Battisti: arrivo in Italia previsto per primo pomeriggio domani

Roma  – L’arrivo dell’ex leader dei Nap (Nuclei Armati Proletari), Cesare Battisti, e’ previsto presumibilmente per domani nel primo pomeriggio.
Il volo del governo italiano dovrebbe partire dalla Bolivia nella tarda serata e raggiungere Roma domani nel primo pomeriggio, dopo uno scalo tecnico. E’ quanto riferiscono fonti informate.

Battisti: Conte, rientrera’ in Italia nelle prossime ore
“Cesare Battisti rientrera’ in Italia nelle prossime ore, con un volo in partenza da Santa Cruz e diretto a Roma”. Lo scrive su Facebook il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Poco fa – spiega – ho sentito al telefono il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che ho voluto ringraziare a nome di tutto il governo italiano per l’efficace collaborazione che ha portato alla cattura di Battisti. E allo stesso modo ringrazio le autorita’ boliviane. E’ un grazie con il quale sento di interpretare anche il sentimento delle famiglie delle vittime e di tutti coloro che chiedevano fosse fatta giustizia. Siamo soddisfatti di questo risultato che il nostro Paese sta aspettando da troppi anni”, conclude Conte.

Battisti: Bonafede, in Italia da Bolivia; scontera’ l’ergastolo
Battisti tornera’ in Italia direttamente dalla Bolivia. Lo ha detto in un tweet il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. “L’ex terrorista scontera’ la pena che gli e’ stata comminata dalla giustizia italiana: l’ergastolo!”, scrive il ministro.

 

Battisti: ministro Bolivia, sara’ espulso e consegnato all’Italia
La Paz  – Cesare Battisti, l’ex terrorista condannato all’ergastolo in Italia, sara’ espulso dalla Bolivia e consegnato alle autorita’ italiane all’aeroporto di Santa Cruz. Lo ha riferito – scrive il quotidiano El Deber – il ministro Carlos Romero. “Nelle prossime ore sara’ consegnato da Interpol Bolivia alle sue controparti in Italia, il luogo di consegna sara’ l’aeroporto internazionale Viru Viru”, ha aggiunto il ministro Romero in una conferenza stampa.

Battisti: chiese asilo, possibile ricorso contro espulsione La Paz
La Paz – Cesare Battisti chiese rifugio il 21 dicembre scorso alla Commissione nazionale per i rifugiati della Bolivia (Conare); e non e’ escluso il ricorso del Difensore civico boliviano nei confronti della decisione delle autorita’ di La Paz di espellerlo e consegnarlo all’Italia.
“Fino ad oggi non e’ stato fatto un colloquio e non e’ stato apposto un rifiuto: entrambi i punti sono parti fondamentali del giusto processo nei procedimenti dei rifugiati, come previsto dalla Convenzione sullo status dei rifugiati, legge 251 del 20 giugno del 2012 e del decreto n. 1440 del 19 dicembre 2012”, si legge in una nota del Difensore civico boliviano che “esamina la possibilita’ di presentare ricorso costituzionale affinche’ Battisti possa ottenere una risposta dallo Stato boliviano alla sua richiesta di asilo”.

 

 

