Incidenti stradali: associazione, in 5 anni 106 morti su ss ionica

Catanzaro –  Sono stati 106 i morti in incidenti sulla strada statale 106 ionica nel periodo 2013-2017. E’ quanto emerge dalrapporto stilato dall’associazione “Basta vittime sulla Ss 106”, che da anni effettua un capillare monitoraggio sull’infrastruttura.
“Nei cinque anni considerati – si legge nel report – abbiamo un andamento della mortalita’ incostante sulla strada statale 106. Sono 21 le vittime nel 2013, nel 2014 (l’anno migliore) 14, 22 nel 2015, 32 nel 2016 (l’anno peggiore) e 17 nel 2017. In totale, seppure possa apparire incredibile la coincidenza, sono 106 le vittime (29 donne e 77 uomini) e di queste 24 nella provincia di Catanzaro (23%), che ha un’estensione di 76 chilometri, 33 nella provincia di Cosenza (31%), che ha una estensione di 113 chilometri, 20 nella Provincia di Crotone (19%) che ha un’estensione di 84 chilometri, e 29 nella provincia di Reggio Calabria (27%), che ha un’estensione di 132 chilometri. Nei cinque anni considerati – prosegue il rapporto dell’associazione “Basta Vittime” – si sono registrate 22 vittime di media ogni anno, e quasi due vittime al mese”. I tratti definiti da “bollino rosso”, cioe’ quelli in cui e’ piu’ alta la mortalita’ stradale, sono quelli di Trebisacce-Corigliano (28 vittime/33), Ciro’ Marina-Isola Capo Rizzuto (18 vittime/20) e Catanzaro-Guardavalle (20 vittime/34). Lo studio evidenzia poi che “nel periodo considerato, 2013-2017, sulla strada statale 106 il 36% delle vittime ha un’eta’ compresa tra 0 e 34 anni, il 27% tra 35 e 55 anni, pertanto il 63% delle vittime ha un’eta’ compresa tra 0 e 65 anni”. Dunque, sulla famigerata “strada della morte” in Calabria sono prevalentemente i giovani a perdere la vita. La stagione nel quale e’ piu’ alta la mortalita’ e’ l’estate, con 44 vittime (41%).
Nel rapporto vengono analizzati anche i costi sociali dell’incidentalita’ stradale, ricavati partendo dal costo medio umano per decesso indicato dal ministero delle Infrastrutture: il risultato – spiega il rapporto – e’ che nel periodo 2013-2017 a causa dei decessi avvenuti sulla strada statale 106 in Calabria, lo Stato ha speso circa 160 milioni (a fronte di investimenti pari nei 5 anni a poco piu’ di 60 milioni di euro). Rispetto al 2017, poi, il 2018 registra gia’ un segno preoccupante, con 18 decessi censiti, ma il bilancio complessivo sara’ rilevato, ovviamente, solo a fine anno. Il rapporto 2013-2017, dedicato alla piu’ giovane vittima di un incidente sulla strada statale 106, Grazia Cittadino, bambina di 6 anni di Cariati (Cs), e’ stato presentato questa mattina, a Catanzaro, in una conferenza stampa dal presidente dell’associazione “Basta Vittime”, Fabio Pugliese, e dalla curatrice Carla Tempestoso.
Secondo Pugliese “il rapporto ci consegna il dato drammatico, che merita piu’ attenzione della classe dirigente calabrese: l’inadeguatezza di una strada obsoleta e inadatta a gestire gli attuali volumi di traffico. E’ necessario prendere atto che fino a quando la strada statale 106 non sara’ ammodernata con un tracciato ex novo realizzato in collina, tutto il traffico sara’ destinato sull’attuale arteria, determinando sempre piu’ vittime, per questo – ha spiegato – occorre iniziare ad incalzare il governo affinche’ pianifichi il vero cambiamento di cui ha bisogno la Calabria, cioe’ investimenti per la realizzazione della nuova statale 106”.
Pugliese ha poi osservato: “La politica con la P minuscola non ha esitato a imporre all’Anas, purtroppo molto sensibile, interventi inutili e dispendiosi, adesso riteniamo che la politica con la P maiuscola faccia il suo mestiere, recuperando a Roma risorse importanti e necessarie per l’ammodernamento e la messa in sicurezza della statale 106. Tengo a sottolineare l’attenzione al tema da parte di parlamentari come Enza Bruno Bossio e Silvia Vono, mentre invece stigmatizziamo il fatto che alla presentazione di questo rapporto abbiamo invitato 74 sindaci ma nessuno ha dato riscontro. Sarebbe auspicabile – ha concluso il presidente dell’associazione “Basta Vittime” – un focus delle istituzioni e degli enti preposti, e anche delle organizzazioni di volontariato, per definire quali sono davvero gli interventi seri e urgenti da realizzare”.