Migranti: Riace, tra pugni chiusi e Bella Ciao il corteo pro-Lucano

Riace (Reggio Calabria)  – L’urlo “Mimmo libero”, e poi “Bella ciao” intervallato da cori e canti africani e dal ritmo della tarantella calabrese, e ancora le lacrime di Domenico Lucano, che dalla finestra della sua abitazione saluta il rumoroso e colorato corteo con il pugno chiuso alzato. Sono queste le immagini che hanno caratterizzato la manifestazione organizzata a Riace, per esprimere solidarieta’ e sostegno al sindaco Domenico Lucano, simbolo delle politiche di accoglienza e di integrazione, finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della procura di Locri con le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di illecita gestione del sistema dei rifiuti a livello comunale. Secondo gli organizzatori – Cgil, Arci, Articolo 21, Potere al Popolo, Prc, Link Unical, Libera, centri sociali, militanti della sinistra antagonista e sigle riuniti nel gruppo social “Riace patrimonio dell’umanita’” – alla manifestazione hanno partecipato in almeno 5 mila persone, che hanno il centro nella Locride con ogni mezzo, creando un serpentone di macchine e di autobus lungo parecchi chilometri, sulla strada che dalla costa jonica porta al piccolo borgo. Nel corteo, tra i volti noti, l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, che di Riace e’ cittadina onoraria dal 2013, il sindacalista dell’Usb Aboubakhar Soumahoro, nuova icona del popolo di sinistra per le sue lotte in favore dei braccianti, e Luciana Castellina, storica firma della cultura di sinistra italiana. E poi, nel corteo che ha sfidato anche la pioggia che a un certo punto ha preso a cadere sul borgo, i rifugiati di Riace e dei paesi del circondario, comitati, associazioni, sindacati, partiti, comitati e associazioni studentesche, Ong, ambientalisti, movimenti femministi, le associazioni antimafia, e tanti cittadini non organizzati: sono tante le bandiere, gli striscioni che chiedono la liberazione di Lucano, i cartelli scritti a mano, i disegni e le vignette tra cui una che ritrae uno dei Bronzi di Riace mentre a Salvini dice “La storia siamo noi”. A passo spedito i manifestanti arrivano sotto l’abitazione di Domenico Lucano, alle spalle del palazzo comunale di Riace: ad attenderli, il padre del sindaco, sorridente e disponibile con tutti e protagonista di un accorato appello ai magistrati di “ridare la liberta’ a mio figlio”, e i fratelli, dai tratti praticamente identici a quelli di Domenico, guidati da Giuseppe, secondo il quale “il modello creato da Mimmo ha dato molto fastidio, non e’ facile dire se dietro la sua vicenda ci sono motivi politici ma certo nel Paese spira un vento di odio che e’ l’opposto di quello che spira qui”.

Parte un’ovazione da stadio quando, da dietro una finestra, chiusa da una zanzariera, spunta il sindaco, che si copre la faccia con le mani ma non riesce a non trattenere la commozione, scatenando poi l’entusiasmo della folla quando Lucano alza il pugno chiuso mentre i manifestanti cantano “Bella Ciao”. E’ il momento di maggiore impatto emotivo della manifestazione, che, sempre sfidando la pioggia, si sposta poi nell’anfiteatro dove e’ allestito il palco dal quale si susseguiranno gli interventi programmati, che saranno in gran parte indirizzati contro il ministro dell’interno, Matteo Salvini. E a Salvini indirizza i suoi strali anche la Boldrini: “il ministro dell’Interno – spiega l’ex presidente della Camera – dovrebbe sapere che c’e’ la presunzione di innocenza, lui che e’ indagato per sequestro di persona aggravato non dovrebbe gioire tanto. Magari Salvini dovrebbe darsi un po’ piu’ da fare e gioire per l’arresto di qualche capo di ‘ndrina o quando la criminalita’ organizzata viene sradicata dai territori italiani. Invece gioisce perche’ Lucano e’ agli arresti domiciliari. Insomma mi sembra ben poca cosa”. Dal palco intervengono vari sindaci dei Comuni della Locride, che con Lucano condividono le fatiche di un territorio alle prese con mille problematiche e un’emergenza ‘ndrangheta ormai cronica, e rappresentanti delle amministrazioni comunali di Napoli e di Barcellona, i cui sindaci, Gigi De Magistris, e Ada Colau, in questi giorni non hanno mancato di sostenere con forza Lucano e il “modello Riace”. C’e’ anche il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, che nei giorni scorsi ha annunciato la sua intenzione di autodenunciarsi per il medesimo reato contestato a Lucano. Tutti uniti nel rivendicare quello che Aboubakhar Soumahoro definisce “il nostro diritto a disobbedire quando l’ingiustizia diventa legge”. E scattano di nuovo i cori e i ritmi africani intrecciati con il dialetto e i suoni calabresi, mentre piano piano la pioggia si attenua per lasciare spazio al ritorno del sole.