Psichiatria: Reggio; sindacati, “urgente riorganizzare settore”

Reggio Calabria – Le segreterie regionali e territoriali della FP Cgil e della Cisl FP della Calabria, di Reggio Calabria e Gioia Tauro, che da anni chiedono una riorganizzazione con definitivo accreditamento delle strutture psichiatriche a gestione mista, prendono atto, con una nota, ” della grave situazione in cui e’ precipitato il Settore ed esprimono preoccupazione sia per le sorti dei numerosi Utenti che fruiscono dell’assistenza che per le centinaia di Lavoratori che, a questo punto, rischiano il posto di lavoro. Nella nebulosa che avvolge l’Asp di Reggio Calabria – scrivono – l’assistenza psichiatrica ha rappresentato, gia’ da molti anni, il punto piu’ oscuro perche’ non si e’ riusciti a regolarizzare una gestione mista (assistenza sanitaria fornita dal pubblico e assistenza domestico-alberghiera fornita dalle cooperative) che pure, se fosse stata organizzata e governata in trasparenza, forse avrebbe pure potuto fornire un modello. Oggi, emergono criticita’ note agli addetti ai lavori che attraverso la mancanza degli atti formali di accreditamento narrano di una gestione priva di visione e programmazione che somma responsabilita’ e disattenzioni nei riguardi dei soggetti piu’ fragili tra i bisognosi di servizi sanitari e di assistenza”.
Secondo i due sindacati “il combinato disposto dei ritardi nell’operazione di regolarizzazione da parte dell’Azienda, che quasi regolarmente ha anche dilazionato il pagamento del servizio in capo ai privati, e una gestione da parte di alcune cooperative non sempre oculata e trasparente su cui l’Azienda stessa avrebbe dovuto vigilare, ha generato la tempesta perfetta. L’intervento dell’indagine giudiziaria su questo comparto ben venga – continua la nota – se, finalmente, puo’ essere utile ad individuare le responsabilita’ e scuotere chi ha competenza a riordinare il settore a vantaggio dei pazienti e dei lavoratori che molte volte hanno subito gli squilibri di tale scompenso. Infatti, a subire le conseguenze dei ritardi e della mala gestione, che si protrae da tantissimi anni, di un Sistema Sanitario fortemente compromesso, sono i pazienti/utenti ed i Lavoratori. Un primo tentativo di regolarizzare le procedure, partito nel 2008 non si conclude e si riapre, nel 2012, con la sottoscrizione di un contratto ponte, prorogando l’attivita’ delle Strutture, le uniche in provincia a garantire i bisogni della popolazione nonostante il clima dilatorio. Nel 2015 si tenta ancora di regolarizzare la loro condizione, avviando le prime procedure per l’accreditamento, ormai ineludibile, ma tutto si ferma a causa del mancato intervento dell’apposita Commissione proveniente dall’ASP di Vibo Valentia che avrebbe dovuto verificare il rispetto degli standard prescritti dalla vigente normativa in materia di autorizzazioni ed accreditamento”.

“Un meccanismo inceppato piu’ volte senza opportune giustificazioni – scrivono le due sigle sindacali – che alla fine ha prodotto il giusto e prevedibile intervento della competente Autorita’ Giudiziaria che ha rilevato le irregolarita’ ben note a tutti, che hanno prodotto come conseguenza l’altrettanto nota decisione assunta dal Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP reggina, non scevra da responsabilita’”.
Piu’ e piu’ volte, si fa rilevare, “le categorie del pubblico impiego di Cgil e la Cisl hanno chiesto che l’intera situazione venisse regolarizzata, con una approfondita verifica, struttura per struttura, rimuovendo tutte le situazioni di irregolarita’ eventualmente riscontrate ma con il ben piu’ importante obiettivo di definire i relativi iter per la concessione delle autorizzazioni e gli accreditamenti, che, e’ bene rammentare, sono la garanzia per l’erogazione di un servizio che deve rispondere a parametri di appropriatezza, sicurezza e qualita’ delle cure. Ed invece, eccoci ad affrontare l’ennesima situazione prevedibile che ha prodotto la brusca interruzione di un Servizio di tale importanza per l’intero territorio reggino che mal si concilia con i delicati e complessi bisogni di soggetti estremamente deboli, quali gli ammalati psichiatrici. Allontanarli dai loro cari rischia di compromettere un quadro clinico gia’ di per se’ complesso ed instabile che fa il paio con gli ulteriori disagi causati alle famiglie, sia dal punto di vista economico (costretti ad un pendolarismo sfibrante o nella peggiore delle ipotesi all’abbandono del proprio congiunto) che da quello affettivo. Una situazione che toglie altra occupazione a questo territorio. Altri posti di lavoro buttati al vento con tutto il bagaglio professionale ed i sacrifici di una vita affrontati da Lavoratori che spesso hanno dovuto anteporre i bisogni dei pazienti alle esigenze personali. Lavoratori che sovente – si sottolinea nella nota – hanno dovuto protestare fino, spesso, a scioperare, per aver riconosciuto il diritto allo stipendio nonostante i sacrifici personali e professionali a cui, per contro, e’ stato riconosciuto molto poco in termini di tutele e valorizzazione professionale”. Le due organizzazione sindacali chiedono “un immediato incontro con la Struttura commissariale anche nella qualita’ di soggetto attuatore presso l’Azienda Sanitaria provinciale, al fine di verificare le responsabilita’ di ogni attore istituzionale coinvolto nella vicenda ma soprattutto – concludono – al fine di sanare, una volta per tutte, questa vicenda che si protrae da quasi 20 anni”.