“Il dono di Prometeo: letture al carcere di Catanzaro”

Catanzaro -Si legge, nella Casa circondariale di Catanzaro. Perché la lettura è crescita, è confronto, è premessa indispensabile per un percorso di cambiamento.
Il 4 aprile il carcere di Siano torna inoltre ad essere la cornice per la presentazione di un libro. Questa volta si tratta de “Il dono di Prometeo – Varcare i sentieri dell’impossibile, tentare l’ultima soglia”, firmato dallo scrittore Massimo Iiritano, docente incaricato di Antropologia delle religioni.
Il testo, edito nel 2017 da Diogene Multimedia, è stato letto e commentato dai detenuti nell’ambito del laboratorio di lettura e scrittura creativa portato avanti all’interno del carcere dal docente universitario in pensione Nicola Siciliani De Cumis e da due volontarie, Giorgia Gargano e Ilaria Tirinato.
Presenti a questo insolito “caffè letterario” la direttrice Angela Paravati, promotrice dell’iniziativa, l’autore Massimo Iiritano e le relatriciElena De Filippis, preside del Liceo Galluppie Luna Renda, autrice delle note del testo: la sala teatro del carcere è stata inoltre riempita dalla persone che qui non stanno solo scontando una pena inflitta da una sentenza, ma stanno cercando di intraprendere un’altra strada, di recuperare il tempo perduto.
Se da un lato la location dell’evento può apparire fuori dal comune, è anche vero, che, dall’altro lato, vista la trama del testo, sembra più che adatta.Il principio chiave del libro è la necessità e la ricerca di una guida, per riuscire a guardare dritto in faccia quella cosa che si chiama esistenza. Come Prometeo dona il fuoco agli uomini per illuminare le loro vite, così dopo di lui una folta schiera di personaggi letterari e di autori rifiutano ogni illusione: gli occhi di Prometeo diventano allora quelli di Lucrezio, di Leopardi, delle tante “maschere” di Kierkegaard. La direttrice Angela Paravati si è soffermata sul messaggio dell’opera, che in questo contesto assume un significato particolare: “I percorsi di cambiamento, che sono spesso estremamente lunghi, hanno come punto di partenza la presa d’atto di un errore, di una responsabilità, l’individuazione del punto in cui è stata presa una strada sbagliata. E’ da lì che si deve ricominciare. E una guida è indispensabile in un percorso del genere. Qui in carcere è rappresentata dagli insegnanti, dal personale educativo, dai volontari che contribuiscono ogni giorno a rafforzare i contatti con la comunità esterna, dove i detenuti, al termine della pena, dovranno reinserirsi.”Nelle conclusioni Iiritano, ha ricordato la sua esperienza di volontario in carcere e si è soffermato sul concetto simbolico del dono del fuoco nel dialogo filosofico. Nelle parole dei detenuti tornano in una chiave di lettura diversa molti spunti del libro: “Noi siamo Odisseo: leggiamo, siamo avidi di conoscenza e come lui vogliamo tornare a casa: siamo raminghi ma con dignità.” E ancora “Per noi il dono di Prometeo non è il dono del fuoco, ma quello del tempo, il tempo che i volontari ci regalano in questo spazio del carcere.” Uno spazio che quando si riempie di riflessioni, di emozioni e di parole nuove può anche non avere confini.

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