‘Ndrangheta: arresti nel Reggino, boss dava ordini dal carcere

Reggio Calabria  – Continuava ad impartire disposizioni per richiedere a proprietari terrieri, imprenditori e commercianti, il pagamento di somme di denaro e l’acquisizione di beni a titolo estorsivo benche’ fosse detenuto il boss della ‘ndrangheta Domenico Cianci, 71 anni, capo della cosca Cianci-Maio-Hanoman di San Martino di Taurianova (Rc). E’ quanto emerge dall’operazione “Quieto vivere” nel cui ambito, stamane, la Polizia ha arrestato otto persone.
Le indagini, coordinate dal Procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e dal sostituto procuratore Giulia Pantano, sono state condotte dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Taurianova all’indomani dell’inchiesta “Vecchia Guardia” che nel 2014 aveva colpito la cosca. Dopo l’arresto di Domenico Cianci, l’indagine e’ proseguita attraverso le intercettazioni dei colloqui in carcere di quest’ultimo con i suoi familiari.

I soggetti coinvolti nell’operazione “Quieto vivere” sono, per lo piu’, appartenenti allo stretto nucleo familiare del boss detenuto. Si tratta di fratelli, generi e nipoti di Cianci che, proprio a causa dello stato di detenzione del capo, avrebbero preso le redini della cosca, rispondendo, pero’, agli ordini del vecchio capo famiglia.
L’operativita’ della cosca Cianci-Maio-Hanoman e’ stata documentata in precedenti inchieste della Dda di Reggio Calabria (“Tutto in famiglia” e “Vecchia Guardia”) che hanno fotografato la spartizione del territorio di San Martino di Taurianova conteso tra due famiglie, i Cianci e gli Zappia, che si sarebbero accordate esercitando la loro influenza, imponendo estorsioni sulle operazioni immobiliari e attraverso l’antico metodo della “guardiania” sui fondi agricoli. Si tratta, sottolineano gli inquirenti di un potere mafioso esercitato in un contesto essenzialmente agricolo e pastorale.

,