Porto Gioia Tauro: Nicolo’(Fi), scalo ‘tradito’ raggirato da scelte deleterie

alessandro-nicolo600x450-1Reggio Calabria – “Lo sporadico arrivo di qualche treno di automobili da Melfi non cambia la sostanza: quello di Gioia Tauro è un porto ‘tradito’, raggirato dalle scelte deleterie operate dal governo nazionale e accettate supinamente dal presidente Oliverio e dai gruppi dirigenti della sua parte politica che ben si adattano al ruolo di ‘ascari’ di una regione ridotta ormai a colonia di terz’ordine”. E’ quanto afferma in una nota Alessandro Nicolò, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, aggiungendo:”Sta svanendo miseramente il sogno dello scalo gioiese, quello di una sfida di fondamentale importanza per lo sviluppo della Calabria e di una vasta area dell’intero Mezzogiorno e le conseguenze più gravi e pesanti stanno già ricadendo sui lavoratori portuali con l’avvio delle procedure per 400 licenziamenti”.
“Da una parte c’è il ministro Delrio – osserva Nicolò – che ha deciso di accorpare le autorità portuali di Gioia Tauro e Messina col risultato scontato di ridimensionare entrambi gli scali che comunque sono diversi strutturalmente e per storia e vocazione. Ma cosa fa Oliverio per contrastare tale scelta del Governo ‘amico’ che sancirebbe il fallimento dello scalo col totale arretramento della programmazione e del rilancio del porto e delle aree retrostanti? Darà il suo ok? O forse l’ha già dato?”.
“Doveva essere occasione di una grande progettualità ed invece il porto di Gioia è diventato un’emergenza, altro che pensare in grande…– aggiunge il capogruppo di Forza Italia – E sicuramente sia a Roma che alla Cittadella stanno facendo la loro parte per far naufragare le importanti prospettive di un porto che è partito come il più grande nel transhipment del Mediterraneo, in termini di volumi di carico movimentati, con l’ambizione e tutte le carte in regola per diventare uno dei più importanti al mondo.”
“Il bilancio oggi – continua Nicolò – si avvicina invece purtroppo ad un buco nell’acqua. Senza gli adeguamenti strutturali individuati da anni, con i cantieri per il bacino di carenaggio ancora fermi, privo di quella zona franca invano promessa dal 1996, il porto è rimasto ancora isolato ed ritardi nel pianificare idonei catalizzatori economico-industriali non solo non hanno ancora attivato un reale processo di sviluppo del territorio ma hanno costretto a correre ai ripari per tentare almeno di difendere l’esistente.”
“Oggi – conclude l’esponente politico – sul tappeto c’è l’urgenza di fronteggiare le procedure avviate per 400 licenziamenti. E’ ovvio che tutti vorremmo che si trattasse di nuove assunzioni e non di perdita di posti di lavoro, ma siamo sicuri che si sia fatto di tutto per prevenire questo collasso occupazionale? Condividiamo il ragionamento di Oliverio nel chiedere che si mettano da parte le divisioni e nell’appellarsi ad uno sforzo unitario ma lui si è mai messo davvero in ascolto? E, soprattutto, siamo certi che la Regione abbia le carte in regola e abbia pronti progetti e proposte da mettere sui tavoli decisionali? O si tratta sempre di aria fritta e di acquiescenza verso le prospettive più negative calate dall’alto? Per salvaguardare e rilanciare una infrastruttura strategica come quella di Gioia Tauro occorre mettere in campo una capacità progettuale politica di grande respiro, adeguata alla posta in gioco, per ridare nuova vita e un forte slancio e a un porto che sta affondando”.