Sanita’: Italia divisa in due,accesso a servizi ancora disuguale

Roma – Dai tempi di attesa, all’erogazione dei farmaci, dalla copertura vaccinale alla gestione dell’emergenza urgenza, dai servizi per i malati oncologici agli screening per i tumori, sono ancora troppe le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari che incidono sulla salute dei cittadini. Sebbene al Sud si concentrino le regioni con maggiori problematicita’ negli ambiti indicati, si riscontrano anche eccezioni positive nel Meridione, cosi’ come Regioni del Nord che faticano piu’ del passato a mantenere i livelli di performance nell’erogazione dei servizi sanitari ai cittadini. E’ il caso, ad esempio, della copertura vaccinale per l’infanzia dove, per le vaccinazioni obbligatorie da anni (polio, difterite, tetano e epatite B), le regioni virtuose sono Abruzzo, Molise e Basilicata e ai livelli inferiori troviamo il Friuli Venezia Giulia e la P.a. di Bolzano. Questo il quadro che emerge dal Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanita’, edizione 2016, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.

Per quanto riguarda i Lea, nel 2015 passano da 3 a 5 le regioni che non li rispettano, nonostante l’attuale sistema di affiancamento dei ministeri competenti: al Molise, Calabria e Campania, che versa in condizioni di particolare criticita’ (da un punteggio di 139 nel 2014 a 106 nel 2015), si aggiungono Puglia (da 162 del 2014 a 155 nel 2015) e Sicilia (da 170 nel 2014 a 153 nel 2015). Anche fra quelle che garantiscono i livelli essenziali di assistenza, le discrepanze sono notevoli: si va da un punteggio di 212 (la soglia di sufficienza e’ pari a 160) della Toscana ai 170 della Basilicata. Aumentano le liste di attesa e non solo al Sud. Sono in particolare i cittadini di Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Marche, Puglia a segnalare, lo scorso anno al Tribunale per i diritti del malato, il problema delle difficolta’ di accesso alle prestazioni a causa delle liste d’attesa; ma non mancano anche difficolta’ per i cittadini della Toscana, dell’Emilia Romagna e dell’Umbria nonostante abbiano avviato politiche regionali di governo dei tempi d’attesa. L’importo del ticket per le prestazioni sanitarie varia di regione in regione. Ad esempio, per una visita specialistica si passa dai 16,5 euro delle Marche ai 29 del Friuli Venezia Giulia, per l’analisi dell’ormone della tiroide (TSH) si passa dai 5,46 della Liguria ai 13,22 della Sardegna. Per quanto riguarda il superticket sulla ricetta, solo Basilicata, Sardegna e Provincia autonoma di Bolzano non lo applicano, 8 Regioni (Abruzzo, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) applicano la quota aggiuntiva di 10 euro su ogni ricetta, le restanti applicano misure alternative alla quota fissa. Il Rapporto analizza anche le differenze nelle attese dei mezzi di soccorso. Il tempo ritenuto accettabile per un soccorso efficace degli operatori sanitari e’ compreso entro i 18 minuti, ma le differenze regionali riscontrate dall’ultimo monitoraggio LEA sono notevoli: punte minime si registrano in Liguria (13 minuti), Lombardia (14 minuti), Lazio (15 minuti), Toscana, Emilia-Romagna, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte. Alcune regioni, invece, fanno registrare intervalli di attesa fuori dal range di normalita’: e’ il caso in particolare della Sardegna (23 minuti), della Calabria e Molise (22 minuti) ma soprattutto della Basilicata (27 minuti). E’ interessante notare che alcune regioni peggiorano i loro risultati ed in particolare la PA di Bolzano che dai 10 minuti del 2014 passa ai 19 minuti del 2015.

 

Ci sono poi disuguaglianze nell’accesso ai farmaci, anche per i malati oncologici. E sui generici l’Italia viaggia a due velocita’. Attraverso il Monitoraggio civico delle strutture oncologiche italiane, realizzato dal Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva nel 2016, nel 42% delle strutture occorrono in media 15 giorni per l’inserimento di farmaci oncologici innovativi nel Prontuario Terapeutico Ospedaliero (PTO). Ci sono poi strutture sanitarie che impiegano dai 2 ai 3 mesi (7%) e fino a 120 giorni, cioe’ 4 mesi (9%), per inserire farmaci innovativi dopo l’approvazione nazionale. Inoltre, solamente il 52% delle strutture prevede procedure per il sostegno dei costi dei farmaci non passati dal SSN. A livello territoriale, per l’inserimento dei farmaci oncologici nel Prontuario terapeutico ospedaliero si va da un minimo di 1 giorno ad un massimo di 90 giorni al Nord, da un minimo di 3 ad un massimo di 200 giorni al Centro e da un minimo di 7 ad un massimo di 90 giorni al Sud e Isole . Sul fronte dei farmaci equivalenti, si registra un uso piu’ diffuso nella Provincia Autonoma di Trento con il 41,1%, mentre la Basilicata e’ quella che ne utilizza di meno con il 18,3%. Emilia-Romagna (34,3%), Friuli-Venezia Giulia (33,2%), Liguria (30%), Lombardia (36,8%), Toscana (32,7%) e, Valle d’Aosta (32,2%) presentano dati sovrapponibili. Oncologia: servizi e tempi di attesa differenti di regione in regione Sebbene l’incidenza dei tumori, in particolare di alcuni, sia inferiore al Sud, nelle regioni meridionali e nelle isole il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi e’ inferiore rispetto al Nord (49% vs 52%, mentre al Centro si attesta al 51%). in Italia, le reti oncologiche sono attive solo in 6 regioni (prevalentemente nord) ed inoltre hanno caratteristiche molto difformi tra loro: Piemonte, Lombardia, Toscana, Trentino, Umbria e Veneto. Mancano invece all’appello Abruzzo, Calabria, Basilicata, Marche, Molise e Sardegna. Nelle restanti regioni sono in via di implementazione.

,