Violenza: Carchedi( UMG ) cambio rotta approccio culturale

Catanzaro – Si è svolto Giovedi 30 Novembre 2017, presso l’aula Giovanni Paolo II del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche, Economiche e Sociali dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, il delicato incontro “ Dalla violenza di genere al femminicidio – Un’emergenza quotidiana “ promosso da Damiano Carchedi, Garante degli Studenti per il Diritto allo Studio dell’UMG. L’evento è stato patrocinato dall’Ordine regionale degli Assistenti sociali della Calabria.
L’incontro è stato aperto dai saluti del rappresentante degli studenti in seno al Senato Accademico dell’UMG, Carlo Poerio.
I lavori della giornata sono stati introdotti dal Garante degli Studenti per il Diritto allo studio dell’UMG, Damiano Carchedi,promotore dell’iniziativa.
Hanno relazionato sul delicato tema l’avv. Katia Vetere, Presidente regionale A.N.F.I. Calabria, la dott.ssa Maria Grazia Muri, Presidente Astarte e vice Presidente presso Ordine regionale Assistenti sociali Calabria, l’Avv. Giuseppe Porco, avvocato penalista e collaboratore presso la cattedra di diritto Penale nell’Università Magna Graecia di Catanzaro, la prof.ssa Maria Concetta Preta, scrittrice e autrice di “ Rosaria, detta Priscilla, e le altre – storie di violenza e femminicidio”. L’incontro è stato moderato dalla studentessa in Giurisprudenza, Marianna Lomanni.
Ritengo sia fondamentale affrontare il tema all’interno delle aule universitarie – ha dichiarato Carchedi – in quanto l’Università rappresenta il luogo di formazione e sensibilizzazione per le nuove generazioni. Da qualche anno si porta avanti questa battagli di sensibilizzazione su un tema quanto mai,purtroppo,attuale e drammatico,per questo non posso che ringraziare gli illustri relatori per aver accolto – senza alcuna riserva- l’invito a relazionare presso il nostro ateneo.
Spesso si ascolta la fatidica frase “ la donna aveva denunciato più volte” e nonostante gli interventi del legislatore – continua – assistiamo quotidianamente ad un fenomeno sociale e culturale raccontato da numeri che rappresentano un’emergenza inarrestabile. A questo,purtroppo,si associa il ruolo dei figli, che spesso sono testimoni invisibili,che si trovano a diventare orfani di entrambi i genitori.
Il messaggio su cui bisogna continuare a sensibilizzare – conclude Carchei – è che il fenomeno viene trattato,spesso,con superficialità e quasi indifferenza. La donna uccisa rappresenta soltanto l’atto finale di un ciclo di violenza che interessa più fasi – non solo fisiche – e che inevitabilmente rendono immobile la donna dinanzi un compagno che attua il suo dominio mascherandolo con amore.Serve una svolta nelle coscienze e nelle cultura della società civile,che vada ad abbracciarsi con sempre più tutele legislative e giudiziarie,soltanto cosi si può contrastare,concretamente,questo crimine raccontato ogni giorno come fosse un’ordinaria routine. E qui siamo nel dramma dentro il dramma.

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