Piccoli Comuni: le misure della ‘Salva borghi’

Roma – Queste nel particolare le misure del ddl ‘salva borghi’, che riguarda 5585 Comuni, diventato legge dopo l’approvazione definitiva in Aula, al Senato.
PICCOLI COMUNI E OBIETTIVI DELLA LEGGE – Scopo della legge e’ favorire e promuovere lo sviluppo sostenibile economico, sociale, ambientale e culturale, promuovere l’equilibrio demografico del Paese, favorendo la residenza nei piccoli comuni, incentivare la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, storico, culturale e architettonico. Il ddl punta anche all’adozione di misure a favore dei cittadini che vi risiedono e delle attivita’ produttive, contro lo spopolamento e per incentivare l’arrivo dei turisti. Per piccoli comuni si intendono i centri con residenti fino a 5.000 abitanti ma anche i comuni istituiti con la fusione tra centri che hanno, ognuno, popolazione fino a 5.000 abitanti. La legge definisce anche altri parametri per beneficiare dei finanziamenti destinati ai ‘piccoli'(devono essere comuni collocati in aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico; comuni caratterizzati da marcata arretratezza economica; comuni nei quali si e’ verificato un significativo decremento della popolazione residente rispetto al censimento generale della popolazione effettuato nel 1981; comuni caratterizzati da condizioni di disagio insediativo, sulla base di specifici parametri definiti in base all’indice di vecchiaia, alla percentuale di occupati rispetto alla popolazione residente e all’indice di ruralita’, ad esempio).
FONDO PER LO SVILUPPO STRUTTURALE, ECONOMICO E SOCIALE DEI PICCOLI COMUNI – Ha una dotazione complessiva di 100 milioni e serve a finanziare investimenti, (10 milioni di euro per l’anno 2017, e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023). Per l’utilizzo delle risorse, e’ prevista la predisposizione di un piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni e un elenco di interventi prioritari assicurati dal Piano nazionale.

RECUPERO CENTRI STORICI – Il ddl prevede la possibilita’ di individuare, all’interno dei centri storici, le zone di particolare pregio, dal punto di vista dei beni architettonici e culturali, da riqualificare con interventi, pubblici e privati, per riqualificare l’area urbana, rispettando le tipologie delle strutture originarie. La legge consente, fra l’altro, ai comuni in questione, di acquisire e riqualificare immobili per contrastare l’abbandono di terreni e di edifici, di acquisire o stipulare intese per il recupero di case cantoniere e di stazioni ferroviarie non piu’ utilizzate e attribuisce ai piccoli comuni la facolta’, anche in forma associata, di stipulare, con le diocesi della Chiesa cattolica e con le rappresentanze delle altre confessioni religiose che hanno concluso intese con lo Stato, convenzioni per la salvaguardia e il recupero dei beni culturali, storici, artistici e librari degli enti ecclesiastici o degli enti delle confessioni religiose civilmente riconosciuti.
BANDA ULTRALARGA – Si stabilisce che le aree dei piccoli Comuni per le quali non vi e’ interesse da parte degli operatori a realizzare reti di connessione veloce e ultraveloce possono essere destinatarie delle risorse previste, in attuazione del piano per la banda ultralarga del 2015.
TASSE E TRIBUTI E DI TARIFFE PER I SERVIZI PUBBLICI EROGATI – Nei piccoli comuni e’ consentito il ricorso alla rete telematica gestita dai concessionari della Agenzia delle dogane e dei monopoli per favorire il pagamento di imposte e tributi. Si riconosce anche ai piccoli Comuni la facolta’ di stipulare apposite convenzioni, di intesa con le organizzazioni di categoria e con la societa’ Poste Italiane Spa, perche’ pagamenti di imposte comunali e vaglia postali possano essere effettuati presso gli esercizi commerciali di comuni o frazioni non serviti dal servizio postale.
STAMPA QUOTIDIANA – La legge prevede che si promuova l’intesa tra Governo, Associazione nazionale dei comuni italiani (l’ANCI), Federazione italiana editori giornali e i rappresentanti delle agenzie di distribuzione della stampa quotidiana perche’ la vendita dei quotidiani sia assicurata anche nei piccoli comuni.

Nel secondo trimestre il numero di occupati tra i giovani 15-34enni rimane stabile rispetto al trimestre precedente e torna a calare su base tendenziale (-0,7 per cento, -38 mila unita’), il tasso di occupazione invece cresce leggermente in entrambi i periodi; per i giovani il tasso di inattivita’ aumenta anche su base annua. Nella classe di eta’ 35-49 anni, malgrado la diminuzione del numero di occupati, il tasso di occupazione continua a crescere sia rispetto al trimestre precedente sia su base annua; in questa fascia di eta’ e’ piu’ forte il calo tendenziale del numero di disoccupati e di inattivi. Prosegue, infine, la crescita del numero di occupati e del tasso di occupazione tra gli over 50 cui si associa il calo della disoccupazione e dell’inattivita’. Dal lato della domanda di lavoro dipendente regolare, riferita all’intera economia, i dati destagionalizzati delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del lavoro e delle politiche sociali indicano che l’aumento congiunturale, dopo un periodo di crescita culminato nel primo trimestre 2016 (+233 mila posizioni) e influenzato dai provvedimenti di decontribuzione, si e’ successivamente ridotto. Nel secondo trimestre 2017 continua l’aumento delle posizioni lavorative (+111 mila posizioni). L’aumento, ininterrotto dal primo trimestre 2015, e’ stato trainato fortemente dalle posizioni a tempo indeterminato fino al picco raggiunto nel primo trimestre 2016 e successivamente a contribuire maggiormente sono state le posizioni a tempo determinato. Anche i dati tendenziali registrano una ripresa del lavoro a tempo determinato, iniziata negli ultimi tre trimestri 2016 (+44 mila, +66 mila, +145 mila posizioni) e accentuatasi nel primi due trimestri 2017 (+241 mila e +329 mila). Tale ripresa e’ confermata dai dati Inps (+322 mila, +482 mila posizioni rispettivamente nel primo e secondo del 2017) i quali comprendono anche il lavoro in somministrazione. A cio’ si associa la sostanziale stabilizzazione del tasso di crescita delle posizioni lavorative a tempo indeterminato.