Usa: morto ex presidente George H.W. Bush,aveva 94 anni

Washington – E’ morto l’ex presidente americano George H.W. Bush. Aveva 94 anni.
Il repubblicano George H.W. Bush, veterano della Secondo Guerra mondale, e’ stato il 41esimo presidente degli Stati Uniti d’America, dal 1989 al 1993, ed era il padre del presidente numero 43, George W. Bush. La sua morte, a Houston, in Texas, e’ stata annunciata dai familiari in una nota. George H.W.Bush aveva perso la moglie Barbara lo scorso 17 aprile: erano sposati da 73 anni. Il Parkinson lo aveva costretto su una sedia a rotelle ma nonostante la perdita di mobilita’ aveva stupito il mondo festeggiando il suo 90esimo compleanno con un lancio dal paracadute.

“Jeb, Neil, Marvin, Doro ed io siamo tristi di annunciare che dopo 94 incredibili anni, il nostro caro padre e’ morto”, ha scritto George W. Bush in una nota diffusa dal suo portavoce, Jim McGrath. Il decesso e’ avvenuto poco dopo le 22 di venerdi’. “Era un uomo di grande carattere e il miglior padre che un figlio o una figlia possano desiderare. L’intera famiglia Bush e’ molto grata per la vita e l’amore ’41′”, prosegua la nota usando il soprannome nazionale dell’ex presidente. E’ il capostipite di una dinastia che ha superato quella dei Kennedy avendo prodotto ben due presidenti e due governatori di stati. Era alla Casa Bianca nel periodo della fine della Guerra e ha vinto la prima Guerra del Golfo, nel 1991, quando gli Usa sconfissero l’Iraq dopo l’invasione del Kuwait. Ma la sua popolarita’ e’ stata compromessa dalla grave crisi economica che gli e’ costata il secondo mandato a favore di Bill Clinton.

 

Addio a Bush senior, credeva in America dal volto umano
Aveva proposto “un’America piu’ dolce per puntare sull’uomo”, George H.W. Bush, quarantunesimo presidente degli Stati Uniti morto a Houston, in Texas, all’eta di 94 anni. Le sue prime parole da capo della nazione, nel 1989, con il leitmotiv dei “mille raggi di luce” come metafora di un Paese dove il governo non puo’ sostituire la partecipazione della gente e l’impegno di tutti – con un chiaro richiamo a John Kennedy – oggi suona come un testamento politico. Se ne e’ andato sette mesi dopo l’inseparabile moglie Barbara e due anni dopo la bruciante umiliazione del figlio Jeb da parte di Donald Trump, alle primarie repubblicane per la corsa alla Casa Bianca.
Nato a Milton, nel Massachusetts, il 12 giugno del 1924, figlio di un ricco banchiere di Wall Street e senatore del Connecticut, a 18 anni era il piu’ giovane pilota dell’aviazione americana. Il 2 settembre del 1944 il suo areo fu colpito dalla contraerea giapponese ma riusci’ a portare a termine la sua missione sganciando bombe prima di lanciarsi in mare con il paracadute. Dopo la guerra sposo’ Barbara, sua moglie per 73 anni, ad oggi il matrimonio piu’ lungo della storia presidenziale Usa. Insieme, nel 1949, si trasferirono in Texas per investire nel petrolio. “Ero innamorata, lo avrei seguito ovunque”, disse Barbara, raccontando questa drastica scelta. Hanno avuto 6 figli: George W., Jeb, Neil, Doro, Marvin e Robin, quest’ultima morta da bambina di leucemia. Prima di entrare in politica e’ diventato miliardario. E’ stato deputato dal 1966 al 1970. Richard Nixon lo nomino’ ambasciatore all’Onu nel 1971 e poi, nel pieno dello scandalo del Watergate, gli offri’ la direzione del partito repubblicano. Fu primo ambasciatore Usa in Cina, nel 1974, diventando l’anno successivo capo della Cia. E’ stato vice di Ronald Reagan per 8 anni. Nel 1992 non riusci’ ad aggiudicarsi il secondo mandato, sconfitto da Bill Clinton, e si ritiro’ dalla politica attiva. Il picco di popolarita’, George H.W. Bush lo raggiunse con la vittoriosa prima Guerra del Golfo quando venne liberato il Kuwait dall’invasione irachena. La crisi economica gli costo’ il secondo mandato perche’ fu costretto a violare la promessa elettorale sul fatto che non avrebbe aumentato le tasse. Era il piu’ vecchio presidente vivente. Un uomo sobrio ma con il vezzo dei calzini sgargianti e spiritosi. Ne aveva di tutti tipi, perfino un paio con la faccia di Bill Clinton.

