di dimora per Carmine Francesco Verterame, 60enne di Isola Capo Rizzuto, Francesco Salvatore Filoramo, uto, e Francesco Arena, 37 anni, di Crotone. Obbligo di presentazione all’autorita’ giudiziaria per Pasquale Antonio Fabiano, 45 anni, di Crotone; Giovanni Luigi Lettieri, 62 anni, di Crotone; Raffaele Malena, 70 anni, di Ciro’ Marina; Ernesto Palopoli, 81 anni, nativo di Rossano ma residente a Torretta di Crucoli; Salvatore Rocca, 33 anni, di Cariati. Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere dedita all’esecuzione di scavi clandestini, impossessamento di reperti archeologici dello Stato, danneggiamento di aree vincolate, ricettazione. Le indagini, condotte dai Carabinieri del comando tutela patrimonio culturale in collaborazione con i militari del comando provinciale di Crotone, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo ionico, in particolare dal procuratore capo Giuseppe Capoccia e dal sostituto Luisiana Di Vittorio.
I risultati dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa svoltasi al comando provinciale dell’Arma alla quale ha preso parte anche il generale Fabrizio Parulli, comandante nazinale del Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri.

Traffico reperti archeologici: Carabinieri, l’inchiesta continua
“Quello concluso oggi e’ un primo filone di indagine che avra’ una successiva fase per verificare anche la destinazione dei reperti trafugati e rivenduti attraverso l’accademico ritenuto a capo dell’organizzazione”. Lo ha rivelato il comandante nazionale del Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri, generale di Conf-Stampa-(1)-herabrigata Fabrizio Parrulli, intervenendo questa mattina presso il comando provinciale dell’Arma di Crotone, alla conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione “Tempio di Hera” che si e’ conclussa con l’emissione di 12 ordinanze cautelari a carico di un sodalizio che trafficava in reperti archeologici trafugati dall’area di Capocolonna, a Crotone. Il comandante Parrulli ha escluso il coinvolgimento della criminalita’ organizzata nel traffico: “Abbiamo contezza della compravendita di pezzi di notevole valore su scenari nazionali, ma non ci sono elementi che rinconducano alla ‘ndrangheta o altre associazioni criminali organizzate”.
“Un’ndagine importante – ha detto il procuratore Capoccia – che tutela la ricchezza del nostro territorio. Il lavori svolto dal sostituto Luisiana Di Vittorio con il Nucleo tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri ed il comando di Crotone e’ stato certosino e manifesta la nostra volonta’ di salvaguardare la storia di questa terra che continueremo a tutelare”.
Il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Salvatore Gagliano, ha spiegato che nell’operazione sono stati impiegati oltre 100 uomini per svolgere le varie perquisizioni. Gagliano ha sottolineato che l’attivita’ ha preso il via nel 2014 in seguito all’arresto di alcuni tombaroli eseguito dalla Compagnia di Crotone a Capocolonna. Il maggiore Valerio Marra, comandante del gruppo carabinieri Tpc di Roma, ha rivelato che e’ stata sequestrata una collezione in un museo di Crucoli Torretta e numerosi reperti in case di professionisti e persone incensurate. Il sodalizio, in sostanza, operava come una soprintendenza archeologica parallela che utilizzava i reperti per i suoi fini economici rivendendoli o esponendoli in musei privati aperti al pubblico.

Traffico reperti: antica Kroton fra abusi e saccheggi
Sul promontorio di Capocolonna, due chilometri a sud della citta’ di Crotone, un tempo svettava l’antico tempio dedicato alla dea Scavi-crotoneHera Lacinia. Con la fondazione di Crotone da parte di coloni greci nell’VIII secolo a.C., infatti, l’area dell’antico Capo Lacinio, gia’ considerata sacra dalle popolazioni autoctone, venne ulteriormente nobilitata dalla costruzione del famoso tempio dedicato alla divinita’ greca protettrice delle donne e della fertilita’. Fino al XVI secolo il promontorio era chiamato “capo delle Colonne” perche’ erano ancora rimaste al loro posto, malgrado le rovine del tempo, numerose colonne del tempio di Hera Lacinia. Sfortunatamente, pero’, negli anni a seguire, quel luogo venne utilizzato come cava di pietre lavorate per la costruzione del castello aragonese, del porto e dei palazzi nobiliari locali fino a che solo una solitaria colonna rimase in vista dei naviganti, eretta fra i ruderi.
Sul promontorio oggi sorge il parco archeologico realizzato dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e approvato in via definitiva dal Consiglio comunale di Crotone il 21 maggio 1990. Il Parco si estende lungo 30 ettari di terreno adibito a scavi e altri 20 ettari adibiti a bosco e macchia mediterranea. Con un finanziamento di 44 miliardi e 250 milioni delle vecchie lire deliberato dal Cipe, il progetto del parco, sududdiviso in tre lotti, prevedeva la realizzazione di un museo archeologico, aree attrezzate per l’accoglienza di turisti e pellegrini, una nuova chiesa, parcheggi. In realta’ di quei tre lotti ne sono stati realizzati solo due, anche per l’incapacita’ delle amministrazioni locali di procedere all’esproprio degli edifici abusivi realizzati nel tempo, compresa una lottizzazione interamente abusiva della quale da anni e’ stata ordinata la demolizione con sentenza passata in giudicato. Recentemente, con il capo Lacinio, l’intero promontorio e’ stato dichiarato sito di valenza storico archeologica. Sull’area, ritenuta di interesse naturalistico e ambientale, insiste, inoltre, un vincolo paesaggistico.

 

Traffico reperti archeologici: Franceschini, plauso a Carabinieri
“Grazie a sofisticate tecniche di indagine e a strumentazioni franceschini-dariotecnologiche avanzate, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha condotto a termine con successo un’operazione di contrasto allo scavo clandestino e al traffico illecito di beni archeologici, recuperando migliaia di reperti provenienti dal parco archeologico di Capo Colonna”. Cosi’ il ministro dei Beni e delle attivita’ culturali e del Turismo, Dario Franceschini commenta l’esito dell’operazione dei Carabinieri che ha portato all’arresto di una banda di tombaroli che operavano nel Crotonese. “Un successo – aggiunge il ministro – che conferma le eccellenti capacita’ investigative di un reparto che dal 1969 agisce in difesa dei beni artistici, storici, archeologici, archivistici e paesaggistici della nazione”.

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