Migranti: Garante infanzia, no a Centri minori come ‘parcheggi’

Filomena-AlbanoRoma – “Per fortuna e’ finito tutto bene. Ma se non si fa qualcosa per ridurre i tempi di permanenza nei Centri di prima accoglienza, i minori stranieri continueranno a sentirsi ‘parcheggiati’. E a vedersi senza futuro”. Filomena Albano, Garante nazionale per l’Infanzia, spiega all’Agi quanto accaduto nel tardo pomeriggio di ieri nella struttura di Cassano delle Murge, in provincia di Bari, dove con una delegazione dell’Authority e’ stata ‘sequestrata’ dagli ospiti, una trentina di giovani di eta’ compresa tra i 15 e i 17 anni, provenienti per lo piu’ da Gambia, Egitto e Nigeria. “Abbiamo trovato una situazione molto tesa – racconta mentre e’ in auto in direzione di Trani, seconda tappa del tour di monitoraggio che portera’ il Garante in altre strutture per minori stranieri non accompagnati, a “verificare sul campo” la realta’-, i ragazzi sono li’ dal 10 ottobre, quando per legge dovrebbero restare nei Centri di prima accoglienza per 60 giorni: la responsabile della struttura ci ha assicurato che la situazione in effetti e’ stata tranquilla per i primi due mesi ma poi e’ andata progressivamente facendosi sempre piu’ delicata, mano mano che i ragazzi hanno visto farsi sempre meno concreto il loro progetto migratorio. Considerate che non parliamo di minori provenienti direttamente da sbarchi: molti di erano gia’ stati in Calabria, in un altro Centro di prima accoglienza, e tra una cosa e l’altra sono in Italia da un anno”.

“Nei mesi scorsi – prosegue Albano – avevamo visitato altri Centri del nord, e avevamo dialogato con i ragazzi, ci avevano illustrato i loro desideri e condiviso con noi le loro aspettative e i loro sogni: a Cassano delle Murge c’era tensione da giorni, e non e’ stato possibile replicare quell’esperienza. I ragazzi si sono messi davanti alle nostre auto, hanno impedito alla delegazione di uscire, e’ volata qualche minaccia e c’e’ voluto l’intervento dei carabinieri per sbloccare il tutto ed evitare che la situazione si complicasse”. Alla fine, ammette la Garante nazionale per l’infanzia, “l’episodio, di per se’ ovviamente da condannare, ripropone in tutta la sua evidenza quello che e’ il problema numero uno: i tempi. I 60 giorni previsti dalla legge prevedono solo un percorso di alfabetizzazione rapida, uno screening sanitario, la definizione delle procedure burocratiche per la nomina del tutore. La realizzazione di progetti ad hoc e una reale integrazione sociale possono essere garantite solo a livello di Centri di seconda accoglienza, che pero’ sono ancora in numero insufficiente: bisogna individuarne di nuovi, ed evitare questa sorta di ‘doppio imbuto’. E’ qui che bisogna far leva: lasciare dei giovani, tra l’altro mediamente vicini al compimento della maggiore eta’, chiusi nei Centri di prima accoglienza significa pregiudicare i loro diritti e i loro progetti di vita. Senza contare che molti sono reduci da esperienze di viaggio traumatiche ed avrebbero bisogno dell’assistenza di uno psicologo”. Un aiuto puo’ arrivare dalla legge sui minori stranieri non accompagnati, ora al Senato dopo il si’ della Camera (legge che tra l’altro riduce ancora, a 30 giorni, i tempi di permanenza nei Centri di prima accoglienza)? “Certo – risponde Albano -, ha ragione il ministro Minniti quando ne auspica una rapida approvazione sottolineando che e’ un tema su cui si gioca la civilta’ del Paese. Pero’ non e’ solo un problema di norme, possiamo fare le leggi migliori del mondo ma se la macchina organizzativa non migliora c’e’ poco da fare”.