Battisti: la caccia e’ finita, domani in Italia
La caccia a Cesare Battisti e’ durata oltre 37 anni, ma sembra essersi chiusa una volta per tutte: la fuga infinita dell’ex leader dei Proletari armati per il comunismo , condannato in Italia all’ergastolo, e’ terminata su un marciapiedi di Santa Cruz della Sierra, in Bolivia, quando gli agenti dell’Interpol si sono avvicinati all’ex terrorista italiano e, ottenuti i suoi documenti, lo hanno arrestato senza che lui opponesse resistenza, quasi ad attenderli.
Nelle prossime ore Battisti sara’ consegnato direttamente dalla Interpol boliviana a quella italiana nell’aeroporto internazionale di Viru Viru e salira’ a bordo di un aereo inviato dalle autorita’ nazionali; il volo dovrebbe arrivare in Italia domani nel primo pomeriggio. Il premier Giuseppe Conte, che ha parlato di risultato “atteso troppi anni”, ha ringraziato il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, per “l’efficace collaborazione” e anche le autorita’ boliviane. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha aggiunto che Battisti “scontera’ la pena che gli e’ stata comminata: l’ergastolo!”. Anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha detto che “non deve uscire vivo di galera perche’ quando toglieva la vita agli innocenti non si e’ posto il problema se l’ergastolo fosse umano e disumano”.
E’ stato un team di investigatori italiani della Criminalpol, dell’antiterrorismo e del Servizio di cooperazione internazionale di polizia a rintracciare l’ex terrorista dei Pac che aveva fatto perdere le sue tracce tra novembre e dicembre scorso, dopo che era stato emesso a suo carico un nuovo mandato di arresto. L’estradizione dal Brasile era stata firmata un mese fa dal presidente brasiliano uscente, Michel Temer, che dall’1 gennaio scorso ha lasciato il posto a Bolsonaro, vincitore delle ultime elezioni presidenziali. Le cose per Battisti si erano messe male da quando alla guida del Brasile e’ arrivato quest’ultimo, che aveva annunciato gia’ in campagna elettorale l’intenzione di consegnarlo alle autorita’ italiane. A Cananea, sulla costa di San Paolo, dove risiedeva, non lo vedevano gia’ da novembre. A metterlo in allarme erano stati, tra l’altro, i continui annunci pubblici della sua imminente cattura. Gli agenti italiani erano da una settimana a Santa Cruz, la seconda citta’ boliviana, a circa 800 chilometri a est di La Paz, ed avevano circoscritto la loro attenzione su una serie di indirizzi. Quando hanno creduto di aver individuato l’ex terrorista, hanno cominciato a tenerlo sotto controllo e ad eseguire tutta una serie di verifiche tecniche (comparazioni di immagini, confronti fotografici, osservazioni dirette) per avere la certezza dell’identificazione. Una volta fugato qualsiasi dubbio, e’ scattato il fermo ad opera della polizia boliviana: Battisti e’ stato intercettato in strada e non ha opposto alcuna resistenza. C’e’ anche un video che lo ritrae pochi minuti prima del fermo, maglietta con le maniche corte, occhiali scuri, barba e baffi per camuffarsi, camminava tra i negozietti con passo spedito.

Al momento del fermo, gli hanno trovato in tasca 10 ‘boliviani’ (la moneta locale, l’Equivalente di meno di due dollari) e “puzzava d’alcool”, ha aggiunto una fonte locale. Battisti ha parlato con gli agenti in portoghese ed ha esibito il suo documento brasiliano.
“E’ stata un’indagine complessa: hanno collaborato moltissimo la Polizia boliviana che ha dato un contributo fondamentale, l’Interpol, la Polizia di prevenzione e la Digos di Milano. Ci sono accertamenti ancora in corso sulla rete di protezione di cui ha goduto. Sui dettagli non posso al momento sbilanciarmi ma posso dire che da diverso tempo il personale era li’, prima in Brasile e poi in Bolivia, e ha fatto anche attivita’ congiunte. Anche l’Aise ha contribuito alle operazioni della cattura”, ha spiegato ancora Lamberto Giannini, direttore centrale della Polizia di prevenzione parlando di fronte al Viminale.
E adesso si attende il rientro, anche se si e’ saputo che l’ex terrorista aveva chiesto rifugio il 21 dicembre scorso alla Commissione nazionale per i rifugiati della Bolivia (Conare); e non e’ escluso che il Difensore civico boliviano presenti ricorso nei confronti della decisione delle autorita’ di La Paz di espellerlo e consegnarlo all’Italia. Anche il governo brasiliano si attendeva forse un esito diverso. A meta’ pomeriggio Augusto Heleno, il capo di gabinetto di Bolsonaro ha fatto sapere che l’ex terrorista sarebbe rientrato nel Paese, fatto tappa in Brasile e poi trasferito in Italia a bordo di un aereo brasiliano.
Comunque sia, adesso, in Italia lo attendono le patrie galere, l’ergastolo secondo il governo. In Italia Battisti e’ stato condannato a due ergastoli per quattro omicidi. La Costituzione brasiliana non prevede l’ergastolo come pena e quindi l’Italia, pur di riaverlo, nell’accordo per l’estradizione raggiunto nel 2017, aveva fornito la garanzia dei trent’anni come pena massima. “In quel momento fu fatta una valutazione dall’allora ministro della Giustizia: era meglio avere Battisti e fargli scontare una pena di 30 anni, piuttosto che non averlo”, ha ricordato Bonafede. “L’unica condizione da accettare era quella dei 30 anni: e’ stata fatta questa valutazione e la lasciamo al tempo in cui e’ stata fatta”.

