Lamezia: la ‘ndrangheta globalizzata, “Mafie straniere, mafiosi stranieri”

trame-manzini2Lamezia Terme – Il quinto e ultimo giorno di Trame Festival si è aperto con l’incontro “Mafie straniere, mafiosi stranieri” con Arcangelo Badolati, giornalista e scrittore; Marisa Manzini, Procuratore Aggiunto di Cosenza; Anna Sergi, docente di criminologia presso l’Università di Essex. L’incontro è stato coordinato da Maria Vittoria Morano, giornalista Rai.
Il libro di cui si è discusso, presentato in anteprima nazionale,“Le ‘ndranghetiste dell’est” di Arcangelo Badolati, è una sorta di “Catalogo delle Donne” esiodeo, che alle donne del cantore greco ne sostituisce altre più moderne: Edyta, Lucia, Oksana, Ewelina, tutte donne straniere affiliate con la ‘ndrangheta. Se Esiodo raccontava l’unione di donne mortali con gli dei, Badolati narra, attraverso le loro confessioni, il matrimonio ed il conseguente assoggettamento di signore straniere a boss mafiosi.
Ciò che sorprende è la facilità con cui esse entrano a far parte del sistema mafioso che trame-manzini3riteniamo spesso ermeticamente chiuso. Per giunta quest’intrusione riguarda un ruolo, quello della madre e della sposa, da sempre sacro e intoccabile nelle famiglie mafiose. Una interpolazione che, secondo Marisa Manzini, denota debolezza all’interno delle cosche stesse, come testimoniato dalla maggiore facilità con cui queste donne collaborano con la giustizia, in quanto estranee all’ambiente mafioso e ai suoi disvalori. Le storie sono diverse: qualcuna diventa “regina” e partecipa addirittura alle riunioni interne alla cosca, altre rimangono semplici cameriere, quando non si trasformano in schiave. Alcuni elementi sono però comuni alle loro biografie: la perdita della propria autonomia e la volontà di collaborare con la giustizia nel momento in cui il proprio potere decade.
Questo fenomeno si inserisce all’interno del grande problema di internazionalizzazione della trame-manzini4‘ndrangheta, studiato dall’esperta Anna Sergi. L’attenzione si è poi spostata sui killer “a contratto” che sempre più spesso vengono assoldati dalle cosche per commettere omicidi che prima si vendicavano “in famiglia”. Se da un lato ciò risulta in un incremento delle collaborazioni di giustizia e denota una fragilità interna alle famiglie che stentano a trovare tra le proprie fila persone disposte a “lavare” l’onore della cosca, dall’altro implica non poche difficoltà nell’inquadrare i crimini nell’ordine dei delitti mafiosi e dunque nel combatterli.

Luca Giacobbe

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