Sanita’: nomina all’Asp di Vibo Valentia, sei indagati

Vibo Valentia – Concorso in abuso d’ufficio per procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale. Questo il reato per il quale il pm della Procura di Vibo Valentia, Benedetta Callea, ha chiuso le indagini preliminari nei confronti dei vertici dell’Asp di Vibo e di altri tre componenti di una commissione esaminatrice.
Gli indagati sono il direttore generale dell’Asp Angela Caligiuri, 63 anni, di Savelli (Crotone); il direttore sanitario dell’Asp vibonese, Michelangelo Miceli, 64 anni, di Vibo Valentia; il direttore amministrativo dell’Asp, Elga Rizzo, 47 anni, di Catanzaro; Salvatore Barillaro,57 anni, originario di Marina di Gioiosa Ionica ma residente a Gallico; Sergio D’Ippolito,66 anni, di Crotone; Davide Matalone, 43 anni, di Mileto, gli ultimi tre componenti della commissione esaminatrice. Sono tutti accusati di aver illegittimamente conferito l’incarico di direttore del Distretto sanitario unico provinciale al medico Vincenzo Damiani, 57 anni, di Serra San Bruno, soggetto ritenuto dalla Procura incandidabile in quanto sottoposto ad un procedimento penale, nonche’ medico convenzionato con meno di dieci anni di servizio. Nell’apposita graduatoria, fra l’altro, Damiani era stato ammesso con “riserva”. La sua nomina era stata anche annullata dal giudice del Lavoro del Tribunale di Vibo.

 

Una indagine che sarebbe partita da una denuncia di deputati di cinque stelle.

“Ci auguriamo che presto emergano le responsabilità nell’Asp di Vibo Valentia per la nomina illegittima del direttore del Distretto sanitario unico dell’azienda, vicenda che in assoluta solitudine denunciammo alla magistratura”. Lo affermano, in una nota, i deputati M5s Francesco Sapia e Dalila Nesci, che siedono in commissione Sanità.  “La Procura di Vibo Valentia – proseguono i parlamentari 5stelle – sta indagando sull’episodio, come appreso dalla stampa, che rappresenta un classico, purtroppo, dell’amministrazione della sanità in Calabria. Sulla gestione delle aziende del Servizio sanitario regionale abbiamo presentato oltre 600 esposti circostanziati, a riprova della nostra attività di controllo a tutto spiano, mentre la politica tradizionale fa finta di non vedere il gravissimo livello di illegalità nell’ambito sanitario calabrese”. “Continueremo – concludono Sapia e Nesci – a mantenere alta l’attenzione sulle nomine e gli incarichi nella sanità, così come sulle carenze e necessità delle strutture, consapevoli che in Calabria il diritto alla salute è compresso dalla vecchia politica, dalla criminalità e dai colletti bianchi, che spesso operano in sodalizio”.