Incendi: Legambiente, Sicilia e Calabria le regioni piu’ colpite

Roma  – Ogni estate l’Italia brucia, ma quest’anno brucia di piu’. Nel periodo tra il mese di maggio e mercoledi’ 26 luglio, cioe’ due giorni fa, sono diventati cenere 72.039 ettari di superfici boschive, il 96,1% della superficie bruciata quest’anno. Nel periodo invernale sono andati a fuoco 2.926 ettari (3,9% del totale). Siamo quindi, in sette mesi (ma mancano ancora tre giorni alla fine di luglio), a ben 74.965 ettari di superfici boschive. Un dato in forte crescita rispetto al recente passato: si pensi che nell’intero 2016 erano bruciati 47.926 ettari. Questi dati arrivano dall’aggiornamento al 26 luglio di Legambiente e raccolti dalla Commissione europea nell’ambito del progetto Copernico per monitorare e mappare uno dei fenomeni piu’ devastanti in Italia e nel resto d’Europa.
Secondo la banca dati, le regioni italiane piu’ colpite sono la Sicilia con 25.071 ettari distrutti dal fuoco – con roghi in quasi tutte le province – quindi la Calabria con 19.224 ettari e ancora la Campania 13.037, il Lazio 4.859, la Sardegna 3.512, la Puglia 3.049, la Liguria 2.848 (di cui 2.455 ettari in periodo “invernale”), la Toscana 1.521, la Basilicata 572, l’Abruzzo 366, la Lombardia 270, le Marche 264, l’Umbria 221 e il Piemonte con 151 ettari. Ed emerge che il fuoco colpisce ogni anno non solo le stesse regioni ma addirittura le stesse province. Quest’anno, per esempio, con un’azione preventiva di vigilanza e controllo rafforzato in sole 10 province (Cosenza, Salerno, Trapani, Reggio Calabria, Messina, Siracusa, Latina, Napoli, Palermo, Caserta) si sarebbero potuti salvare fino a 47.559 ettari, ossia il 63,44% di quanto bruciato finora.

 

L’Italia ha un patrimonio boschivo unico che copre attualmente circa il 36% della superficie territoriale nazionale. La Protezione Civile stima – riferisce Legambiente – che negli ultimi 30 anni sia andato perso addirittura il 12% del patrimonio forestale del Paese, con inestimabili danni agli ecosistemi colpiti ed effetti sulla gia’ precaria tenuta idrogeologica del territorio e sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici. Le stime complessive fatte dall’ex Corpo forestale dello Stato – oggi confluito nell’Arma dei carabinieri – sui danni ambientali cagionati dai roghi nel 2016 ruotano intorno ai 14 milioni di euro, mentre i soli costi per l’estinzione sono stati quantificati in quasi 8 milioni. E se le temperature torride e la scarsa manutenzione dei boschi rappresentano un mix esplosivo per l’innesco, l’Italia pero’, salvo eccezioni, brucia per colpa della mano criminale dell’uomo, mafiosa e non mafiosa per il perseguimento di interessi economici. Il trend e’ in crescita. Gia’ nel 2016, secondo il rapporto Ecomafia di Legambiente, gli incendi di origine dolosa o colposa erano quasi raddoppiati rispetto al 2015: 4.635 incendi (con dolo o colpa accertati) contro i 2.250 del 2015. Le mafie svolgono un ruolo determinante nel controllare i rispettivi territori di pertinenza, usando alla bisogna gli incendi per i piu’ disparati motivi criminali: appalti per manutenzione e rimboschimenti, assunzioni clientelari del personale forestale (addetto agli spegnimenti e alla manutenzione), guardianie imposte, estensione delle superfici destinati al pascolo, e ancora per ritorsione nei confronti di chiunque gli sbarra la strada o come mero strumento di ricatto politico. Quest’anno in Sicilia, Calabria e Campania andati in fumo 57.332 ettari (pari al 76,47% del totale). Numero da record (del decennio) quest’anno anche per le chiamate ricevute dal Centro Operativo Aereo Unificato del Dipartimento della Protezione Civile da parte delle Regioni. Tra il 1 gennaio e il 26 luglio sono arrivate 1.144 richieste per l’intervento dei mezzi della flotta aerea dello Stato (composta da 14 Canadair, 3 elicotteri del Corpo Nazionale dei vigili del fuoco e 3 elicotteri della Difesa).

