Progetto #presidiolegalitàcallcenter, un primo bilancio

Catanzaro – “A quasi due mesi dal lancio dell’iniziativa #presidiolegalitàcallcenter, tante sono state le denunce ricevute sul nostro sito, spesso in forma anonima, nei confronti delle numerose “aziende” di call center calabresi che non rispettano il Ccnl delle Telecomunicazioni ed i relativi accordi integrativi”. Lo riferisce con soddisfazione la segreteria regionale della Slc Cgil Calabria. “Dopo la presentazione del progetto – dicono ancora – abbiamo macinato centinaia di chilometri, visitato decine di call center e provato a riportare queste aziende nell’alveo della legalità e del contratto nazionale. Abbiamo incontrato aziende che ignoravano totalmente l’esistenza di un contratto, che pensavano di essere in uno stato a parte ed avere qualsiasi diritto “di vita e di morte” sui loro collaboratori, convinti che la “Legge Fornero” desse loro possibilità di attivare contratti di collaborazioni retribuiti solo in funzione delle “vendite” o del “recuperato”, senza riconoscere alcun minimo compenso orario. In alcuni casi, abbiamo dovuto far fronte ad applicazioni fantasiose del contratto collettivo nazionale, alcune aziende in virtù di interpretazioni astruse hanno previsto tagli lineari ai compensi in virtù di inefficienze. Una inefficienza così strutturale da essere uguale per ogni singolo lavoratore? Abbiamo ricevuto segnalazioni di vessazioni continue e di soprusi fino che in alcuni casi potrebbero ricadere nella casistica addirittura della molestia”. “Con alcune aziende – affermano inoltre – siamo riusciti ad instaurare un dialogo costruttivo e a riportare alla legalità le condizioni di lavoro. Con altre abbiamo dovuto affrontare aspri confronti, ma che auspichiamo si possano superare le divergenze e riportare a normalità le condizioni contrattuali. La maggior parte delle aziende, cui abbiamo inviato richiesta di incontro, ha ignorato le nostre istanze probabilmente pensando a un nostro bluff. Sia chiaro che non ci fermeremo e che continueremo a produrre denunce presso gli organi competenti (Ispettorato del lavoro, nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Lavoro nonché presso la Guardia di Finanza). Continueremo quindi a denunciare la mancata applicazione del contratto ed il riconoscimento del pagamento minimo orario stabilito in 6.58 euro all’ora, vigilando sulle denunce fatte, accertandoci che lo sfruttamento dei lavoratori dei call center venga punito.
La versione rinnovata di questa sorta di “Caporali 2.0” ha i giorni contati, i loro giochetti finanziari e contributivi, le loro minacce, le vessazioni che impongono ad una parte del tessuto forse più debole della nostra società, devono cessare. Il nostro obiettivo è chiaro, difendere e tutelare i lavoratori ed il lavoro, quello sano, che in questo settore esiste eccome, riportando legalità e dignità in questo settore nella nostra terra”. “Vogliamo ringraziare – concludono dalla segreteria – tutti coloro che ci hanno dato la possibilità di amplificare la portata della nostra battaglia di civiltà, facendo aumentare vertiginosamente le segnalazioni, chiediamo ai lavoratori di supportarci ancora di più continuando ad inviarci le loro denunce, sempre più dettagliate, in forma anonima se necessario, ma possibilmente con un contatto a cui rivolgersi per approfondire le casistiche ed essere ancora più precisi ed incisivi nella nostra azione. Il link per contattarci, segnalare il mancato rispetto dei contratti e delle norme di legge, è http://www.slccgilcalabria.it/presidio-della-legalita/ .
Convinti che la dignità del lavoro sia la base per uno stato di legalità, non ci fermeremo”.