 

Battisti: soddisfazione bipartisan per cattura terrorista
La cattura di Cesare Battisti, l’ex terrorista di estrema sinistra condannato all’ergastolo per quattro omicidi, e’ stata accolta in Italia tra entusiasmo liberatorio da un lato e inevitabili polemiche e strumentalizzazioni politiche dall’altro.
Al centro, la sobrieta’ del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha espresso la propria “soddisfazione” e si e’ augurato che l’ex terrorista “venga prontamente consegnato alla giustizia italiana, affinche’ sconti la pena per i gravi crimini di cui si e’ macchiato in Italia e che lo stesso avvenga per tutti i latitanti fuggiti all’estero”. Il premier Giuseppe Conte si e’ detto “soddisfatto” di un risultato che “il nostro Paese sta aspettando da troppi anni”.
Per Matteo Salvini – al quale la cattura di Battisti e’ stato presentato in un tweet come un “piccolo regalo” da Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente brasiliano Jair – e’ “un successo atteso da anni”, frutto di “un positivo scenario internazionale dove l’Italia e’ tornata protagonista”. L’ex terrorista e’ “un infame” che “merita di finire i suoi giorni in galera”, “dopo che per troppo tempo si e’ goduto una vita che ha vigliaccamente tolto ad altri, coccolato dalle sinistre di mezzo mondo”, ha scritto il ministro dell’Interno (Cesare Battisti e’ stato arrestato nel Paese e con la collaborazione delle autorita’ del Paese governato da una icona della sinistra radicale, Evo Morales). Poi, i ringraziamenti reciproci tra il capo della Lega e Bolsonaro: “Congratulazioni, conta sempre su di noi”, ha twittato il capo di Stato brasiliano. “Grazie di cuore Presidente Bolsonaro!”, ha risposto sempre sul social Salvini. Mara Carfagna, vice presidente della Camera e deputata di Forza Italia, ha chiesto si indaghi sulla “rete di protezione garantita dalla sinistra internazionale”. “E’ un atto di giustizia e una bella notizia per tutto il Paese: grati alle forze dell’ordine e ai servizi dello Stato che hanno contribuito alla cattura”, ha ‘twittato’ il candidato alla segreteria del Partito democratico Maurizio Martina. Il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha ricordato che “era un criminale e un arrogante”, ma ha chiesto a Salvini “di avere lo stesso atteggiamento quando vengono picchiati i giornalisti (quelli dell’Espresso ndr). Non deve avere due pesi e due misure”. Dal canto suo Salvini ha aggiunto che e’ solo l’inizio: “Ci sono altre decine di assassini a piede libero in Europa e nel Mondo. Daremo tutte le energie possibili per riportarli nelle carceri italiane li andremo a prendere uno”. Salvini ha anche incontrato Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso dai Pac nel 1979. Nell’attentato del 16 febbraio 1979, l’ex terrorista uccise suo padre Pierluigi e feri’ lui. “Le vittime ora possono riposare in pace”, ha detto Torregiani, rimasto su una sedia a rotelle dopo quella tragedia.