Minori: D’Ascola (Ap): “esperienza Reggio testimonia importanza”

Reggio Calabria – “Abbiamo ritenuto che la soppressione dei Tribunali dei minori fosse l’eliminazione di una struttura che sta in mezzo tra una struttura giudiziaria e una sociale. La nostra società necessita di una struttura del genere, oltretutto l’eliminazione nasceva da un efficientismo senza cifre”. Lo dichiara Nico D’Ascola presidente della Commissione Giustizia del Senato nel corso di un’intervista all’Agenzia Dire a margine della Giornata Mondiale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza alla sala Calipari del Consiglio Regionale della Calabria. “Quantificare il lavoro sul piano dei numeri è difficile, perché va valutato sul piano dei risultati, della qualità e dell’impegno che si mette. Le statistiche non sempre rendono la realtà delle cose, vanno capite. Il Tribunale dei minori svolge un ruolo di recupero – ha aggiunto D’Ascola – soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, laddove il delinquente ordinario viene impiegato in attività in progressione anche in base all’età. Qui si rileva la necessità di avere la presenza di un corpo, non solo di magistrati, pubblici ministeri, giudici, polizia, ma anche di psicologi, sociologi, educatori i quali possono deviare questo excursus criminale e quindi poi tentare il recupero di questi ragazzi. I risultati sono arrivati. Abbiamo avuto una prima pubblica dichiarazione del ministro Orlando che rinunciava alla soppressione dei Tribunali dei minori. Riteniamo di aver fatto una cosa molto utile – ha continuato il presidente – non solo per certi ragazzi o per le loro famiglie ma per la società che se ne gioverà. L’esperienza del Tribunale dei minori di Reggio Calabria è stata presa a testimonianza dell’importanza di quello che si può fare e dei risultati che sono venuti. E’ un modello educativo e non repressivo che coinvolge soprattutto le mamme. A distanza di tempo, con varie testimonianze, hanno ringraziato il presidente del Tribunale, Di Bella, perché ai ragazzi è stata data la possibilità di poter confrontare e capire che esiste un modello di vita diverso dalla delinquenza. Quindi – ha concluso D’Ascola – il ripudio del vecchio e l’accettazione del nuovo”.