Ricordo di Francesco Pagliuso a due anni dalla sua scomparsa

Lamezia Terme – Il 9 agosto di due anni fa, veniva ucciso a Lamezia Terme l’avvocato Francesco Pagliuso, noto penalista lametino. Il suo brutale omicidio resta una ferita ancora aperta. L’avvocato Pagliuso era un uomo di grande spessore intellettuale e di grande cultura, un penalista che ha speso la sua vita fino al martirio.
A due anni esatti dalla sua tragica scomparsa, questo pomeriggio l’uomo e la figura professionale dell’avvocato saranno ricordati nel corso di una cerimonia religiosa che si terrà a Soveria Mannelli nel Santuario di Nostra signora di Fatima con inizio alle ore 18. Amici e parenti, ma soprattutto la sua famiglia, si ritroveranno uniti in preghiera per ricordare la figura di un giovane avvocato esemplare, ricco di talento, che amava la sua professione svolta con impegno e passione di cui parlava sempre con orgoglio e soddisfazione.
Ancora oggi, nonostante sia stato identificato il presunto autore del delitto, investiti dal dolore della sua perdita, si è tutti alla ricerca di una verità e di una giustizia
Quel nove agosto del 2016 Pagliuso si trovava nel giardino di casa. La vittima era
ancora all’interno della sua autovettura con la quale stava rincasando, quando una persona si è avvicinata e gli ha sparato alcuni colpi d’arma da fuoco.
Il delitto sarebbe avvenuto intorno alle 22,30, ma solo intorno alle 3,30 del giorno dopo i familiari di Pagliuso trovarono il cadavere nell’auto e diedero l’allarme. Francesco Pagliuso, noto e stimato professionista, segretario della Camera Penale di Lamezia Terme, nonostante la sua giovane età era considerato tra i più valenti penalisti italiani. Già da diversi anni si occupava di casi importanti e seguiva i processi che riguardavano la criminalità organizzata.
Pagliuso era impegnato come difensore in diversi processi di mafia, come ad esempio Andromeda, Perseo, Chimera e Nettuno.

 

A margine dell’articolo pubblichiamo una nota redatta in memoria dell’ Avv. Francesco
Pagliuso, e che sarà letta in Chiesa dalla sorella Antonella Pagliuso.

Volevo che tu imparassi una cosa da lui: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo con la pistola in mano.
Ma ti sbagli, questo non è il vero coraggio.
Il coraggio io l’ho visto in chi ha sempre saputo vivere a testa alta, non accettando di piegarsi alle logiche perverse di chi pensa di poter ottenere qualunque cosa con violenza e soprusi.
L’ho visto nella lealtà, nella nobiltà d’animo, nella trasparenza di un uomo, di un figlio, di un fratello, di un padre.
L’ho visto in chi non ha mai avuto esitazioni nel decidere da che parte stare ed in chi, esemplarmente, non ha mai lasciato dietro di sé, nella strada che lo ha condotto fino in cima, brandelli di dignità.
Il coraggio non è di chi pensa di essere il più forte.
Non è di chi, prode dell’arma che impugna, uccide.
Non è di chi decide che un uomo, un figlio, un fratello, un padre, debba morire.
Non è coraggio quello di chi inneggia alla vendetta.
Il coraggio vero, sta nell’essere consapevoli che non esisterà mai vento capace di stravolgere la direzione dei tuoi passi, condizionare il flusso dei tuoi pensieri, stravolgere la tua essenza di uomo.
In lui Io l’ho visto, io l’ho conosciuto il vero coraggio e per questo oggi sono riconoscerlo.
Lo ritrovo nella gente che rimane, dopo che quella pistola ha sparato e ucciso, nei volti di chi non ha mai abbassato la testa, nella fedeltà che solo chi ama incondizionatamente conosce e può offrirti.
Lo rivedo in chi continua a sperare e a credere nella Giustizia, consapevole che potrà tardare, ma che esiste sempre una strada attraverso la quale la Giustizia, quella vera, sarà fatta.
Certo, avere coraggio, in fondo, è anche sapere di poter essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo,qualsiasi cosa succeda.
E’ raro vincere in questi casi, ma qualche volta si vince.

 

 

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