Bush senior: nel Golfo la prima guerra “in diretta tv”
George Bush senior sara’ ricordato come il comandante in capo delle forze armate Usa nella guerra del Golfo, la prima in diretta tv grazie alla copertura della Cnn.
Un conflitto in cui gli Usa attaccarono l’Iraq alla guida di una coalizione composta da 35 stati formatasi sotto l’egida dell’Onu, cacciando le forze di Baghdad dal Kuwait ma senza rimuovere dal potere Saddam Hussein. Per il cambio di regime si dovra’ cosi’ attendere la seconda guerra del Golfo, con l’invasione dell’Iraq nel 2003 guidata da Bush figlio, George W., che avrebbe causato effetti destabilizzanti sulla regione.
La prima guerra del Golfo fu la reazione all’invasione del Kuwait, il 2 agosto del 1990, un’aggressione gratuita di uno Stato sovrano e pacifico che scosse l’opinione pubblica mondiale. Il 4 agosto Bush decise l’intervento militare che fu preparato meticolosamente nei sei mesi successivi mentre ne’ le sanzioni, ne’ le pressioni degli altri Paesi arabi riuscivano a indurre Saddam a ritirarsi.
L’Arabia Saudita acconsenti’ a Washington di ammassare quasi mezzo milione di soldati americani e un imponente dispositivo bellico lungo il confine iracheno, guidato dal generale Norman Schwarzkopf. La guerra inizio’ la notte del 17 gennaio 1991, con i bombardamenti dell’aviazione Usa che grazie alle nuove tecnologie furono documentati dalle tv americane in Arabia Saudita e persino da Baghdad, con le immagini del cielo solcato dai proiettili traccianti e illuminato dalle esplosioni.
L’allora consigliere di Bush, Richard Haas, la defini’ l’ultima “guerra classica”. Di certo e’ stata la prima “in diretta TV”: una guerra le cui immagini per la prima volta furono mostrate sugli schermi dei televisori di tutto il mondo con tre giornalisti della Cnn – Bernie Shaw, John Holliman, e Peter Arnett – che fecero la storia del giornalismo raccontando il conflitto in diretta dalle citta’ sotto attacco.
Nelle cinque settimane di campagna aerea, con l’aiuto degli alleati della coalizione tra cui molti Paesi arabi, furono sganciate quasi 100mila tonnellate di bombe e morirono 10mila soldati e 2-3 mila civili iracheni. Il 24 febbraio scatto’ l’offensiva terrestre che si risolse in appena 100 ore con la resa di massa delle forze irachene. Saddam ordino’ di incendiare i pozzi di petrolio del Kuwait e le colonne di fumo nero sono ancora oggi l’immagine simbolo di quel conflitto. Il 28 febbraio il presidente Bush proclamo’ un cessate il fuoco unilaterale, essendo ormai completata la liberazione del Kuwait. Si penso’ che il regime sarebbe imploso, ma le rivolte di curdi e sciiti furono soffocate nel sangue e Saddam rimase al potere altri 12 anni, fino alla guerra portata da un altro Bush.

Bush senior: sua la firma su fine della Guerra Fredda
George H. W. Bush fu l’uomo che firmo’ la fine della Guerra Fredda. Due mandati da vicepresidente al fianco di Ronald Reagan e un solo mandato presidenziale, i 12 anni di Bush Senior alla Casa Bianca furono quelli che segnarono la fine del lungo conflitto a distanza con l’Unione sovietica.
Il primo passo fu l’avvio, deciso da Reagan, delle trattative con l’Urss per la limitazione degli arsenali nucleari, lo Start che fu firmato da Bush e Gorbaciov il 31 luglio 1991 e seguito dallo Start II (che limitava i missili a testata multipla) firmato da Bush in chiusura di mandato, il 3 gennaio 1993.
La presidenza Bush prese avvio in un anno cruciale per i rapporti fra Occidente e Paesi comunisti. L’Urss era in piena crisi economica e il 15 febbraio di quell’anno completo’ il ritiro dall’Afghanistan. Il colosso sovietico stava accelerando la caduta. In primavera, ci furono elezioni libere in Cecoslovacchia e nella Germania dell’Est, sulla scia di quanto avveniva in Polonia con il movimento Solidarnosc (nel 1983 Lech Walesa fu insignito del Nobel per la Pace) che si avviava a compiere 10 anni.
Il 3-4 giugno 1989, il mondo conobbe in tv la rivolta cinese, culminata nella strage di piazza Tienanmen. E il 4 giugno 1989 moriva l’ayatollah Ruhollah Khomeini che da 10 anni guidava l’Iran tornato sotto la guida religiosa.
E sempre nell’89, l’aumento della produzione petrolifera dell’Arabia Saudita abbatte’ il prezzo del petrolio, principale fonte di ricchezza dell’Urss, Paese esportatore: per l’economia sovietica fu quasi il colpo di grazia.
Il 9 novembre 1989, con lo sccivolone in una conferenza stampa di Gunter Schabowski, ministro della Propaganda della Ddr, fu annunciata la liberta’ di circolazione e il Muro di Berlino fu varcato da decine di migliaia di persone.
La caduta del Muro (demolito definitivamente due anni dopo) fu la materializzazione della fine della contrapposizione dei blocchi.
Nel vertice di Malta del 3 dicembre 1989 Mikhail Gorbaciov e George H. W. Bush dichiararono la fine della Guerra Fredda.
Il presidente americano si trovo’ a gestire la transizione del mondo verso uno scenario completamente nuovo. In modo violento, come la cacciata e l’uccisione di Nicolae Ceausescu in Romania nel dicembre 1989, o democratico come l’elezione di Lech Walesa alla presidenza della Polonia che nel dicembre 1990 si insedio’ al posto del generale Wojciech Jaruzelski il Blocco dell’Est si sgretolo’.
Nel 1991, il giorno di Natale, l’atto finale: la bandiera rossa dell’Urss fu ammainata e sostituita dal tricolore di una Russia ora alla guida di una Confederazione degli Stati Indipendenti.