‘Ndrangheta: arrestato latitante 26enne della cosca dei Pesce

Reggio Calabria – E’ stato catturato all’alba di oggi, a Rosarno, nel cuore della Piana di Gioia Tauro, il latitante Antonino Pesce. Pesce, 26 anni, appartenente all’omonima potente cosca della ‘ndrangheta calabrese, era ricercato da un anno per associazione mafiosa. L’arresto e’ stato eseguito dalla Polizia di Stato di Reggio Calabria, nell’ambito delle indagini coordinate dalla Dda locale: Pesce e’ stato localizzato dai poliziotti della Squadra Mobile reggina e dai colleghi del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, in un appartamento del centro abitato di Rosarno. Il 26enne si era sottratto alla cattura nell’ambito dell’operazione Recherche della primavera dello scorso anno, con la quale furono arrestati dalla Polizia di Stato, su ordine della Dda di Reggio Calabria, diversi esponenti della cosca Pesce. Antonino Pesce gestiva, con metodologia mafiosa, assieme ad altri esponenti di spicco della cosca Pesce, il trasporto su gomma dei prodotti agrumicoli dalla Piana di Gioia Tauro verso altre regioni d’Italia.
Il 26enne latitante della ‘ndrangheta Antonino Pesce, originario di Cinquefrondi (RC) , era ricercato dal 4 aprile del 2017, quando riusci’ a sottrarsi all’esecuzione del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Recherche” ed alla successiva ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di elementi di vertice, affiliati e prestanomi della potente cosca Pesce di Rosarno (RC), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante Marcello Pesce , arrestato l’1 dicembre 2016. Antonino, figlio del boss 59enne Vincenzo Pesce, e’ stato scovato, sulla base di minuziose indagini, in un appartamento al primo piano del rione popolare “Oreste Marinelli” di Rosarno.
Al momento dell’arrivo dei poliziotti, il ricercato non era armato e non ha apposto alcuna resistenza.
A Antonino Pesce viene contestato il ruolo di direzione e capo del ramo della cosca che si riconosce nella figura del padre Vincenzo detto pacciu” (attualmente detenuto). Assieme al fratello Savino di 29 anni, secondo l’accusa impartiva ordini e direttive alla cosca, facendo leva proprio sullo spessore criminale del padre, riconosciuto dagli altri esponenti di vertice della cosca con i quali trattava la ripartizione delle zone d’influenza e dei proventi del mercato del trasporto merci su gomma per conto terzi. E’ da ricordare che Vincenzo Pesce e’ stato condannato, in via definitiva, a 16 anni di reclusione nell’ambito del processo All Inside, quale esponente apicale dell’omonima cosca, nonche’ a cinque anni di reclusione, in primo grado, nell’ambito dell’operazione Reale 6 per il reato di scambio elettorale politico-mafioso.
L’indagine “Recherche” ha messo in evidenza l’attualita’ del potere criminale assunto dai fratelli Savino (attualmente detenuto) e Antonino, nel settore del autotrasporto nella zona di Rosarno.

 

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