Rifiuti: in 20 anni differenziata al 47% e boom economia verde

raccolta-rifiuti-1024x680Roma – Una raccolta differenziata in crescita, un minor utilizzo delle discariche e il boom dell’economia verde. Sono alcuni risultati positivi raggiunti dal cosiddettto “Decreto Ronchi” che venti anni fa ha cambiato radicalmente i modelli di gestione dei rifiuti e ha attuato una riforma organica e sistemica recependo e coordinando, tre direttive europee sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sugli imballaggi. Il bilancio di questi primi 20 anni indica che nel 1997 veniva smaltito in discarica l’80% dei rifiuti urbani (pari a 21,3 milioni di tonnellate) con una raccolta differenziata che era al di sotto del 9%; nel 2015, nonostante i rifiuti urbani prodotti siano aumentati di quasi 3 milioni di tonnellate, quelli smaltiti in discarica sono scesi al 26% (7,8 milioni di tonnellate), la raccolta differenziata e’ arrivata al 47,6% e il riciclo/recupero di materia dei rifiuti speciali e’ aumentato da 13 milioni a 83,4 milioni di tonnellate (Dati Ispra). Gli stessi italiani hanno cominciato ad avere un approccio piu’ responsabile sul tema, con il 91% che fa abitualmente la raccolta differenziata, il 93% che la considera una utile necessita’ e il 91% che la mette al primo posto tra i comportamenti anti-spreco e tra le buone abitudini ambientali, come dimostra un’indagine IPSOS promossa da CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) dal titolo “1997-2017 | 20 anni dal Decreto Ronchi: gli italiani e la raccolta differenziata”.

“Con quella riforma – ha ricordato Edo Ronchi nel convegno che si e’ svolto oggi a Montecitorio per festeggiare i 20 anni del suo decreto – scegliemmo di anticipare, non senza difficolta’, gli indirizzi europei sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti, assegnando una netta priorita’ al riciclo rispetto al largamente prevalente smaltimento in discarica e anche rispetto alle proposte che assegnavano priorita’ all’incenerimento di massa, Quella riforma ha consentito di far decollare l’industria verde del riciclo dei rifiuti”.
“Quel sistema – ha proseguito – potrebbe consentire di raggiungere anche i nuovi e piu’ impegnativi target europei di riciclo a condizione che venga applicata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale recuperando i ritardi che ancora persistono in alcune grandi citta’ (come Roma e Napoli) e in 5 regioni del Sud: Basilicata (31% RD), Puglia (30%), Molise e Calabria (25%), Sicilia (13%). Il recupero di questi ritardi sara’ essenziale per raggiungere i nuovi obiettivi europei: il 60% di riciclo dei rifiuti urbani per il 2025 e 65% entro il 2030. Molto importante sara’ anche aggiornare i decreti sul recupero dei rifiuti speciali per avere una piu’ estesa ed efficiente diffusione del riciclo con il regime di end of waste”. I buoni risultati sulla raccolta differenziata, testimoniati dai numeri, si devono a un impianto normativo lungimirante. Il Decreto istitui’, infatti, il sistema CONAI-Consorzi di filiera degli imballaggi che negli anni ha assicurato il ritiro e l’avvio al riciclo di tutte le frazioni raccolte di carta, vetro, plastica, legno, alluminio e acciaio versando un corrispettivo ai Comuni per i maggiori oneri sostenuti per la raccolta differenziata e assegnando priorita’ alle frazioni delle RD dei comuni, strategiche per la sostenibilita’ della gestione dei rifiuti urbani. Il decreto ha anche introdotto il CAC (contributo ambientale CONAI), una prima forma di EPR (responsabilita’ estesa del produttore) che in questi anni e’ stato pagato da oltre 1 milione di imprese con una elusione quasi nulla. Anche il sistema italiano di gestione dei rifiuti d’imballaggio ha raggiunto buoni risultati; l’avvio al recupero degli imballaggi e’ salito dal 33% del 1997 al 78,5% dell’immesso al consumo nel 2015 ed e’ gia’ stato superato l’obiettivo del 65% (siamo al 67%) di avvio al riciclo dei rifiuti da imballaggio che la nuova Direttiva indica per il 2025.
Queste importanti quantita’ di rifiuti avviati al riciclo hanno fatto crescere un settore industriale della green economy che vede i rifiuti come risorsa e che conta oltre 6.000 imprese (in aumento del 10% rispetto al 2008) con circa 155 mila addetti e un fatturato di circa 50 miliardi di euro. Considerando anche le imprese che gestiscono rifiuti come loro attivita’ secondaria o che utilizzano il recupero di rifiuti nel proprio ciclo produttivo, contiamo altre 3.150 realta’ produttive e ulteriori 183 mila addetti.Il numero complessivo di aziende coinvolte in questo settore sale a oltre 9 mila per complessivi 328 mila addetti.