Battisti: continua a spacciarsi per vittima dell’Italia

Cananeia (Brasil) – A 3 giorni dall’udienza in cui il Tribunale Federale Supremo brasiliano decidera’ di fatto se potra’ essere estradato in Italia, dove e’ stato condannato con sentenze passate in giudicato a 4 ergastoli per altrettanti omicidi, il terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo, Cesare Battisti continua a recitare la parte della vittima dell’Italia, ad uso e consumo dei media brasiliani e francesi. In un’intervista all’agenzia Afp, Battisti, 62 anni, cui il presidente Michel Temer ha revocato lo status di rifugiato politico concesso nel 2010 dall’allora presidente, Inacio Lula da Silva nell’ultimo giorno del suo mandato contro la decisione del Tribunale Supremo Federale di allora che nel 2009 aveva concesso l’estradizione, lasciando l’ultima parola al potere politico, ostenta un non convincente ottimismo sul fatto che i giudici gli daranno ragione.
Battisti, da consumato scrittore di gialli in Francia, narra la sua storia come gli fa comodo: “Ho sempre detto che sono colpevole di aver fatto parte di un gruppo armato e di aver combattuto contro uno Stato, fascista, mafioso e ladro (l’Italia degli anni ’70, ndr). Ma per i crimini per cui sono stato condannato” ha detto senza battere un ciglio, sottolinea l’Afp, senza dimostrare alcun rammarico per cio’ che ha fatto, “debbono ancora mostrare le prove”. Anzi. Aggiunge irridente ergendosi a vittima di un complotto: “La sola cosa che mi da’ un po’ fastidio e il dolore causato alla mia famiglia”, riferimento alle due figlie nate durante la sua latitanza di comodo in Francia, quando grazie ad un’interpretazione molto elastica della cosiddetta “dottrina Mitterand” – che garantiva asilo ai terroristi di qualsiasi colore a patto che non avessero le mani sporche di sangue, cosa non vera per Battisti – ha vissuto dal 1990 fino al 2004.
Battisti continua ad atteggiarsi a rivoluzionario non in pensione: “La lotta per migliorare le condizioni di lavoro della gente, dei poveri, di chi non ha accesso al benessere mondiale, deve essere combattuta”.
Il terrorista dei Pac da’ anche la sua versione dell’arresto il 4 ottobre scorso a Corrumba al confine con la Bolizia dove secondo la polizia ed i giudici stava cercando di scappare: “E’ stato un rapimento organizzato che non ha funzionato, altrimenti sarei gia’ su un aereo militare. E’ stato preparato per mesi con grandi mezzi ed il sostegno dell’Italia”. Il riferimento e’ quando e’ stato fermato con un eccesso di valuta con altri due amici sostenendo che voleva andare a pescare.
A completare il quadro di un innocente buon padre di famiglia al suo fianco la brasiliana 31enne, Priscilla, che gli ha dato un figlio, il piccolo Raul.