Camorra: diciottenne ucciso per “onore”, arrestato figlio boss

controlli-Polizia60x40Napoli  – Si sospettava che avesse una relazione con la moglie del capoclan e per questo e’ stato portato in un luogo periferico, in campagna, fatto inginocchiare e li’ gli sono stati sparati due colpi di pistola, uno al volto in segno di sfregio e un altro mortale alla tempia. E’ questa la ricostruzione fatta da un’indagine della Polizia a Napoli dell’uccisione di Vincenzo Amendola, 18 anni. Un delitto nato all’interno del clan Formicola. Il ragazzo era scomparso da casa il 5 febbraio dello scorso anno e il suo corpo fu ritrovato soltanto il 19 febbraio, seppellito in un terreno nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. Suo giustiziere, dicono le indagini, Gaetano Formicola, 21enne figlio del boss Antonio, detenuto al 41 bis, il cui ‘onore’ era stato macchiato dalle voci del quartiere, che agi’ insieme a due complici e che ora va in carcere. Il corpo del 18enne era stato interrato a circa un metro e mezzo di profondita’, coperto da una rete metallica e da travi di legno nonche’ da materiale di risulta di lavori edili, tanto che per estrarlo fu necessario un escavatore.

La ricostruzione del movente, della dinamica delle responsabilita’ per questa esecuzione e’ stata resa possibile non solo dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha partecipato all’omicidio e che ha permesso di ritrovare il cadavere e l’arma utilizzata, gettata una scogliera, ma anche da intercettazioni. Il gip di Napoli aveva gia’ emesso a marzo dello scorso anno la prima misura cautelare fondata su elementi quali la denuncia della scomparsa, i tabulati dell’utenza telefonica del ragazzo, alcune intercettazioni e due interrogatori resi dal pentito. Destinatari di quel provvedimento sono Formicola e Gaetano Tabasco, suo coetaneo, anche lui oggi arrestato, che, dopo un periodo di latitanza erano stati arrestati a Viterbo dove si erano rifugiati. Allora, l’ordinanza era stata annullata dal Tribunale del Riesame che, pur non mettendo in discussione l’attendibilita’ del collaboratore di giustizia, aveva ritenuto che le intercettazioni, in parte non trascritte integralmente nella misura cautelare, non erano univocamente interpretabili e quindi non fornivano riscontri utili alle dichiarazioni del pentito. Le indagini cosi’ sono state approfondite, accertando anche il coinvolgimento nei fatti del proprietario del fondo in cui il corpo di Amendola e’ stato trovato, Raffaele Morra, oggi arrestato, il quale avrebbe avuto un ruolo anche del seppellimento del cadavere. Altri riscontri vengono dalle attivita’ tecniche della polizia sul luogo del delitto e sull’ arma per commetterlo, nonche’ da informazioni assunti dai parenti della vittima e da persone che erano presenti nel momento e nel posto in cui Vincenzo Amendola fu prelevato dai suoi sicari per essere condotto al luogo dell’omicidio.