Femminicidio: Sculco, servono cambio di cultura e pene rigorose

Reggio Calabria  – “Tolleranza zero, pene rigorose e inflessibili e un mutamento di cultura da monitorare con scrupolo e col coinvolgimento di ogni agenzie educativa che metta a nudo le sacche di subcultura radicate in ogni citta’ e per la quale il maschio – padrone e’ un totem che non si riesce ad abbattere”. Flora Sculco, consigliera regionale di Calabria in Rete e’ “arrabbiata per le donne assassinate da maschi balordi e squilibrati”, ma anche “con quest’Italia che viaggia su Internet, si spaccia per modernista e sui social media da’ mostra di non avere segreti ne’ preconcetti, ma poi si scopre maschilista fino al midollo con degli uomini prepotenti che usano la violenza come unica forma di dialogo con le donne”. Aggiunge: “Dall’inizio dell’anno oltre 50 donne vittime di violenza da parte di maschi che al posto dei neuroni hanno grumi di frustrazioni e meriterebbero pene infernali. Numeri e situazioni intollerabili, che esigono un’attenzione straordinaria e investimenti congrui per dar man forte alla cultura di genere. Un’attenzione e delle azioni che blocchino questa recrudescenza di violenza primordiale e tribale ai danni delle donne”. Conclude Flora Sculco: “Dinanzi a questi episodi drammatici, che ci dicono quanto indietro sia il Paese nel rispetto delle prerogative femminili, sono anche i mass media, che spesso diffondono messaggi in cui la donna appare come un oggetto su cui scatenare rabbia, gelosia e rivalse, che debbono interrogarsi con un sussulto di responsabilita’, in particolare sui contenuti che diffondono. Non concordo neppure con la definizione di lupo travestito da agnello che si usa per stigmatizzare i maschi violenti. Le metafore, ormai, lasciano il passo a realta’ piu’ o meno degradate presenti in tutto il Paese, in cui la dignita’ della persona e’ subordinata a logiche esacerbate di profitto e mercificazione dei rapporti umani incluse le incalzanti esclusioni sociali. Dinanzi a queste violenze inaudite non c’e’ nessun lupo, soltanto miserie umane che richiedono una vigilanza attiva e reattiva sia da parte dello Stato e delle sue articolazioni territoriali che dei contesti sociali in cui le violenze si sprigionano. Chi sa di situazioni in cui la violenza del maschio agisce imperterrita e impunita, ha il dovere di parlare e di denunciare. Non farlo significa esserne complici”.