Bracconaggio: arresti nel Reggino, “impresa” da 1 mln fatturato

Reggio Calabria – E’ di sette arresti e un obbligo di dimora il bilancio dell’operazione denominata “Free Wildlife”, condotta dai Carabinieri Forestali della sezione Soarda del Raggruppamento Cites e coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri. L’indagine, seguita dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto procuratore Roberto Di Palma, ha permesso al gip Antonino Foti di emettere 8 misure cautelari. E’ la prima volta che viene contestato il reato di associazione per delinquere ai bracconieri, l’indagine infatti ha riportato a sistema le singole condotte svelando un’associazione dedita al traffico di avifauna protetta e particolarmente protetta dalla Convenzione di Berna.
Gli uccelli venivano spediti a Malta, per essere utilizzati come richiamo vivo dai cacciatori maltesi, oppure finivano sui piatti di alcuni ristoranti della Lombardia e del Veneto, dove rappresentano un piatto gastronomico locale molto apprezzato. Non meno di 200-300 esemplari venivano catturati ogni giorno con reti da uccellagione, per un valore sul mercato clandestino da 25 a 100 euro a seconda della specie. Metodi crudeli per uccidere gli uccellini, integrando i reati di uccisione e maltrattamento di animali. Le indagini hanno delineato la natura “imprenditoriale” dell’organizzazione illecita, per un volume d’affari annuo stimabile fino a un milione di euro.

Gli indagati raggiunti da misura cautelare degli arresti domiciliari. sono Francesco Repaci, di 70 anni, Pasquale Repaci di 41, Giuseppe Gagliostro di 55 Angelo Barilla’ di 46, Rocco Costantino di 60, Giovanni Porpiglia di 27, Demetrio Labate, 61 anni. L’ottava persona, una donna, D.S., di 61 anni, e’ destinataria dell’obbligo di dimora.

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