Rifiuti: sequestro beni da 200 mln a gruppo societa’ napoletane

sequestro-beni-naNapoli – Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli ha esguito un provvedimento di sequestro emesso, su porposta della Procura delal Repubblica –  Sezione Misure Prevenzione Tribunale Napoli –  nei confronti di un gruppo imprenditoriale operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Sigilli a fabbricati, terreni, autoveicoli e rapporti bancari che costituiscono il frutto e il reimpiego di tutta una serie di condotte delittuose connesse, tra la altro, al reato di disastro ambientale. Il sequestro riguarda  beni intestati ai fratelli Giovanni, Salvatore e Cuono Pellini, cui fanno capo diverse societa’ del settore rifiuti e del noleggio aeronavale, nonche’ di loro familiari cui nel tempo sono stati ceduti quote societarie e beni. I tre fratelli, imprenditori di Acerra, sono stati condannati in Appello dalla IV sezione penale di Napoli per disastro ambientale e altri reati (mentre l’accusa di associazione a delinquere e l’aggravante di aver favorito il clan Buttone sono cadute anche per prescrizione) nel procedimento scaturito dall’indagine ‘Carosello-Ultimo atto’ che nel 2003 ha svelato come rifiuti industriali del Nord contenenti cadmio, olii minerali, zinco, diossine, amianto, provenienti da industrie del Nord Italia, ma anche i fanghi di Porto Marghera, siano stati venduti come compost con l’artificio del ‘giro bolla’ che li classificava come ‘non pericolosi’, e sversati nelle campagne dell’agro nolano e casertano o depositati in cave tra Acerra, Giugliano, Qualiano e l’area flegrea di Bacoli. Oltre 200 i terreni cui sono stati posti i sigilli. Il processo e’ pendente in Cassazione.
Sotto sequestro 250 fabbricati, 68 terreni, 50 tra veicoli e mezzi sequestro-beni-na1industriali, tre aeromobili e 49 rapporti bancari tra Roma, Bolzano, Salerno, Latina e Cosenza. Il provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Napoli prende le mosse, appunto, dall’operazione ‘Carosello-ultimo atto’ che riguarda reati commessi tra il 1997-2005 per illecito smaltimento di rifiuti anche pericolosi. La sentenza di Appello e’ arrivata in gennaio 2015 e a filo di prescrizione per diversi capi di imputazione e reati, quali ad asempio quello di associazioen a delinquere, caduto tra primo e secondo grado di giudizio. Il gruppo Pellini, dunque, dicono i processi, si e’ sviluppato proprio attraverso la gestione illecita di rifiuti e in pochi mesi nei loro impianti sono stati in gestiti illecitamente un milione di tonnellate di rifiuti speciali provenienti dal Nord Italia, smaltiti illecitamente per abbattere i costi del servizio, con un guadagno per i Pellini di diversi milioni di euro. I rifiuti, che venivano declassificati con il sistema del ‘giro bolla’ erano poi smaltiti irregolarmente nel bacino dei Regi Lagni, o vendendoli come e’ compost, oppure tombandoli in terreni a destinazione agricola e in cave adibite illegalmente a discarica. Da qui la contestazione di reato di disastro ambientale, confermata dalla sentenza di Appello. L’analisi dei documenti acquisiti dalla Sezione misure di prevenzione mostra tra l’altro l’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti per circa 6 milioni di euro. La gestione sequestro-beni-na2illecita di rifiuti fatta dal gruppo Pellini e’ stata il motore per ulteriori operazioni economiche e ha determinato la creazione e l’immissione di ingenti capitali in circuiti economico-finanziari. Tra i beni sottoposti a sequestro spiccano tutto il compendio aziendale della Pellini srl e della ATR srl, due societa’ immobiliari e una di noleggio costruzioni, e la Eliservice srl che noleggia mezzi di trasporto aereo ed e’ proprietaria tra l’altro di 3 elicotteri, nonche’ le quote di partecipazione a ditte che operano nel settore della ristorazione e della distribuzione carburanti.