Senegalese ucciso: calabrese confessa omicidio

Milano – E’ stato arrestato dai carabinieri di Corsico Fabrizio Buta’, 47 anni, per l’omicidio di Assan Diallo, senegalese 54enne, freddato a colpi di pistola, l’altro ieri notte. L’uomo fermato, di origini calabresi, ha un vecchio precedente per omicidio e si e’ presentato dai carabinieri spiegando le motivazioni del gesto: il senegalese avrebbe, a suo dire, molestato la sua fidanzata. Lei, 36enne, e’ stata arrestata per favoreggiamento: a casa sua e’ stata trovata l’arma del delitto.

“Mi ha fischiato, come se fossi un cane, e mi ha chiesto 5 euro”. Questa la motivazione fornita ai carabinieri da Fabrizio Buta’, 47 anni, per l’omicidio di Assane Diallo, il senegalese 54enne freddato con diversi colpi di pistola l’altro ieri sera a Corsico, sud Milano. Freddo, spietato e istintivo lo hanno descritto gli investigatori: secondo la ricostruzione ha preso un appuntamento con Diallo al telefono per vedersi ma si e’ portato una Beretta 9X21 intenzionato ad uccidere. Le continue richieste di denaro da parte del senegalese soprattutto nei confronti della compagna Michela Falcetta, 36 anni, gli hanno fatto covare rabbia e odio nei confronti di quello che fino a pochi mesi prima era un conoscente con cui si incontrava al bar e chiacchierava per ore di finanza e politica. In tutto quella sera ha esploso 11 colpi: 3 tra addome e torace e 5 in testa, una dinamica che configura il fatto (avvenuto sabato sera alle 23) come una esecuzione nel vero senso della parola.

Non e’ stato facile per i carabinieri di Corsico, guidati da Armando Laviola, ricostruire la dinamica, vista la mancanza di video sorveglianza e testimoni nella zona. E’ stato lui stesso a presentarsi poi alla stazione intorno alle 21.30 di ieri insieme alla moglie da cui era separato ma con cui aveva un buon rapporto (nonostante convivesse da tempo con la 36enne Falcetta): a spingerlo a confessare e’ stata la contemporanea perquisizione dei carabinieri nel deposito della compagna dove poi e’ stata trovata la pistola. Buta’ era infatti convinto che nessuno avrebbe testimoniato contro di lui, perche’ visto il suo precedente per omicidio nel 1998 e per cui aveva scontato una pena di 15 anni, era un personaggio molto temuto nella zona. Con l’ausilio del vigili del fuoco pero’ i militari avevano gia’ individuato nel palazzo in cui Buta’ conviveva con la compagna e i genitori di entrambi un deposito da loro trasformato in cantina: li’ aveva nascosto la pistola convinto che nessuno avrebbe potuto trovarla. Sentendosi incastrato ha quindi confessato di aver sparato al senegalese per futili motivi che si possono riassumere in un “sentimento generalizzato di insofferenza nei confronti della vittima”, che spesso avanzava richiesta di piccole somme di denaro, forse convinto della disponibilita’ di Buta’, dedito allo spaccio dopo essere uscito da 5 anni dal carcere. Inoltre Diallo aveva disatteso l’avvertimento di evitare di rivolgersi alla sua compagna quando erano al bar. A quel punto ha pensato che fosse il caso di “risolvere da uomini la situazione”. Le accuse nei suoi confronti sono di omicidio volontario aggravato dai futili motivi mentre alla compagna vengono contestati il favoreggiamento e di concorso in detenzione di stupefacenti e armi: nel deposito, in uso a lei, c’erano anche 70 grammi cocaina.