Poverta’: Istat, nel 2016 indigenza assoluta per 1,6 mln famiglie

Roma – Nel 2016 si stima che in Italia 1 milione e 619mila famiglie (nelle quali vivono 4 milioni e 742mila individui) siano in condizioni di poverta’ assoluta. E non si registra alcun recupero rispetto ai valori registrati negli ultimi 4 anni. E’ il dato certificato di recente dall’Istat e che la Caritas di Roma prende a riferimento per disegnare e quindi analizzare la poverta’ a Roma, offrendo un proprio punto di vista su questa emergenza che fa della stessa Roma la ‘capitale’ anche in questo per i numeri forti e preoccupanti che emergono. A livello nazionale, l’incidenza della poverta’ assoluta in Italia e’ pari al 6,3% per quanto riguarda le famiglie; per gli individui, il dato addirittura cresce, sia pur di poco, e va al 7,9%. Dei segnali positivi di ripresa economica, “la gente” – dice il rapporto Caritas Roma – non se n’e’ ancora accorta perche’ non ne ha beneficiato. Peraltro va detto che la situazione si aggrava secondo il numero dei figli e l’eta’ della persona. Non si registrano nemmeno lievi inversioni di tendenza: infatti nel 2016 l’incidenza della poverta’ assoluta tra le famiglie con 3 o piu’ figli minori sale al 26,8%. Sempre secondo l’Istat anche la poverta’ relativa (meno drammatica, ma pur sempre una situazione in sofferenza) rimane sugli stessi valori dell’anno precedente coinvolgendo 8 milioni e 465mila individui (14%) e 2 milioni e 734mila famiglie (10,6%). E anche qui, nella poverta’ relativa, la maggiore incidenza si rileva tra le famiglie giovani, con 2 e piu’ figli.

Il rapporto Caritas sottolinea che si puo’ dire che esiste una relazione inversa tra incidenza della poverta’ assoluta ed eta’ della persona di riferimento. Sono dunque le famiglie che hanno come riferimento persone al di sotto dei 35 anni a ritrovarsi piu’ facilmente in condizioni di poverta’ assoluta. E questo costituisce un dato forte, “che disvela un tratto strutturale – dice il rapporto – del modello di societa’ che abbiamo costruito: sono i giovani e, ancor piu’, i giovani che coraggiosamente si fanno una famiglia a pagare il prezzo piu’ alto delle contraddizioni sociali, tra l’apparente esaltazione pubblica della famiglia e la sostanziale indifferenza rispetto alla dimensione generativa delle giovani coppie. E’ un colpire la parte piu’ “ottimista”, che spera, progetta e costruisce il futuro della societa’”. E ne deriva che in questo modo “si misconosce la valenza collettiva della generazione dei figli, che viene ricondotta nei fatti a una dimensione privata, in cui la coppia e’ lasciata sola con i suoi problemi”.

 

E per fermarsi alla sola Roma, il rapporto dice anche che se l’Italia, soprattutto l’universo giovanile, ha accusato perduranti ferite a causa della lunga crisi, nella capitale la ricchezza collettiva appare in caduta progressiva. Viene citato lo studio della Uil di Roma e del Lazio/Eures “Produzione di ricchezza e la dinamica del PIL. Il Lazio nel quadro italiano” di quest’anno, dove si legge che “la lettura dei dati relativi al valore aggiunto espresso in valori pro capite evidenzia un forte peggioramento dell’area capitolina rispetto al resto del Paese. Roma infatti, che nel 2011 si collocava al quarto posto nella graduatoria delle provincie italiane, perde ben 3 posizioni nel 2014, scendendo al settimo posto con un valore aggiunto per abitante pari a 31.076 euro (-3.000 euro circa). La provincia romana presenta uno scarto di oltre 10.000 euro rispetto a Milano che si posiziona al primo posto nella classifica (44.775), seguita da Bolzano (36.440) e Bologna (34.309)”. E per quanto le analisi socioeconomiche presentino letture diversificate sullo stato di salute della citta’, c’e’ un aspetto su cui in molti concordano: “l’uscita dalla crisi non e’ a portata di sguardo – sottolinea il rapporto Caritas Roma – E la citta’ e’ manifestamente peggiorata; vi si avvertono tensioni neanche troppo sotterranee. Le classifiche comparative piu’ accreditate tra citta’ europee (come riporta il sondaggio europeo “Quality of Life in European Cities” e le classifiche del Sole 24 ore) concordano nel collocare Roma in posizioni mediocri o scadenti. Anche se indubbiamente settori importanti mostrano segnali di ripresa economica (dalle tecnologie dell’informazione al turismo, dai servizi avanzati per l’industria audiovisiva a quelli della conoscenza)”. Ma, parallelamente, quasi a contraddire l’immagine di una citta’ che prova a riprendersi, “si assiste al progressivo degrado di ampie zone della citta’. Sono troppi quelli che restano ai margini della citta’, che sono lasciati soli, e questo accade anche per una mancanza di opportunita’ inclusive”. E sono soprattutto gli under 29enni e gli ultrasessantenni a registrare le maggiori sofferenze: “lo testimoniano senza incertezze gli stessi uffici statistico-economici di Roma capitale”.