‘Ndrangheta: sequestrata azienda presidente Camera Commercio Vibo

Reggio Calabria, 28 feb. – I Carabinieri del comando provinciale e del nucleo operativo ecologico di Reggio Calabria hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale della citta’ dello Stretto, su richiesta della locale Dda, nei confronti della societa’ Fargil s.r.l. con sede legale a Roma. Il valore complessivo dei conti correnti e dei beni riconducibili alla societa’ sequestrata ammontano a circa 1.500.000 di euro. La societa’ sequestrata farebbe capo all’imprenditore Michelino Roberto Lico, presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia. Il sequestro e’ un ulteriore sviluppo dell’operazione “Metauros” dello scorso ottobre in occasione della quale furono fermate sette persone indagate a vario titolo di associazione mafiosa essendo sospetate di legami con la cosca Piromalli di Gioia Tauro, nonche’ di concorso esterno, estorsione ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante delle modalita’ mafiose. L’operazione porto’ anche all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di societa’ operanti nel settore della depurazione e trattamento delle acque, trasporto e compostaggio dei rifiuti speciali non pericolosi. Lico e’ ritenuto responsabile di intestazione fittizia di beni in quanto, al fine di eludere le disposizioni in materia antimafia, avrebbe attribuito fittiziamente al figlio Santo, 28enne, la maggioranza assoluta delle azioni della IamS.p.A. di Gioia Tauro, societa’ che gestisce da oltre un ventennio la depurazione delle acque reflue di numerosi comuni della Piana. Le indagini hanno consentito di ricostruire dettagliatamente le vicissitudini imprenditoriali di Lico, fino al 2015 a capo della Iam S.p.a. attraverso la societa’ Ligeam S.r.l..

Nel 2015 un’altra societa’ riconducibile alla famiglia Lico per la gestione di appalti pubblici, la Elmecont S.r.l. di Maierato (Vv), ha ricevuto un’interdittiva antimafia (poi annullata dal Consiglio di Stato) emessa dalla Prefettura di Vibo Valentia. Nel provvedimento era menzionata anche la Ligeam s.r.l.. Al fine di evitare che anche quest’ultima potesse essere attinta da provvedimenti giudiziari, con inevitabili ricadute sulla Iam, l’imprenditore vibonese, attraverso una spregiudicata manovra societaria, avrebbe trasferito la maggioranza azionaria(89,5% del totale) al figlio Santo, 28enne, costituendo ad hoc la Fargil s.r.l., destinataria del provvedimento eseguito oggi. Gli inquirenti ritengono di aver dimostrato la natura “assolutamente fittizia” dell’operazione, con Michelino Roberto Lico, di fatto, ancora saldamente al timone della Iam e, pertanto, dominus sostanziale ed unico interlocutore dei vertici della compagine societaria. le indagini avrebbero evidenziato come, anche dopo la formale fuoriuscita dalla compagine sociale, Lico sia rimasto unico punto di riferimento dei dirigenti della Iam, ai quali avrebbe regolarmente dettato le strategie imprenditoriali.