‘Ndrangheta: sacro e legalita’, da Polsi la sfida ai clan

San Luca (Reggio Calabria)  – “Madonna di Polsi: la simbologia del Santuario tra sacro e legalita’”: e’ il tema dell’incontro che si e’ svolto oggi nel Santuario della Madonna di Polsi a San Luca, promosso dal Prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari e dal vescovo della Diocesi di Locri-Gerace,Mons. Francesco Oliva. All’incontro hanno partecipato il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, e le piu’ alte autorita’ civili, militari e religiose della regione. Un’iniziativa finalizzata a ristabilire, anche simbilicamente, la svranita’ dello stato su un luogo diventato simbolo della prepotenza mafiosa. In apertura il Coro dell’Unione dei Cori parrocchiali della Diocesi di Locri- Gerace ha intonato un’antologia di rosari che, secondo la tradizione, accompagnano nelle loro preghiere i pellegrini in visita al Santuario eletto dalla ‘ndrangheta come luogo di ritrovo dei capi in occasione della festa della montagna a settembre. Sono seguiti gli interventi del Rettore del Santuario, don Tonino Saraco, del Presidente della Regione, Mario Oliviero, del Sindaco Metropolitano, Giuseppe Falcomata’ e del Presidente della Conferenza Episcopale Calabrese, Mons. Vincenzo Bertolone che ha evidenziato l’importanza dell’iniziativa in quanto rappresenta un ulteriore segno dell’attenzione dello Stato verso il territorio della Locride, dopo la visita del Capo dello Stato a Locri, in occasione della XXII Giornata della memoria e dell’impegno. “L’evento – ha affermato il presule -, dal valore fortemente simbolico, deve, tuttavia, tradursi in un’azione formativa rivolta soprattutto ai giovani per indirizzarli verso la legalita’ e sviluppare in loro una coscienza civica, facendo si’ che si sentano un tutt’uno con lo Stato, parte integrante di esso. Il Comandante Generale dei Carabinieri ha confermato l’impegno e la determinazione dell’Arma nel combattere la mafia, non solo in Calabria ma in ogni luogo essa alligni. Allo stesso modo il Procuratore Distrettuale Antimafia, Federico Cafier de Raho ha rimarcato la volonta’ dello Stato di combattere la ‘ndrangheta inviando in questa terra, e nei territori “duri”, i suoi uomini migliori “E’ un luogo comune a – ha aggiunto – ffermare che la ‘ndrangheta fondi il suo potere sul consenso sociale in quanto offre lavoro: in realta’ chi lavora con la ‘ndrangheta ne diventa schiavo”.
Mons. Oliva ha ringraziato, in particolare, il Ministro dell’Interno e le Autorita’ presenti per l’attenzione riservata al Santuario e alla gente della Locride, soprattutto perche’ la loro presenza incoraggia e rafforza l’opera intrapresa dalla Chiesa per riportare l’immagine del Santuario a luogo di culto e di preghiera, evidenziando, altresi’, “la volonta’ del Clero calabrese di mettere al primo posto i fedeli e di avviare un’azione pastorale di coinvolgimento nella lotta al fenomeno mafioso con processi di rinnovamento che traggano ispirazione dal Vangelo”. Nel suo intervento il Prefetto ha ripercorso la storia del Santuario che e’ stato il centro spirituale della cristianita’ calabrese. Ha ricordato che il rapporto tra sacro e legalita’ trae origine dall’Episcopato calabro e in particolare da Mons. Lanza, Vescovo di Reggio Calabria, che e’ stato l’inventore delle settimane sociali. “Essere presenti qui, oggi- ha detto di Bari – e’ il segnale che lo Stato vuole riappropriarsi di questo luogo emblematico. Ringrazio, per questo, la Squadra Stato e, soprattutto, il Signor Ministro dell’Interno che con la sua presenza ha dato ulteriore lustro all’incontro”. Il Ministro, nel concludere il convegno, ha affermato: “Oggi e’ avvenuta una cosa straordinaria di cui abbiamo avuto immediata consapevolezza. Ho provato una grande emozione nell’entrare nel Santuario: l’esperienza odierna rimarra’ nel mio patrimonio sentimentale per le parole di straordinaria potenza pronunciate in particolare dagli uomini di fede”. Ha, inoltre, ribadito che definire questo luogo il Santuario della mafia e’ una contraddizione in termini ed e’ “la cosa piu’ iconoclasta che ci sia”. “Nel nome di Dio non si puo’ giustificare la guerra e la violenza in quanto Dio le esclude entrambe. La partita contro la mafia si vince non solo con la prevenzione e la repressione, ma anche combattendo contro l’uso distorto dei simboli religiosi. La ‘ndrangheta viola la fede e cancella l’onore ed e’, inoltre, il nemico mortale di una societa’ che si definisce libera. Cosi’ come nel Faust di Goethe il diavolo prende l’anima al giovine, allo stesso modo la ‘ndrangheta – ha detto – ruba l’anima e la vita a quanti ne fanno il loro punto di riferimento? Sconfiggeremo la ‘ndrangheta quando conquisteremo il cuore e la mente dei calabresi e degli italiani e oggi con la nostra premessa abbiamo posto una pietra miliare per conquistare il cuore dei calabresi”.