Furti auto e ricettazione: 18 misure cautelari a Cosenza

Cosenza – I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito 18 misure cautelari, disarticolando una rete di persone dedite ai furti di auto, ricettazione ed estorsione. Eseguite anche numerose perquisizioni domiciliari a carico di altre persone, indagate in stato di liberta’ per i medesimi reati. Impiegati oltre 200 carabinieri, tra cui anche militari dell’8 Nucleo elicotteri, del 14 Battaglione Calabria, del Nucleo cinofili e dello Squadrone eliportato carabinieri Cacciatori di Vibo Valentia. Le ordinanze sono state emesse dal gip presso il Tribunale di Cosenza e dal gip del Tribunale dei minorenni di Catanzaro, su richiesta delle locali Procure della Repubblica.

Dieci le persone finite in carcere e sei ai domiciliari. Nell’operazione sono coinvolti anche due minorenni, uno finito in carcere e uno destinato ad una comunita’ di recupero. In carcere sono finiti Stefania Granato, Fioravante Naccarato, Leonardo Bevilacqua, Giuseppe Marsico, Leonardo Berlingieri, Antonio Berlingieri, Francesco Berlingieri, Marco Abbruzzese, Carmine Anzillotti e Stefano Bartolomeo. Arresti domiciliari per Christopher Manzo, Cristian Abbruzzese, Matteo Anzillotti, Giulio Manzo, Antonio Bevilacqua e Andrea Cosimo Manzo.

L’operazione e’ stata denominata in codice “Scacco al cavallo”. L’indagine, condotta dal mese di novembre 2017 dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Rende – unitamente a quelli del Nucleo Investigativo di Cosenza e della Stazione Carabinieri di Montalto Uffugo – scaturisce da una seria recrudescenza del fenomeno dei furti di veicoli rilevato nell’area urbana di Cosenza e Rende e nella zona valliva di Montalto Uffugo (molti dei quali rinvenuti pochi giorni dopo la presentazione della denuncia di furto). Il gruppo criminale individuato era composto in gran parte da soggetti di etnia “rom” che, trafugati i veicoli, in particolar modo Fiat Panda, Punto, Grande Punto, 500 e Lancia Y, contattavano i proprietari chiamandoli da cabine telefoniche pubbliche, al fine di imporre loro, nell’ambito di incontri che si svolgevano nel “Villaggio degli Zingari” di Cosenza, la corresponsione di somme di denaro per la restituzione. Solo all’atto della riscossione del provento dell’estorsione, variabile da 300 a 1.500 euro, indicavano ai proprietari dei mezzi il luogo dove avrebbero potuto rinvenirli. Quando le vittime non aderivano alle richieste estorsive, provvedevano a “cannibalizzare” le autovetture, smontando e vendendo pezzi di ricambio.
Sono 52 i furti di autovetture, seguiti da altrettanti episodi di estorsione, documentanti dai carabinieri, anche raccogliendo le dichiarazioni delle vittime (48 le persone ascoltate), la maggior parte delle quali ha collaborato con i militari nell’identificazione degli autori, segno – sottolineano gli inquirenti – di fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

 

 

 

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