Giovane ucciso: Marziale, Giuseppe e’ figlio di tutti noi

Reggio Calabria  – “E’ il giorno del lutto, dell’ennesimo funerale ad un giovanissimo ucciso da mano criminale sotto gli occhi della madre. Una mano criminale gia’ nota alle forze dell’ordine per fatti di droga, armi e rapina, che deteneva, sia pur illegalmente, una pistola puntata contro un inerte studente, di tanto in tanto impegnato a fare il cameriere per non gravare piu’ di tanto nel bilancio familiare. Uccidere un ragazzo da poco transitato dall’eta’ evolutiva a quella adulta e’ privare il territorio di un pilastro, di una potenzialita’ volta al riscatto dai problemi che lo pervadono, di una risorsa insostituibile, ecco perche’ Giuseppe cessa di essere figlio soltanto dei suoi genitori e diventa figlio di tutti i calabresi onesti, che rappresentano certamente la maggioranza”. Lo dice il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria nel giorno dei funerali di Giuseppe Parretta, il diciottenne ucciso a Crotone.
“Non possiamo e non dobbiamo accontentarci – dice – dell’arresto del vile assassino, non possiamo concedergli attenuanti per il fatto che egli si sia consegnato ai militi accorsi, dobbiamo provare intima rabbia per una violenza che arricchisce il nostro sottosuolo di bare bianche. Deve essere, la nostra, una rabbia capace di cambiarci dentro, grandi e piccini. Dobbiamo essere coesi, noi adulti, nell’inculcare ai nostri figli, piu’ con l’esempio che con le parole, l’abiura verso tutto cio’ che e’ cultura della sopraffazione. Dobbiamo essere riferimenti credibili e chiedere con forza allo Stato sempre maggiore attenzione nei nostri confronti. Un uomo gia’ noto agli inquirenti – dice Marziale – non puo’ detenere impunemente un’arma da fuoco. Abbiamo diritto ad una maggiore sorveglianza del territorio, corpo a corpo se necessario. Non si puo’ risparmiare in sicurezza in Calabria. Mi stringo al cuore di quella mamma e alla comunita’ di Crotone con tutto l’affetto che posso, esprimendo il mio piu’ sentito e profondo cordoglio”.