 

“I ritardi nella pianificazione territoriale sono decisamente troppi – dichiara Rossella Muroni, presidente di Legambiente – La Protezione civile ha messo in campo nei giorni scorsi un notevole impegno. Ma la questione degli incendi richiede che si faccia di piu’, per prevenire e per punire, e in questo senso la legge 68 che ha inserito gli ecoreati nel codice penale oggi e’ uno strumento in piu’. L’Italia non puo’ essere lasciata in mano a piromani e criminali che speculano sempre di piu’ di anno in anno. E’ fondamentale che vi sia una concreta assunzione di responsabilita’ da parte di tutti i soggetti coinvolti nel controllo, la prevenzione e la mitigazione del fenomeno, a cominciare da Regioni e Governo. E’ inaccettabile continuare a lasciare andare in fumo il capitale naturale del Paese”. E’ a livello territoriale che si registrano i ritardi piu’ gravi. E’ alle Regioni che spetta, infatti, redigere e approvare annualmente il Piano regionale AIB (antincendi boschivi) per la programmazione delle attivita’ di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi. Devono, inoltre, coordinare e gestire tutte le operazioni e gli enti coinvolti nella azioni di prevenzione e contrasto agli incendi, con mezzi di terra e aerei, attivare la Sala Operativa Unificata Permanente (SOUP)per tutto il periodo di maggiore criticita’ e i Centri Operativi Provinciali per gestire il servizio di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi in ambito provinciale, oltre a raccordarsi con la stessa SOUP per gli eventi che richiedono un supporto interprovinciale. Ai ritardi, va aggiunto – denuncia Legambiente – il numero insufficiente delle squadre di operai forestali e il processo di riorganizzazione delle funzioni dell’ex Corpo forestale; i vigili del fuoco a cui sono state assegnate nuove funzioni sono sotto organico di 3.314 unita’. In questo quadro si inseriscono “anche l’assenza di strategie e di misure di adattamento al clima e i ritardi nazionali dovuti al fatto che il governo e i ministeri competenti non abbiano ancora approvato i decreti attuativi necessari al completamento del passaggio di competenze, personale, strumenti e mezzi per quanto riguarda l’antincendio boschivo, in modo da garantire su tutto il territorio squadre operative per gestire l’emergenza e svolgere le attivita’ di prevenzione”.

 

Nelle sei Regioni maggiormente colpite dagli incendi di questa stagione estiva, al 26 luglio, il quadro e’ “disarmante”, dice ancora Legambiente: fortissimi ritardi nell’approvazione dei piani di AIB, mancato trasferimento di personale e mezzi, un numero elevato di operatori antincendio di eta’ superiore ai 55 anni e senza le certificazioni sanitarie di idoneita’ fisica. Ritardi che ad oggi “non consentono di mettere in campo un’azione tempestiva ed efficace di prevenzione e gestione attiva delle emergenze sul fronte degli incendi boschivi”. La Sicilia (che ha 338.171 ettari di foreste e boschi, il 13,1% della superficie regionale) ha visto bruciare nelle ultime settimane circa 25.071 ettari. La Calabria ha circa 613.000 ettari di boschi e foreste, il 40,6% della sua superficie regionale. Tra meta’ giugno e luglio ne sono bruciati 19.224 ettari. La Campania ha il 32,7% della superficie regionale coperta da boschi e foreste, per un’estensione di 445.274 ettari. Al 26 luglio gli ettari percorsi dal fuoco sono 13.037. Il Lazio, con il 35,2% (605.859 ettari) di superficie regionale forestale, ad oggi e’ la quarta regione per estensione dell’area interessata da incendi (4.859 ettari). Ha approvato solo il 17 luglio il Piano AIB 2017 e le relative modalita’ attuative. La quinta regione per estensione di aree finora colpite da incendi nella stagione 2017 e’ la Sardegna con 3.512 ettari andati in fumo. Con 1.213.250 ettari di superficie forestale ha il 50,36% delle superficie regionale coperta da boschi e foreste. In Puglia 3.049 ettari bruciati su 179.040 di superficie regionale coperto da boschi e foreste, il 9,2%. Quest’anno ricorre il decennale del devastante incendio di Peschici (Foggia) che provoco’ vittime tra i turisti nel Parco nazionale del Gargano.